Arte sacra

A Cittaducale riemergono nuovi dipinti murali nella basilica di Santa Maria di Sesto

Nuovi importanti dipinti murali riaffiorano dalle pareti della basilica di Santa Maria di Sesto a Cittaducale, grazie alla sensibilità di un gruppo di cittadini civitesi che hanno “adottato” l’edificio

Nuovi importanti dipinti murali riaffiorano dalle pareti della basilica di Santa Maria di Sesto a Cittaducale, grazie alla sensibilità di un gruppo di cittadini civitesi che hanno “adottato” l’edificio e si sono adoperati senza sosta per raccogliere i fondi necessari a coprire la prima fase di lavori. Si tratta di un intervento propedeutico al restauro e alla valorizzazione complessiva della chiesa, importante per le radici culturali del territorio. Grazie al contributo dei “mecenati” è stato dato avvio a una campagna conoscitiva preliminare sulle pareti dell’edificio al fine di individuare la possibile presenza di brani pittorici. Durante l’intervento sono stati riportati alla luce, su diverse aree delle murature della navata e del presbiterio, alcuni dipinti murali.

In particolare l’area dell’arco trionfale è risultata particolarmente ricca di decorazioni pittoriche: sul lato sinistro è emersa una “Crocifissione” con la Vergine dolente collocabile a cavallo tra Tre e Quattrocento, mentre sulla parete destra è stata evidenziata la rara rappresentazione di una “Dormitio Virginis”, che mostrerebbe alcuni caratteri stilistici del tardo Quattrocento. Lungo le pareti della navata, al di sotto di strati sovrapposti di intonaci e ridipinture, sono riemersi invece lacerti pittorici coevi alle decorazioni che risultavano già parzialmente visibili, come un “Sant’Onofrio” e una figura femminile con cartiglio.

L’intervento, commissionato della parrocchia di Santa Maria di Cittaducale, è stato realizzato dalla ditta individuale Berta Giacomantonio – Restauro e Conservazione Opere d’Arte, sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma e per la provincia di Rieti, che ha assicurato l’assoluta qualità di quanto riemerso per la storia dell’edificio e anche per la storia dell’arte del territorio.

«Ciò che è riemerso riveste un notevole interesse culturale – spiega Giuseppe Cassio, funzionario storico dell’arte della Soprintendenza – perché ci dà la possibilità di leggere almeno tre secoli di pittura in un’area, come quella di Cittaducale, fortemente influenzata in passato da una mescolanza di linguaggi e di stili penetrati grazie alla sua particolare posizione di frontiera. Vi saranno sicuramente ulteriori acquisizioni, ma occorre agire con prudenza e ponderazione nel rispetto assoluto del bene. Serve ora ampliare le superfici da descialbare perché solo quando sarà tutto aperto e leggibile si potranno fare delle valutazioni in merito alla corretta collocazione cronologica di quello che si palesa già come un palinsesto pittorico di notevole interesse, specialmente nell’abside – attualmente ricoperta dalla decorazione di primo Seicento – che potrebbe riservare altre sorprese».

Dei tanti edifici storici e religiosi di Cittaducale la basilica di Santa Maria di Sesto è la più antica. Ubicata lungo la Via Salaria, essa sorge al di sotto del centro urbano, ed era esistente già prima della fondazione della città risalente al 1308. Il sito, posto a sei miglia (ca. 9 km) da “Reate”, come testimoniato dal toponimo (“ad sextum lapidem”, cioè presso il sesto miliario), era occupato in antico da un insediamento di difficile interpretazione data l’esiguità dei rinvenimenti (tessere di mosaico da un pavimento). Poteva trattarsi di una villa, di un edificio di culto, come anche di una stazione di cambio dei cavalli (“mansio” o “mutatio”). In origine doveva essere di asservimento al monastero femminile che le fonti riportano come esistente già dal X secolo e in uso fino alla metà del 1400. La lettura stratigrafica delle diverse fasi pittoriche testimonia oggi appieno il susseguirsi di maestranze per la realizzazione dei diversi cicli decorativi; nel corso del XVI secolo, a anche a causa del terremoto del 1502, la basilica venne progressivamente abbandonata fino al 1620, anno in cui il vescovo di Cittaducale Pietro Paolo Quintavalle, ne portò a termine la ristrutturazione: sia a livello architettonico con l’ampliamento della navata (che in origine doveva probabilmente essere anticipata da un porticato), e con un maggiore sviluppo in altezza della navata stessa, che con la decorazione barocca in stucco della facciata, e infine con la sostituzione del pavimento originale, ove fu inserita l’epigrafe del 1620 che riporta l’ubicazione della basilica “in umbilico Italiae”. La monofora anticamente collocata nell’abside fu chiusa per fare spazio a nuove decorazioni pittoriche che, così come nel transetto, andarono a sostituire i dipinti murali preesistenti che risultavano probabilmente in un più avanzato stato di degrado.