23. Organo della chiesa non più esistente di Santa Maria della Misericordia

L’edificio, ancora conservato nella sua struttura (ma solo la parte inferiore), si trova in Via Terenzio Varrone 104, nell’angolo tra questa, via Pennina e Via di Mezzo. Venduta a privati e ridotta ad usi profani da oltre un secolo, ultimamente è stata una scarperia. Prima della soppressione del 1739 e del conseguente abbandono, qui aveva sede la confraternita di S. Maria della Misericordia, una delle più antiche e facoltose della città.

Qui, nella riunione del 2 giugno 1636, i confratelli del pio sodalizio, con 29 voti a favore e 2 contrari, decisero che «si facesse l’organo nella nostra chiesa con il suo ornamento e palco» e incaricarono subito i soci Pompeo Vecchiarelli e Ottaviano Foschetti di curare la realizzazione dell’opera.

Circa un mese dopo, il 5 luglio 1636, i due deputati più il priore della confraternita s’incontrano con i maestri organari Clemente Maggi di Calvi, diocesi di Narni, e Girolamo Rubei di Rieti, i quali promettono loro «conficere organum coristam et bene sonantem» e in particolare:

«In primis promettono fare uno principale di sette piedi e mezzo, cioè fare quattro canne grosse di piombo dietro alli pilastri, e la quinta canna debbia cominciare ad apparire in mostra, che si chiama Resolreut, e di farlo a tre castelli, cioè il primo castello sarano sette canne, li doi altri castelli saranno di nove canne per ciascuno, che fanno il numero di vinticinque canne di stagno fino senza mistura e lavorate con ogni polizia e diligentia et il restante di piombo.

Item fare una octava, una quintadecima, una decimanona, una vigesima seconda et una vigesima sesta et un flauto in octava et un altro in duodecima et il rossignolo di sei voci o più ad arbitrio di detti deputati.

Item fare tre mantaci grosi di stecche che abbino sette pieghe et lavorati con diligenza con li coperchi di noce.

Item detto organo sia bene et condecentemente fatto e ridotto alla voce del corista di Roma. Item che le canne siano tutte … di lunghezza e grossezza ordinaria».

Il tutto a spese degli organari. Costo complessivo dell’opera 180 scudi. La confraternita lo voleva per marzo 1637. Ma per quella data certamente non era pronto. Era però un pezzo avanti sul finire del ’37, quando la confraternita decise di preparare una degna sede allo strumento, dandone incarico a due illustri soci, il conte Adriano Canali e il sig. Bernardino Mazzetelli. I due entrano subito in trattative con i migliori ebanisti sulla piazza e il 29 dicembre 1637, Canali e Mazzetelli da una parte e Mariano Giannini, Francesco Revecci reatini e Carlo Bodot francese, abitante a Rieti, dall’altra, si abboccano in casa del conte e fissano i patti per la realizzazione della bellissima cantoria, di cui purtroppo si conserva solo il disegno con la firma dei tre ebanisti.

Doveva essere pronta, almeno l’ossatura, per la Pasqua del 1638. E probabilmente per quella data l’organo era già installato. Lo fa supporre il fatto che appena un anno dopo, il 18 luglio 1638, i confratelli, con 25 sì contro 4 no, decretano di stabilire per «salario all’organista della nostra chiesa ogni anno scudi 6». Seduta stante viene eletto a questo ruolo don Anania Acquarello (che aveva studiato cembalo a Roma e che da anni era in servizio nella cattedrale e vi resterà fino al 1646).

La cura per l’organo da parte dei confratelli era davvero ammirevole e nel 1640 sborsano 5 scudi «per la pittura delli quatri dell’organo» al valente pittore cav. Lattanzio Niccoli, che finiscono di pagare nel ‘41. Lo stesso anno, il 25 febbraio, si decide all’unanimità di fare «indorar l’organo da Ludovico Gondetti indoratore», poi, in un’assenblea plenaria successiva, scaduto il mandato di don Anania, con 65 sì viene nominato organista per un anno ser Francesco Berardi di Rieti, e infine si ordina un’ispezione «delli lavori fatti dalli falignami del palco et ornamento del nostro organo».

Il nuovo organo di Luca Neri

Nel 1644 si constata che l’organo non va più bene e si mette ai voti se rifare «novo tutto l’organo per haver cattivo sono e guasto». La proposta passa «perchè l’organo veccio a rifarlo in tutto costa alla nostra fraternita sopra 700 ducati», come annota nel verbale di seduta una mano diversa da quella del cancelliere, che però si ferma proprio quando sta per fare il nome dell’artefice a cui il nuovo strumento era stato ordinato («fu fatto prima l’organo a uno che si chiamava…»).

Il nome dell’organista però compare nel verbale di seduta del 18 maggio 1647, nel quale si legge:

«Essendo che tre anni sono la nostra confraternita desse di caparra a Luca Neri organista scudi settanta ad effetto rifacesse l’organo nella nostra chiesa et essendo state fatte tutte le diligenze possibili con detto organista acciò sodisfacesse il suo debito et non essendosene per ancora auto effetto»,

si decide d’inviare i confratelli Fabrizio Aligeri e Giuseppe Sonanti a cercare l’organista a Narni. Se non lo troveranno, si costituirà un procuratore a Roma per recuperare l’acconto versato al Neri, sospettato di fuga. Ma la questione sembra sia giunta presto a soluzione con la costruzione dell’organo da parte del Neri, con il quale si chiudono i conti verso la fine di ottobre del 1647.

Nel frattempo erano stati nominati organisti della confraternita Fausto Berardi per il 1645 e il già ricordato Fabrizio Aligeri per il 1647. Nel 1657 si tratta con maestro Mariano Giannini «per la fattura dell’ornamento del nostro organo», su cui si discuteva da tempo. Probabilmente si voleva aggiungere qualche particolare o rinnovare o ritoccare qualche dettaglio dell’ornato precedente. Nel 1668 organista in carica era don Carlo Flacchi.

Qualche anno dopo, l’estensore della visita del 1671 (quasi certamente il poeta Loreto Mattei) annota che la chiesa della Misericordia ha un organo costruito da un artigiano molto esperto («habet organum a peritissimo in arte elaboratum») e aggiunge che ogni lunedì di Quaresima, dedicato alla preghiera per le anime del purgatorio, vi era gran concorso di popolo. Durante la funzione – aggiunge – si espone il SS.mo, si cantano le litanie della Vergine e ai devoti inni sulle note dell’organo si intrecciano dolcissime poesie («spiritualibus cantionibus, modulantibus organis, dulcissima carmina miscentur»).

Tra il 1676 e la prima decade del ‘700 organista è sempre don Carlo Foschi di Rieti, che si avvale spesso come musico (cantore ed esperto) di Pietro Flacchi. Per la Quaresima dell’anno giubilare 1700, celebrata con particolare solennità, la confraternita paga scudi 4,80 «al signor Giovanni Ceccarelli … per la musica delli cinque lunedì di quaresima e ottava di Pasqua», paoli 6 a Lodovico Lelio «come alzator di mantici» e scudi 4 «al signor Carlo Foschi … come organista della nostra chiesa». Nel 1712 organista era Giuseppe Grisoni.

Nove anni dopo (1721) si decide di accomodare l’organo del Neri, che si avvicinava ormai al secolo di vita. Ma a compierlo non giunse certo in buono stato, poiché nel 1739 la confraternita della Misericordia fu soppressa, con altre sette, e i beni devoluti al Brefotrofio di Narni, sorto per volere di Clemente XII. Da quella data la confraternita si sciolse e la chiesa cominciò a soffrire l’abbandono. Alla data della soppressione (1739) si registra che nella chiesa vi era «l’orchestra con organo». E quasi cinquant’anni dopo il compilatore di un inventario della chiesa della Misericordia scrive maldestramente: «Vi è l’orgnano [sic] con suo palgo intagliato con cornici e putti, con soffitta di legno fatta a cielo di carrozza».

L’organo – possiamo credere – di Luca Neri è nominato l’ultima volta nella visita pastorale del 1827, dove l’attuario scrive che nella chiesa di S. Maria della Misericordia vi era «un organo grande in mediocre stato, con una tenda verde e suoi cordini». Da questa data se ne perdono le tracce. Sappiamo che la chiesa fu molto danneggiata dal terremoto del 1898 e in seguito profanata e venduta a privati. Può darsi che l’arredo – come ho sentito dire – sia finito in qualche chiesa ancora in uso.