Teatro

«1261 giorni di guerra»: gli studenti al Flavio si confrontano con la Grande Guerra

Emozionati, nella matinée riservata alle scuole, i ragazzi che, sulla platea del “Flavio”, osservano le immagini proiettate che riproducono foto d’epoca e ascoltano le testimonianze con cui “Quelli che con la voce” rievocano il dramma della Prima guerra mondiale

Emozionati, nella matinée riservata alle scuole, i ragazzi che, sulla platea del “Flavio”, osservano le immagini proiettate che riproducono foto d’epoca e ascoltano le testimonianze con cui  “Quelli che con la voce” rievocano il dramma della Prima guerra mondiale.

Luca Violini, Stefano Pozzovivo e Jessica Tonelli le voci che trasportano il pubblico – tanti reatini vi partecipano poi la sera – a rivivere quel “1915/1918. 1261 giorni di guerra” (così il titolo dello spettacolo), attraverso il suggestivo testo che si è avvalso della consulenza letteraria dello sceneggiatore teatrale, televisivo e cinematografico Paolo Logli.

Meritati applausi per l’intensa iniziativa culturale – patrocinata dall’assessorato alla Cultura del Comune di Rieti, con la partecipazione della Alessandro Rinaldi Foundation, del Rotary Club di Rieti ed del Lion Club Rieti Host – che ha permesso al pubblico di calarsi nel drammatico vissuto della Grande Guerra.

Il protagonista Violini prestava la voce a un anziano postino in giro per le strade di un paese durante quei terribili anni, trasportando quelle lettere che scandiscono la tragedia, che poi nelle voci degli altri due proclamatori rievocavano le sofferenze di uomini al fronte che scrivevano ai familiari, o di madri, spose, sorelle in pena per i loro congiunti in trincea…

All’animo dei giovani, cui a inizio spettacolo era stato ricordato di quei tanti giovani che cent’anni fa diedero la vita perché oggi si potesse avere «anche la libertà di scioperare e protestare», le parole commoventi di cuori straziati, esistenze familiari sconvolte, vite spezzate. Un crescendo di lutti e lacrime a cui via via lasciava il posto l’esaltazione iniziale per quella che non fu vista subito come “inutile strage” ma che poi, nel commento finale del “postino”, tale è riconosciuta, con l’auspicio che Dio finalmente possa parlare e gridare che chiunque osasse affermare che quel massacro è avvenuto in nome suo «è un grande bugiardo!».