Asili, Cgil: siamo per il pubblico, ma basta ipocrisia

La vicenda legata all’assetto ed al funzionamento dei servizi sociali del Comune di Rieti sta, giustamente, conquistando giorno dopo giorno gli onori della cronaca locale.

Giustamente, ma dal punto di vista del merito delle questioni, in maniera del tutto fuorviante. È il caso degli asili nido comunali.

La Fp Cgil è, senza se e senza ma, assertrice del fatto che la maniera migliore di erogare il servizio sia la gestione diretta da parte dell’Ente pubblico (il Comune in questo caso). Non solo per convinzioni (o scuola) sindacale, ma anche da un punto di vista strettamente economico finanziario.

Non ci affiancheremo mai alle schiere che reputano il lavoro pubblico il male assoluto e fonte di sprechi e di inefficienza. Semmai ne rivendichiamo il valore e ne recriminiamo la necessità di organizzarlo al meglio, liberandolo di “lacci” e pastoie ne che possano limitare in qualche modo l’utilità sociale.

Questo non lo pensiamo da oggi: l’abbiamo sempre sostenuto.

E guarda caso lo sostenevamo anche quando gli smemorati commentatori di oggi non si accorgevano che nel 2000 ò giù di lì, alle vincitrici di una selezione pubblica per assunzioni a tempo determinato nel ruolo di educatrici dei nidi comunali, veniva comunicato a mezzo raccomandata A/R, a firma del Dott. Enrico Tittoni, che la selezione pubblica era stata annullata avendo la giunta comunale deciso di affidare il servizio in appalto.

Da quel giorno ogni ipotesi di politica del personale, non solo riguardo gli asili nido ma anche negli altri campi di intervento nel sociale, è stata “appaltata” dall’Amministrazione comunale a società esterne, con il risultato che oggi i servizi sociali “comunali” sono gestiti in stragrande maggioranza, quando non nella totalità, da personale che comunale non è, ma è dipendente da una cooperativa sociale che ancor oggi ne sta negando l’applicazione del contratto collettivo nazionale (una sorta di capolarato, essendosi riservata l’Amminstrazione comunale persino il diritto di chiedere l’allontanamento di operatori “non graditi”, con più di qualche problema di legittimità).

Con l’altro risultato geniale che oggi questi operatori, pur guadagnando molto meno dei loro colleghi “comunali” costano alle casse del Comune di Rieti molto di più per il combinato disposto della mancata applicazione (impossibile per come è congegnato il rapporto tra coop. e Comune) dell’Iva agevolata, dell’applicazione della legge Salvi etc.

In termini di personale abbiamo calcolato che gestire gli asili nido comunali a mezzo operatori dipendenti dalla cooperativa Quadrifoglio costi tra il 30% ed il 50% in più che se gli stessi fossero stati gestiti a parità di numero ed impegno orario, da personale direttamente dipendente dal Comune di Rieti.

E mentre ci si ingegnava a bandire concorsi lampo per la “stabilizzazione dei dirigenti” come la ebbe a definire a mezzo stampa un ex assessore, non ci si è minimante preoccupati di come strutturare, in anni in cui era possibile, una politica del personale che avrebbe permesso di non precarizzare i servizi.

La Fp Cgil, insieme alle altre organizzazioni sindacali (tranne l’Ugl), è intervenuta costantemente, in questi mesi, sul tema, cercando insistentemente, su mandato dei lavoratori e delle lavoratrici, una interlocuzione con l’Amministrazione Comunale che faccia definitivamente chiarezza sull’assetto futuro degli stessi, giungendo, al termine di una assemblea, a dare una sorta di ultimatum all’amministrazione Comunale che per la verità non brilla ancora in chiarezza (perlomeno terminologica) sul tema. Entro la metà di luglio ci aspettiamo quindi di venir convocati dall’Amministrazione comunale o avvieremo, di concerto con gli operatori, le iniziative di mobilitazione necessarie.

Come e da chi saranno svolti i servizi relativi agli asili nido, all’assistenza scolastica, alla casa di riposo Manni etc. è un tema su cui vogliamo confrontarci in maniera chiara, per tutelare i servizi e per tutelare i livelli occupazionali degli operatori (privatizzati loro già quasi 15 anni or sono) coinvolti.

Riteniamo che la fretta e le urgenze economiche siano senz’altro cattive consigliere, e che lo stato dell’arte impone una riflessione aperta, approfondita e partecipata per evitare di dar luogo come in passato, a soluzioni pasticciate di cui ancora oggi, proprio nel campo dei servizi sociali, paghiamo le conseguenze in termini di ambiguità e precarietà.

Agli arguti commentatori di oggi, cui evidentemente piace chiamare in causa la Cgil (del tutto a sproposito) un invito a riflettere sul ruolo avuto nella gestione dei servizi sociali, di quanto reddito personale ne ha ricavato (a noi risultano cifre a 5 zeri (in euro) e di quanto negativamente può avere influito il suo operato, o la sua connivenza verso le scelte della Giunta Comunale, rispetto alla situazione attuale.