Festival della Comunicazione 2022

Solo la fede garantisce quella pienezza di vita

In coincidenza del Festival della Comunicazione e della Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali, il vescovo Domenico ha presieduto la Santa Messa a Cittaducale, nella Cattedrale di Santa Maria del Popolo. La celebrazione è stata trasmessa in diretta da Rai Uno

Sono tre le domande aperte dal vescovo Domenico in occasione della Santa Messa nella solennità dell’Ascensione che ha presieduto nella Cattedrale di Cittaducale in diretta Rai. La prima: «perché siamo diventati meno ribelli e più tolleranti, più spenti?», la seconda: «perché oggi siamo meno “graffiati”, ma più “feriti”?» e poi: «perché oggi siamo meno felici e più buoni?».

Per dare una prima risposta don Domenico ha avanzato il dubbio che sotto certe apparenze da «acqua cheta» si nasconda, in realtà, un ottundimento dei sensi: «Non è che a forza di saturare tutti i nostri bisogni, abbiamo finito per spegnere anche i nostri desideri?»

E poi ha notato che, «al netto del Covid e della guerra», il nostro è un tempo in cui le persone sono «sicuramente in salute e meglio curate, con un’aspettativa di vita che si allunga sempre di più», ma c’è anche tanta gente disorientata: «che è “ferita dentro”, che ha subito traumi interiori, che vive una schizofrenia tra “dentro” e “fuori”». E questo, soprattutto tra i giovani, finisce col far sembrare la terra piatta e senza orizzonte, alimentando un senso di tristezza.

Queste risposte, però, rimangono a livello di analisi, di presa d’atto di una situazione che alla radice ha forse un allontanamento da Dio, da quella forza che lo stesso Gesù annuncia con le ultime parole rivolte ai discepoli: «Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni».

Una forza, anzi, una “fortezza”, che «non ha a che fare con muscoli o sostanze dopanti», ma è quella spinta indispensabile per vivere, per abitare nella condizione umana, dove «il positivo cammina con il tragico, il nascere si accompagna al morire, il piacere al dolore».

«La forza dello Spirito – ha spiegato il vescovo – è oggi la qualità più necessaria», perché «lo Spirito di Gesù non lascia in pace, stana da comodità pigre ed isolanti, spinge a sentirsi inappagati, insoddisfatti, affamati», a capire che «non di solo pane vive l’uomo». E poi «lo Spirito di Gesù allarga il nostro mondo interiore ed orienta il nostro mondo esteriore. Perché Gesù è la “via vivente” che traccia il cammino, sottraendolo alla dispersione e alla confusione».

«È senza il cielo, senza Dio, che la vita rischia di essere piatta e senza senso», ha concluso mons Pompili: «Solo la fede garantisce quella pienezza di vita che evita di sprofondare nella disperazione».