Sognando casa vera

Sognando casa vera

Una brutta malattia colpisce le castagne nel paese. Non molto tempo fa la gente raccogliendole ancora ci viveva e ci guadagnava. Ora rimangono solo scheletri spaventosi e poche piante che si salvano. Si sta spegnendo un altro richiamo di tornare. Le case dei padri sono vuote, le strade bucate, i campi abbandonati, fioriscono solo i cimiteri.

L’ultimo nel paese spegnerà la luce e poi la foresta riprenderà il suo, se l’uomo non s’inventerà qualcosa. La pace del silenzio spacca il cielo.

I funerali vengono celebrati da noi come notte di Pasqua. Solo a San Pietro ci sarà più gente. Ma è sbagliato? Le celebrazioni attirano anche chi di domenica si alza per raccogliere i funghi. Magari alla radice ci fosse la fede nella risurrezione. E se non fosse quello, cosa c’è?

Guardando i castagneti prematuramente spogli, penso alla gente che ha lasciato le case – ma anche un po’ la fede, le radici sepolte nelle ceneri dei sogni – e se ne è andata via. Sono rimasti i pali secchi, le piante che già hanno dato tutto e ora spaventano. Le case vuote e le chiese spoglie. La questione è se le radici sono profonde.

Mentre dalla terrazza ornata dai fiori da mia madre guardo il bosco che circonda la chiesa di Santa Maria in villa, del XI secolo, penso all’Assunta, a quando le pareti non riusciranno a dare l’ospitalità a tutti che verranno.

Quella riflessione, come un sogno, l’accompagnano le rondini che si sono fatte alcuni nidi qua, uno proprio davanti a me dove siedo, bevendo il tè. Una rondine è appena apparsa. Quest’anno non valeva la pena che tornassero: l’estate è fredda. Tra non molto la loro partenza segnerà l’arrivo dell’inverno. Faranno una processione al volo, ci saluteranno con un bel inchino come al teatro Vespasiano dopo il concerto e poi andranno via, come la gente, nell’esodo iniziato negli anni settanta.

Ogni anno lo stesso spettacolo. Ma poi le rondini tornano, perché i nidi se ne stanno qui.
Siamo sicuri che le partenze verso il mondo della plastica e dei fili, delle onde e delle luci finte, sono davvero definitive?

Occorre curare le radici, senza guardare i numeri. Le presenze si moltiplicano, come fiori nel giardino di mia madre. Basta solo dare l’acqua della pazienza e il concime della presenza. Quando muoiono i paesi, la Chiesa li coltivi. Non li perda, non si ritiri e non chiuda, perché la Chiesa è come la casa paterna, una casa vera, piena delle radici che non possono semplicemente morire.