Sinodo per l'Amazzonia

Sinodo per l’Amazzonia: giovani, cambiamenti climatici e “viri probati” tra i temi della Seconda congregazione generale. Proposto “rito amazzonico cattolico”

In continuità con il Sinodo sui giovani del 2018, al Sinodo per l’Amazzonia si è riflettuto sull’importanza del protagonismo giovanile nell’ecologia integrale, con l’esempio della giovane attivista svedese Greta Thunberg e dell’iniziativa “Lo sciopero per il clima"

In continuità con il Sinodo sui giovani del 2018, al Sinodo per l’Amazzonia si è riflettuto sull’importanza del protagonismo giovanile nell’ecologia integrale, con l’esempio della giovane attivista svedese Greta Thunberg e dell’iniziativa “Lo sciopero per il clima”.

A riferirlo è Vatican News, a proposito dei contenuti della seconda Congregazione generale, svoltasi ieri pomeriggio. Più di tanti altri, i ragazzi oggi avvertono l’esigenza di stabilire una nuova relazione con il Creato, una relazione che non sia di tipo predatorio, ma che sia attenta alle sofferenze del pianeta.

Per questo, il tema ambientale – a carattere anche ecumenico ed interreligioso – va colto dalla Chiesa come una sfida in positivo, come un’esortazione a dialogare con i giovani, aiutandoli nel giusto discernimento affinché il loro impegno per la salvaguardia del Creato non sia solo uno slogan “verde e alla moda”, ma diventi davvero una questione di vita o di morte, per l’uomo e per il pianeta. Da alcuni Padri Sinodali, inoltre, si è levato l’appello a tutelare le falde acquifere dalle contaminazioni chimiche derivanti dalle produzioni multinazionali.

Le massicce attività estrattive industriali sono state citate in più interventi in aula, con particolare preoccupazione “per gli abusi, commessi da alcune imprese, che si ripercuotono con gravi conseguenze sui popoli autoctoni”.

Lo sguardo dell’Aula è andato anche alla questione climatica: è stato suggerito che si smetta di usare i combustibili fossili, soprattutto nei Paesi più industrializzati, i maggiori responsabili dell’inquinamento. In Aula si è riflettuto anche sulla necessità di superare quelle forme di colonialismo che hanno caratterizzato gran parte della missione dei secoli passati. Spazio, inoltre, alla riflessione sui riti indigeni: tra le proposte, quella di stabilire – ad experimentum e secondo il giusto discernimento teologico, liturgico e pastorale – un “rito amazzonico cattolico” per vivere e celebrare la fede in Cristo.

Quando alla questione dei “viri probati”, si tratta – si è detto in aula – di una “necessità legittima, ma che non può condizionare un ripensamento sostanziale della natura del sacerdozio e del suo rapporto con il celibato, previsto dalla Chiesa di rito latino”. Piuttosto, si è suggerita una pastorale vocazionale tra i giovani indigeni, così da favorire l’evangelizzazione anche delle zone più remote dell’Amazzonia, affinché non si creino “cattolici di prima classe” che possono accostarsi facilmente all’Eucaristia e “cattolici di seconda classe”, destinati a rimanere senza il Pane di Vita anche per due anni di seguito.

Dal Sir