Chiesa di Rieti

Sinodo, il cammino prosegue chiamando tutti alla partecipazione

La scorsa domenica, il vescovo ha incontrato l’equipe sinodale della diocesi. Un appuntamento importante per fare il punto e condividere le attese della Chiesa locale

Conoscersi per fare il punto e riprendere il filo di un’esperienza importante e ragionare sui passi da compiere per proseguire un percorso che riguarda tutti. Con questo spirito, la scorsa domenica, il vescovo ha incontrato l’equipe sinodale della diocesi. Un appuntamento importante per condividere le attese della Chiesa locale sapendo che non si parte da zero. C’è piuttosto da riagganciare gli entusiasmi suscitati all’inizio del cammino sinodale e coltivare le esperienze positive emerse, con l’idea che l’ascolto di quanto compiuto finora sia necessario per poter dare le indicazioni su come mettere a terra i “cantieri” richiesti dalla Chiesa italiana.

Non che sia tutto perfetto: il processo va avanti a più velocità e l’idea stessa del Sinodo ancora non ha permeato la consapevolezza di tanti, ci sono resistenze e l’argomento può risultare addirittura sconosciuto. Ciò nonostante, il Sinodo non è qualcosa di facoltativo, ma un impegno al quale sono chiamate tutte le componenti della Chiesa. Vanno dunque recuperate le realtà che ancora non si sono lasciate coinvolgere e va stimolata la collaborazione tra i diversi uffici. Ma va soprattutto compreso che la chiamata è a un nuovo modo di vivere l’appartenenza ecclesiale, che non intende gettare alle ortiche il passato, ma cogliere qualcosa che è specifico del tempo presente. Il quesito fondamentale al quale intende rispondere il Sinodo infatti resta sempre lo stesso: Come si realizza oggi quel “camminare insieme” che permette alla Chiesa di annunciare il Vangelo e quali passi lo Spirito ci invita a compiere per crescere come Chiesa sinodale?

Non è certo semplice capire cosa lo Spirito chiede alla Chiesa del terzo millennio, ma in questa incertezza si annida anche la bellezza dell’indagine, dei tentativi, e forse della riscoperta stessa dell’essere comunità ecclesiale. E dove si manifestano velocità differenziate occorrerà da un lato avere l’accortezza di aspettarsi e dall’altro fare lo sforzo di raggiungersi. E non sarà troppo difficile se il Sinodo aiuterà a vivere diversamente l’organizzazione ecclesiale, a superare differenze e divisioni, a ricordare il Vangelo vivo e la carità che i cristiani sono chiamati ad esprimere nella storia.

«Dobbiamo insieme fiutare il futuro», ha detto don Vito richiamandosi a papa Francesco: «Né solo il vescovo, né solo i sacerdoti, né solo i laici, né un ufficio possono fiutare da soli il desiderio di Dio sulla Chiesa e sulla storia. Il Sinodo è una chiamata alla conversione, a mettere in discussione le nostre poche certezze, a cambiare prospettiva e riposizionarci». E dove questo si fatica a realizzarlo occorre essere comprensivi, ma senza arrendersi. Perché compiuti i primi passi si potrebbe ritrovare la fiducia e speranza che sembrano essere le grandi assenti dei nostri giorni.

Foto di Rémi Walle su Unsplash