Un pressante invito a considerare la scuola cattolica come “una vera risorsa della Chiesa locale e non un fattore accessorio o una pesante incombenza gestionale”. E un appello “a ogni Chiesa locale, perché si senta interpellata dalla realtà della scuola cattolica” e promuova “iniziative utili all’incentivazione e valorizzazione della sua presenza nel territorio”. La questione incompiuta della parità.
“Un luogo credibile nel quale i cristiani sappiano costruire relazioni di vicinanza e sostegno alle giovani generazioni, rispondendo alla loro domanda di significato e di rapporti umani autentici”. È l’identikit della scuola cattolica, presidio di libertà e di “vero pluralismo”, così come emerge dalla nota pastorale della Cei su “La scuola cattolica risorsa educativa della Chiesa locale per la società intera”, diffusa oggi per “aggiornare lo sguardo della comunità ecclesiale sulla presenza della scuola cattolica nel nostro Paese”, a oltre trent’anni dall’ultimo documento in materia (“La scuola cattolica, oggi, in Italia”, 1983) e nel decennio dedicato dalla Chiesa italiana al tema dell’educazione (2010-2020). In primo piano, lo stretto rapporto tra la scuola cattolica e la comunità ecclesiale locale e la questione incompiuta della parità scolastica.
A servizio di tutti, prima di tutto dei più poveri.
La scuola cattolica, che comprende anche le scuole d’ispirazione cristiana e il sistema della formazione professionale, “costituisce un valore per tutti i cittadini e non solo per i cattolici”, si legge nella nota, in cui si ricorda che “la scuola cattolica è nata per porsi al servizio di tutti, in particolare dei più poveri e deve continuare a esercitare il suo servizio come testimonianza dell’impegno di tutta la comunità ecclesiale nella realizzazione del quotidiano compito educativo e della costante attenzione ai più deboli”, in linea con quella “opzione per gli ultimi, per quelli che la società scarta e getta via” di cui parla Papa Francesco nella Evangelii gaudium. “Le dimensioni del sistema di scuola cattolica, che coinvolge in Italia poco meno di un milione di alunni, non possono far parlare di un’esperienza accessoria o marginale”, ammoniscono i vescovi italiani, che invitano a “superare qualche diffuso pregiudizio”, come quello che la scuola cattolica sia “di parte”.
Serve “parità effettiva”.
“La parità scolastica è interesse e patrimonio di tutti i cittadini, perché il diritto a una educazione e a un’istruzione libere appartiene a ogni persona, indipendentemente dalle sue convinzioni religiose o dai suoi orientamenti culturali”. Ne sono convinti i vescovi italiani, che nella Nota precisano che la “natura pubblica” del servizio svolto dalle scuole “non risiede nello stato giuridico dell’ente gestore, statale o non statale, ma nella loro funzione a vantaggio di tutta la collettività”. Nel documento, si fa il punto sulle riforme, prima fra tutte la legge 62 del 2000 che “ha ridefinito la natura stessa delle scuole cattoliche, quasi tutte paritarie e dunque facenti parte dell’unico sistema nazionale d’istruzione”. Per la Cei, si tratta di una “conquista” e dell’attuazione del dettato costituzionale, ma “ancora incompiuto rimane il cammino verso una parità effettiva che dia reale efficacia alla libertà di scelta educativa delle famiglie”. “Fino a tanto che la legislazione italiana sulla parità non avrà ottenuto il suo completamento anche sul piano del suo finanziamento, a una parità nominale affermata non corrisponderà mai una parità nei fatti”, il grido d’allarme dei vescovi, che segnalano la chiusura di numerose scuole cattoliche, soprattutto quelle dell’infanzia, che da sole rappresentano quasi i tre quarti del totale.
Risparmio per lo Stato.
Le scuole cattoliche rappresentano “un significativo risparmio per l’amministrazione statale”, oltre che “un prezioso contributo di idee e di esperienze sul piano organizzativo, didattico e gestionale per tutto il sistema educativo nazionale”. È quanto risulta dai dati relativi ai finanziamenti statali al sistema nazionale di istruzione, contenuti in Appendice al documento. Nelle previsioni di bilancio del giugno 2013, il finanziamento totale alle scuole statali ammonta a 40.596.307.956 euro, con un costo per lo Stato in media per alunno di scuola statale di 5.246,60 euro. Per quanto riguarda la scuola paritaria, i dati del Miur certificano che il finanziamento statale totale ammonta a 498.928.558 euro, con un costo per lo Stato in media per alunno di scuola paritaria pari a 481,40 euro. Tutto ciò, a fronte di una popolazione studentesca che nell’anno scolastico 2012-2013 contava 8.943.701 alunni (tra scuola dell’infanzia, primaria, secondaria di primo grado e secondaria di secondo grado), di cui 7.737.639 delle scuole statali (pari all’86,5% del totale), 1.036.403 delle scuole paritarie (11,6%) e 702.997 delle scuole cattoliche (67,8%).
Risorsa della Chiesa locale.
“La scuola cattolica deve essere considerata una vera risorsa della Chiesa locale e non un fattore accessorio o una pesante incombenza gestionale”. Nella terza parte del documento, i vescovi rivolgono un appello “ad ogni Chiesa locale, perché si senta interpellata dalla realtà della scuola cattolica” e promuova “iniziative utili alla incentivazione e valorizzazione della sua presenza nel territorio”. “Il vescovo è il primo responsabile e la figura di riferimento obbligata”, si ricorda nel testo. Tra i suggerimenti pastorali: “Realizzare un vero progetto educativo diocesano o interdiocesano di scuola cattolica”, “stabilire tutti i più opportuni collegamenti tra le scuole cattoliche, la Caritas diocesana, la pastorale giovanile, la pastorale vocazionale e gli uffici di pastorale della salute e della famiglia per lo studio delle problematiche di carattere sociale connesse al mondo della scuola, come ad esempio il disagio familiare, l’inserimento degli alunni portatori di disabilità”.