«Il compito istituzionale della scuola è preparare il personale sia militare delle forze armate, ma spesso anche civile e non solo della difesa. Qui passano sia i militari, che si occupano di difesa, di protezione da eventuali attacchi o incidenti di tipo Chimico Biologico Radiologico e Nucleare, che personale civile come le forze di Polizia o la Croce Rossa. In questo periodo stiamo facendo formazione al 118 di Roma in vista del giubileo».
A parlare con entusiasmo della struttura militare reatina è il Generale di Brigata Giancarlo Villa, che abbiamo incontrato pochi giorni prima della cessione del Comando della scuola Nbc, al Generale di Brigata Sossio Andreottola, per andare a lavorare allo Stato Maggiore dell’Esercito.
Ed è stato subito evidente che l’ex Comandante alla città è affezionato e per la “Verdirosi” ha un particolare orgoglio: «mi dispiace molto andare via perché sono stato tre anni benissimo, sia per la realtà professionale che per la realtà locale. E la scuola è un istituto che ha un ruolo non solo a livello nazionale, ma anche internazionale. Partecipiamo a diverse attività. Giusto la settimana scorsa – sottolinea il generale – si è concluso un corso multinazionale che proprio l’anno scorso è stato certificato dalla Nato con il corso per eccellenza. Tutte le nazioni Nato per debbono compiere questo percorso addestrativo – che consiste nella raccolta e identificazione di agenti o aggressivi potenzialmente pericolosi di tipo sia chimico che biologico che radiologico – se vogliono “targare” il personale idoneo a questo tipo di attività».
E se non basta ecco un altro esempio della qualità della Scuola Nbc: «Abbiamo formato nella nostra area addestrativa di Quattrostrade, vicino l’aeroporto, gli ispettori dell’organizzazione per la proibizione delle armi chimiche che si sono visti ad esempio in Siria. È un’area unica in Europa, costruita nel 2001. Ce la stanno copiando in Olanda ma non hanno il nostro stesso know-how».
Ma la struttura della caserma in realtà è molto altro. È anche un pezzo del patrimonio culturale e artistico della città. Ma questa convivenza tra area militare e beni artistici non sempre sembra ben compreso dalla città…
In realtà apriamo al pubblico molto spesso. Paradossalmente è più fruibile il nostro chiostro di altre situazioni. Ciò detto credo che la nostra presenza in realtà abbia tutelato il patrimonio. Poi con il tempo sono arrivate anche diverse sinergie. Ad esempio con l’Archivio di Stato abbiamo organizzato diverse occasioni, abbiamo realizzato mostre e fatto visitare ad oltre 2000 persone il rifugio antiaereo, che non era mai stato aperto al pubblico. Oggi la fruibilità della struttura è maggiore anche perché in precedenza molto era da recuperare, ristrutturare, restaurare. Ad esempio il chiostro a livello strutturale è stato consolidato ed è ancora in corso il restauro delle lunette.
E in questi ultimi anni sembra che la caserma abbia cominciato a produrre una qualche disponibilità al “servizio culturale”…
Infatti: nei giorni scorsi il Comune di Rieti ha organizzato nella nostra aula magna un convegno sull’attività turistica. E poco prima abbiamo ospitato un incontro della Lega Italiana per la Lotta ai Tumori.
Chi è stato bambino negli anni di piombo ricorda le garitte della “Verdirosi” ben presidiate dai soldati. Questa permeabilità dell’area militare fa pensare anche ad un cambiamento di clima sociale. La presenza della struttura militare in città può essere letta in tanti modi…
Sì, Quello che non percepisco ancora è una adeguata comprensione della città rispetto alla nostra presenza. Anche volendo essere concreti, in una realtà oggi un po’ depressa la scuola è una fonte di reddito. Banalmente chi viene a frequentare i nostri corsi alimenta gli alberghi e i ristoranti cittadini. La struttura stessa finisce con lo spendere quasi totalmente su Rieti. Il personale attivo nella scuola è quasi tutto locale e dei dintorni o comunque vive qui. Ma non è solo un discorso economico. Si tratta di una comunque di una eccellenza della città.
Questa distrazione dipende dal fatto che i corsi sono frequentati da piccoli gruppi alla volta?
Forse sì, parliamo di corsi da 50 persone, ma nel corso di un anno corrispondono al passaggio in città di circa 2000 persone. Non sono poche. Ma in fondo una certa incomprensione è nelle cose. Per fare un parallelo, mi pare che la città apprezzi poco la scuola Nbc così come comprende poco i quattro bellissimi santuari francescani. E anche il Terminillo: a me piace moltissimo ma ho l’impressione che alcuni reatini non sappiano neppure la strada. Ma forse questa chiusura è proprio un tratto del carattere dei reatini. Da superare magari, perché valorizzare quello che c’è è un dovere.
personalmente continuo a ritenere che la cappella della Beata Colomba ed il suo magnifico affresco debbano essere restituiti alla collettività e costituire in tal modo un polo di attrazione culturale di eccezionale interesse. Non posso pensare che non vi sia un modo giuridico-burocratico perchè ciò accada ed affinchè quella che oggi è aperta al pubblico “molto spesso” (ma non credo abbastanza) sia sempre aperta a chi vorrà visitarla.