Un anno fa la multinazionale francese annunciava la chiusura dello stabilimento reatino.
Era il 16 novembre di un freddo pomeriggio quando i lavoratori della Schneider attraversarono le vie del centro storico cittadino lasciato la buio per descrivere al meglio la gravità della situazione. L’iniziativa fu promossa dalla Diocesi di Rieti. Con gli operai e i sindacati sfilarono molti cittadini comuni, altri lavoratori già in cassa integrazione e le autorità civili e religiose.
Capo chino, volti tirati, qualcuno piangeva. Ora è trascorso un anno. Trecentosessantacinque giorni contati e scontati uno ad uno da quelle stesse lavoratrici e lavoratori. E dalle loro famiglie. Promesse, lotte, parole, dubbi, incertezze, speranze che si sono rincorse, accavallate per arrivare a provare a sperare ancora. Ma è sempre più difficile.
Sperare. Per il segretario della Fiom-Cgil, Luigi D’Antonio deve esserci ancora speranza. E la chiede ad ogni singolo lavoratore, perché senza speranza è difficile anche poter lottare.
Luigi, la situazione è sempre critica. Ed un anno è volato.
Come ho detto in questi giorni, il 9 novembre abbiamo segnato un anno da quando la direzione francese di Schneider annunciò la chiusura immediata dello stabilimento reatino con la conseguente messa in mobilità di tutte le lavoratrici ed i lavoratori.
Nessuno però, sindacati e lavoratori, ha accettato passivamente la decisione.
In questo lungo e travagliato periodo abbiamo promosso tante iniziative, aperte proprio dalla fiaccolata che coinvolse tutta la città il 16 novembre del 2012. E poi c’è stata la grande manifestazione ad aprile quando con lavoratrici e lavoratori siamo andati a Parigi per fare sentire le nostre voci sotto la sede della multinazionale.
Solo per ricordare le due più importanti.
Certamente. Perché le iniziative che abbiamo promosso sono state tantissime e tutte partecipate.
Ora però inizia a farsi sentire lo scoramento.
Per questo continuo a dire a tutte le lavoratrici ed i lavoratori Schneider che devono pensare positivo. Non possiamo arrenderci ora. La vertenza é ancora aperta e sono convinto che ce la possiamo fare. È vero in quest’ultimo periodo sembra quasi ci sia solo rassegnazione. È difficile cercare di far passare un messaggio diverso visto che in molti pensano che quanto detto e fatto sino ad ora non sia servito a nulla.
E non è così?
Assolutamente no. E non penso sia giusto pensare questo perché sarebbe fare un torto a noi stessi, lavoratori per primi, visto che hanno portato avanti le loro battaglie con grandi sacrifici.
Però non è semplice lottare quando sembra che tutto ti vada contro.
Quello che cerco di spiegare è che si deve essere capaci di valorizzare al meglio tutto quello che si fa specialmente quando sembra tutto molto complicato. Credo che i lavoratori non debbano rimproverarsi nulla, hanno fatto tutto quello che era possibile in una vertenza così complessa e che vede dall’altra parte un colosso come la Schneider.
Però ogni giorno le cose si fanno più difficili.
Per molti è difficile infatti convivere con tale incertezza anche perché è molto più bello avere subito una soluzione e per di più positiva, ma questo ad oggi non è purtroppo possibile.
Però, come diceva qualcuno anche la pazienza ha un limite.
Non dobbiamo dimenticare che le multinazionali, rispetto ai lavoratori, hanno tempo e denaro per raggiungere i loro obiettivi, quello che purtroppo non abbiamo noi lavoratori ed è per questo che bisogna armarsi di tanta pazienza. La cosa certa è che la partita non è ancora finita e dobbiamo giocare fino alla fine, magari arrivando anche ai rigori. E lì, oltre alla testa, metterci anche il cuore.
Nonostante tutto?
Io ci credo e sono convinto che se continueremo con la nostra determinazione e soprattutto sapremo essere uniti, come abbiamo dimostrato di saper fare sino ad oggi, riusciremo a dare una svolta positiva a questa vertenza. Da qui la mia richiesta a lavoratrici e lavoratori di crederci di più perché uniti ce la possiamo fare.
E il 16 novembre di un anno dopo sarete ancora a sfilare.
Sabato 16 novembre alle 10.30 ci ritroveremo davanti al Palazzo della Prefettura con lavoratrici e lavoratori per rinnovare la protesta contro la chiusura della Schneider e per portare avanti le nostre istanze. Con noi ci saranno anche i lavoratori di tutte le altre fabbriche perché la protesta e la richiesta di un futuro migliori siano un punto comune per tutti.
Mi sembra doveroso puntualizzare che è molto difficile pensare in positivo visti i risultati negativi ottenuti da tutte le vertenze combattute e che si continuano a combattere qui a Rieti… in ogni caso la speranza è l’ultima a morire e i lavoratori della Schneider sono sì scoraggiati, ma la maggioranza di loro, di noi, è fermamente convinta a vendere cara “la pelle dell’orso”.
I sindacati stanno lavorando alacremente in questo senso, ma forse certe volte ci sarebbe il bisogno di cambiare schemi prefissati che in passato non hanno dato i risultati sperati, sì, ci sono state tante iniziative, iniziative che sono partite da quella maggioranza di lavoratori che non si sente sconfitta e ancora ha voglia di lottare.
Sono mesi che chiediamo a gran voce di mettere insieme i lavoratori di tutto il territorio, la battaglia non può soltanto essere combattuta fabbrica per fabbrica, il fronte deve essere esteso alla città, alla provincia, devono combattere i commercianti per non perdere altri clienti, devono combattere le aziende che ancora riescono a “galleggiare” in questa profonda crisi.
Ancora non si riesce a rendere viva la concezione in questa città che ogni fabbrica, ogni azienda, ogni negozio che chiude si porta dietro altre fabbriche, altre aziende, altri negozi… è questo il momento della solidarietà se si vuole sopravvivere!