Ritel: peggio di così è quasi impossibile

È ancora d’obbligo il condizionale quando si parla della vicenda Ritel e dei lavoratori che sono ancora appesi ad un futuro che ad oggi non può essere scritto. O meglio, potrebbe esserlo se solo si arrivasse alla quadratura del cerchio.

Per ora rimangono le parole, i progetti ed un Piano Industriale tutto da decidere e confermare. Di certo c’è l’esposto che lavoratori e sindacati hanno presentato in procura per accertare le responsabilità di chi ha permesso il fallimento di un’azienda che in pochi anni, è passata da un fatturato di milioni di euro a zero. E il 24 aprile in procura c’erano tutti: lavoratori e sindacati uniti dalla stessa volontà di arrivare ad una soluzione.

«Questo esposto – ha detto Giuseppe Ricci, segretario generale della Fim Cisl – non migliorerà certo la situazione attuale dei lavoratori, ma almeno speriamo di sapere chi ha avuto responsabilità nel declino dell’azienda che ha poi portato alla storia di oggi».

Prima di consegnare il documento in procura si è tenuto un nuovo incontro a Palazzo Dosi dove i sindacati hanno relazionato su quanto discusso al Ministero dello Sviluppo Economico nella giornata del 23 aprile.

«Al termine del tavolo romano – ha spiegato Luigi D’Antonio, segretario generale Fiom-Cgil – non c’è stato nulla di scritto, ma solo parole. Tutto è stato rinviato al prossimo 7 maggio quando ci ritroveremo proprio a Rieti, anche alla presenza di Gianpiero Castano (segue la vertenza per il Governo ndr) e delle parti produttive per decidere sul futuro della Ritel e dei suoi lavoratori».

Per ora quindi ancora parole anche se sembra che qualcosa si stia muovendo. Molto lentamente. Tre le aziende che sarebbero interessate a Ritel (Bitipi, Elco e Mezzanotte) che dovrebbero poi impegnarsi in diversi settori produttivi e costituire una nuova compagnia. Ruolo importante in questo contesto, anzi fondamentale, sarà quello di Finmeccanica che, proprio durante l’incontro al Ministero, avrebbe assicurato commesse iniziali che dovrebbero far ripartire il ciclo produttivo. Impegno, quello di Finmeccanica, che sarebbe comunque triennale perché poi dovranno essere le nuove aziende a rilanciare la produzione. La notizia confortante è che tutti sarebbero d’accordo nell’utilizzo del sito già esistente.

Accanto a questa proposta ci sarebbe anche quella di Elemaster, per altro presentata proprio il 23 aprile a Roma, con un Piano che per ora rimane però solo sulla carta. La “presentazione” di questo e dell’altro Piano ci sarà probabilmente proprio il prossimo 7 maggio. Quello che fa storcere, giustamente, la bocca a sindacati, ma soprattutto ai lavoratori è invece il tema legato ai numeri di chi dovrebbe essere impiegato nel nuovo ciclo lavorativo visto che ad oggi si parla di numeri che oscillano tra le centodieci e le centoventi unità.

Raggio di sole? Spiraglio? Barlume? Fievole luce? Nessuno può saperlo e forse nemmeno immaginarlo. Quello della Ritel per molti era un futuro già segnato da tempo. E chi lo pensava o lo pensa, forse non può essere accusato di pessimismo. Le cose però, almeno stando a quanto emerso nell’ultimo incontro a Roma, potrebbero cambiare. In meglio? In peggio? Peggio di così è quasi impossibile. In meglio ad oggi è difficile crederci. Però mai dire mai. E così i lavoratori guardano avanti senza enfasi, senza sperare troppo, ma decisi a riprendersi quel diritto al lavoro ed alla dignità che troppi anni di parole gli hanno strappato.