Siamo alle solite, Calimero. Così recitava un vecchio spot ai tempi di Carosello. Calza a pennello questo refrain per le vicende che anche in questi primi torridi giorni dell’estate 2020 stanno scuotendo il governo Conte 2.
In particolare mi riferisco all’utilizzo del Mes. Nel concreto si tratta di prendere a prestito 36 miliardi di euro che l’Unione europea metterebbe a disposizione per fare fronte alla riforma sanitaria. Diciamocelo con franchezza: noi tutti eravamo convinti di vivere in un Paese che aveva a disposizione una delle migliori sanità del mondo. L’irrompere del Coronavirus ha messo a nudo, in modo impietoso, i guasti prodotti da dieci anni di inesorabili tagli. Pochi i reparti di terapia intensiva e strumenti obsoleti in dotazione a medici e paramedici che spesso si sono trovati a lavorare a mani nude. Tutti ne abbiamo visti gli esiti.
Adesso è il momento di invertire la tendenza e di rimettere in azione subito un rinnovamento non rinviabile. L’Europa, tanto vilipesa, ci darebbe una mano anche con il Mes. Riporto qui un passaggio su questo meccanismo tratto da quanto pubblicato una settimana fa dopo un incontro tenuto dal noto economista, Carlo Cottarelli: “Io lo prenderei. Servirà per finanziare le spese sanitarie e ci farà risparmiare 500 milioni di interessi che sono una cifra modesta, ma pur sempre 10 volte il risparmio dovuto alla riduzione del numero dei parlamentari per il quale occorre una modifica alla Costituzione”.
E il ministro dell’Economia Gualtieri nei giorni scorsi ha fatto notare che in dieci anni i risparmi in termini di interessi sarebbero di cinque miliardi. Mica bruscolini, possiamo aggiungere noi. Prima di liquidarli, un po’ per pregiudizio e un po’ per posizioni assunte in passato, i dispositivi continentali andrebbero sviscerati con oggettività. Ora il vento, dalle parti delle istituzioni europee, pare cambiato e migliore. Toccherebbe a noi prendere coraggio e iniziare a muoverci con serietà e rigore. Questo nostro Paese ha estremo bisogno di investimenti per rimettere in moto alcuni ingranaggi che si sono inceppati durante il lockdown.
Un’ultima annotazione riguarda la app Immuni. Presentata come grande novità, e in effetti lo è, è stata svuotata di significato perché resa facoltativa. Incredibile. Abbiamo bisogno di tracciare i possibili contagiati. Ci studiamo sopra, investiamo e poi ci fermiamo davanti ai soliti cavilli. Siamo alle solite. Si fa e si disfa, gettando al vento risorse importanti e possibilità di essere anche migliori, più all’avanguardia. Invece ci piacciono i bizantinismi, le formule in burocratese, gli arzigogoli (e anche le scaramucce quotidiane tra alleati di governo) come gli infiniti protocolli di questi mesi ci hanno mostrato quasi ogni giorno.
Francesco Zanotti direttore “Il Corriere Cesenate” (Cesena)