Come siamo disperati! Ecco cosa ci viene da pensare in questi giorni. La città rassomiglia ad un treno bloccato su di un binario morto. Siamo presi dallo sgomento, quindi pronti ad attaccarci a tutto.
Nel mezzo della carestia intellettuale e progettuale che ci ha investito, il massimo delle nostre speranze sembra essere rappresentato da un gigantesco supermercato. E la democrazia cui possiamo aspirare è la raccolta di firme per farlo realizzare.
Poveri noi! E povere anche le nostre élite decadenti: i poeti quasi non ne cantano più le lodi. Stanno affrettandosi a cambiare corte. Ci sono nuovi altari presso cui pregare, piatire protezione, guadagnare favori. Ci sono nuovi santi cui votarsi. Ma bisogna fare in fretta: è gente che non può aspettare. E certe opportunità vanno colte al volo.
Saranno questi nuovi condottieri a garantirci crescita e sviluppo. Ovvero prezzi più bassi e una straordinaria abbondanza nell’offerta. Avremo finalmente anche noi una degna cattedrale per la religione dei consumi. Sarà un ipermagazzino a restituirci la dignità che compete ad una città del terzo millennio.
O no?