Rieti, San Domenico e la libertà di informazione

A sfogliare i giornali di carta e quelli on-line non se ne saprebbe nulla. Eppure c’è chi giura di aver sentito tamburi battere e trombe squillare lo scorso sabato. Altre persone, meglio informate, dicono che Rieti sia stata attraversata in lungo e in largo da un corteo di qualche centinaio di persone in abiti medievali.

Ce n’era addirittura uno vestito da Papa! E poi da cardinali, da religiosi, da nobili e da popolani. Ed in mezzo, sempre vestiti a tema, musicisti e sbandieratori. Alcuni, con la passione per i numeri, sostengono che il serpentone fosse composto da almeno 250 reatini. E non erano soli: pare ci fossero anche nutrite delegazioni umbre e abruzzesi.

Non può essere vero, ci siamo detti. Quasi 500 (cinquecento!) persone in costume sono passate e ripassate in piazza a tempo di tamburo e suonando la squilla e i giornali non ne parlano? Impossibile.

Però, provando ad indagare, abbiamo trovato decine di testimoni: i fatti sono realmente accaduti. In città si è svolta la Rievocazione Storica della Canonizzazione di Domenico di Guzman.

Il fatto, risalente al 1234, è riproposto a Rieti da ormai sei anni dal Consorzio Reate Antiqua Civitas. E questa edizione è stata particolarmente intensa. Durante la messa in scena, la chiesa di San Domenico si è completamente riempita. E giustamente: lo spettacolo era di qualità. Bravi gli attori e ben curate la regia e scena. Musicisti di livello europeo hanno suonato il repertorio medievale. Hanno fatto a turno con il coro e con il suono profondo dell’organo Dom Bedos.

Ma si sa come vanno queste cose: la cultura è un’altra cosa. La fanno i libri di cucina e gli show cooking di importazione. La storia, il teatro, la partecipazione diretta di un bel pezzo di città ad un evento prodotto in grande, ma senza un centesimo dalle casse pubbliche, non contano, non fanno notizia. Sono la solita, marginale, sottocultura.

Giustamente i cronisti e i fotografi più accreditati si sono dedicati alle piante e i salami piccanti della Fiera Campionaria Mondiale del Peperoncino. Cose importanti, che ben si accoppiano con la politica inconcludente, gli ambasciatori di non so dove e la pseudo scienza al servizio delle solite vecchie volpi. La chiamano libertà di informazione.