Rieti, Grillo e la “Compagnia degli Onesti”

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Piaccia o non piaccia, il Movimento 5 Stelle è la novità più rilevante dell’ultimo periodo. Negli scenari disegnati dai media alla creatura di Grillo e Casaleggio sembra toccare il ruolo dell’ago della bilancia. Ma è davvero così?

Provinciali come siamo, proviamo a guardare le cose dal nostro piccolo punto di osservazione. Anche a Rieti il M5S ha avuto un successo mica da ridere. Ha incamerato quasi un terzo dei voti. Si tratta di un grande consenso, ma verso chi e verso cosa è andato?

Al momento lo uno scenario appare confuso. La sensazione più diffusa, probabilmente, è lo spaesamento. Insieme si avverte una forte attesa di cambiamento, si aspetta quasi che accada qualcosa. Ma non si capisce bene cosa. Ancora non si riesce a cogliere i tratti del nuovo che avanza.

Per rimanere sul sicuro si può affermare che con le elezioni abbia preso forma una forte contestazione della classe dirigente. Occorre però aggiungere che forse il fenomeno è un po’ diverso da quel che sembra a prima vista.

Si può credere che la “vecchia politica” sia alla corda perché i cittadini non sopportano più la corruzione, le clientele e le ruberie. Ma non sarà che un certo moralismo sta comodamente cavalcando il tramonto del regime dei santi protettori?

Ci sbaglieremo, ma forse il sistema clientelare non sta morendo a causa del disgusto dell’opinione pubblica, ma per una crisi tutta sua, perché è arrivato al capolinea. La piccola fiammiferaia ha bruciato l’ultimo zolfanello, ecco il guaio.

La cosa ci riguarda da vicino perché fin’ora in città molto si è retto sulle clientele. I signorotti della politica hanno difeso i loro feudi elettorali organizzando feste secolari e finanziando sagre paesane. Assessori e consiglieri hanno dispensato favori pelosi e posti di lavoro. In tanti si sono goduti l’indotto di queste mangiatoie, ed in cambio i volponi di turno si sono fatti gli affari loro.

Oggi questo sistema corrotto sembra non funzionare più. Persino i più forti tra i notabili di ieri sembrano ridotti ad una sostanziale marginalità. Chi resiste, semplicemente pensa per sé e, se riesce, cinicamente fa carriera.

Ma in città cosa rimane del banchetto? Consumati gli ultimi bocconi, sul tavolo sembra ci siano solo gli avanzi. Il nucleo industriale, ad esempio, è finito in frantumi. Ci sono, è vero, le eccellenze. Non tutto è da buttare. Ma una buona volta dovremo pure ammettere che chi ce la fa, riesce da solo, per meriti suoi. Di condizioni strutturali per andare avanti non se ne vede nemmeno l’ombra.

Qualcuno parla di rilanciare l’economia attraverso il turismo e l’artigianato. Sono buone cose. È utile pure l’eccellenza alimentare, con la solita tirata sui prodotti tipici. Ma queste cose bastano? Davvero si può far fronte in questo modo alle migliaia di posti di lavoro andati in fumo?

L’artigiano che produce valore aggiunto, qualità della vita e bellezza va benissimo, ma forse occorre ritornare a pensare all’occupazione come un problema di massa, a ragionare su soluzioni collettive.

E proprio in questo si coglie la crisi delle classi dirigenti. Dove sono finiti i centri studi, le riviste, gli intellettuali capaci delle analisi necessarie ad affrontare i problemi? Saranno stati abbandonati al loro destino perché il sistema clientelare, con la spesa pubblica fuori di ogni controllo, rendeva prima e meglio?

Le ultime elezioni racconteranno pure il bisogno di fare un passo avanti rispetto a questo disastro, ma occorre fare attenzione a non farlo verso il baratro. L’attuale vuoto della politica pare destinato a riempirsi di uno strano mix di risentimenti, ambientalismo e utopie tecnocratiche. Si sta facendo avanti una sorta di compagnia degli onesti, ma forse è troppo poco per dare vita ad una società nuova.

Di conseguenza ci troviamo in una specie di stallo, di sospensione. Ci sono tante buone intenzioni, ma di quelle – si sa – è lastricata la strada dell’inferno. Piuttosto per prendere una direzione ci vorrebbe un’idea della storia, un minimo di ideologia. In fondo non è a forza di partiti liquidi e movimenti fluidi che siamo finiti in una palude?

Per contrastare la solida, consapevole, determinata volontà delle forze che oggi governano i contesti locali e globali occorrerebbe essere altrettanto intelligenti, preparati, strutturati. Diversamente il cambiamento sperato potrebbe non riuscire o potrebbe addirittura rivelarsi qualcosa di spiacevole.

2 thoughts on “Rieti, Grillo e la “Compagnia degli Onesti””

  1. Gianfranco Paris

    Mi sarei aspettato una conclusione più concreta, e soprattutto con chi l’autore pensa di far fronte alla situazione? Con quali uomini? Non si può rimanere nel vago.
    E’ vero, a Rieti non sembra che il successo di Grillo abbia indicato una nuova classe dirigente, ma gli altri dove sono? Chi sono?
    Se è vero che fino ad oggi coloro che si sono occupati della politica hanno vissuto di rendita su posizioni di potere e di sottogoverno, è necessario ricominciare da capo.
    Alle ultime elezioni amministrative Rieti Virtuosa ha cercato di far emergere volti nuovi, ma non c’è riuscita.
    Quella è però la strada da seguire.

    1. David Fabrizi

      Non è che se gli uomini e le donne per una nuova classe dirigente non ci sono o non si intravedono si può dare la colpa a chi ne prende atto.

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