Con l’incontro di lunedì 8 aprile presso l’auditorium Varrone, che vedrà la presenza di Nando Pagnoncelli, prenderà il via in forma ufficiale il laboratorio RiData, già da qualche mese in gestazione presso le sale del palazzo vescovile.
Il laboratorio vede riuniti attorno allo stesso tavolo una pluralità di soggetti disposti ad agire in sinergia mettendosi al servizio della società civile, degli uomini e delle donne che vivono il nostro territorio con i propri sogni, progetti e speranza, le inevitabili delusioni, fallimenti e rimpianti.
Il desiderio di futuro e di riscatto, l’imperativo di passare dalle parole ai fatti, la necessità di guadare il fiume per lasciarsi alle spalle la sponda delle impressioni lamentose e rassegnate per approdare a quella della laboriosità realistica e pur sognante, la voglia di operare con i piedi per terra e lo sguardo sempre oltre, vede riuniti a cogliere la sfida da una parte la Chiesa di Rieti col il suo vescovo, la Caritas nelle sue varie articolazioni, la scuola teologica diocesana e dall’altra associazioni e organizzazioni laiche e confessionali, per raccogliere, elaborare, condividere dati che possano diventare la piattaforma comune e reale sulla quale tutti, dai comuni cittadini, alle istituzioni, dai professionisti dei mass media, agli operatori pastorali, possono confrontarsi, progettare ed agire per dare futuro e speranza alla città dell’uomo.
Ma di cosa si tratta in definitiva? Cerchiamo di capirne di più analizzando il titolo dato a questa proposta dinnanzi alla quale non sarà possibile non prendere posizione.
RiData: Rieti e i suoi dati
L’iniziativa anzitutto vuole essere uno sguardo su Rieti attraverso i dati. Dunque si parte da elementi certi e concreti, una piattaforma solida e inequivocabile.
La rilevazione dei dati però non è e non vuole essere un esercizio asettico, un gioco puramente statistico. Avere a che fare con i dati significa osservare e osservare conduce ad accorgersi. Uno dei problemi del nostro tempo e di noi che lo viviamo è quello di camminare senza osservare nè tanto meno accorgersi di ciò che ci sta intorno. Il nostro piccolo mondo personale ci risucchia e ci fa evadere dalla realtà. «Non ho visto», «Non lo sapevo», «Non me ne sono accorto», «Mi è sfuggito», è la litania dell’uomo moderno sempre pronto ad autoassolversi passando oltre come il sacerdote e il levita della nota parabola del buon Samaritano.
Osservare i dati non è solo perizia di un esperto in statistica, è atteggiamento tipicamente evangelico: ce lo ricorda lo sguardo attento della madre di Gesù sulla reale situazione del banchetto nuziale di Cana. Osservare i dati ci toglie l’alibi della sindrome da distrazione acuta, ci offre la possibilità di uno sguardo nuovo, di occhi in grado di accorgersi, di diventare consapevoli e dunque di prendere posizione. Ci troviamo di fronte ad un bivio: andare oltre o fermarsi, far finta di niente o lasciarsi coinvolgere, allungare il passo e scrollare le spalle o prendersi cura.
RiData: Rieti e l’economia del dono
I dati raccolti e rielaborati necessitano di essere messi in circolo, dati, offerti, restituiti alla riflessione e al dibattito collettivo. Saranno gli “incontri di cittadinanza” il luogo privilegiato del pensare, valutare, progettare insieme, in vista di un agire concorde. Il dato, inteso qui come participio passato del verbo dare, si trasforma in dono. Nel momento in cui un dato di fatto diviene occasione di dibattito, scuote le coscienze, mette in movimento intelligenze e passioni, scuote dal torpore, spinge a scendere in strada, converte gli osservatori in protagonisti, allora il dato di fatto diviene un dono. È il dono prezioso che ciascuno dovrebbe essere in grado di far fruttificare, è dono di sé che il dato ha messo in movimento.
La nostra comunità civile ed ecclesiale ha la necessità di riscoprire lo statuto di dono di ogni realtà. Tutto è dono: l’universo, la nostra madre terra «cum tutte le sue creature», la vita, l’amore, le relazioni reciproche, l’intelligenza, le risorse personali, la passione, la creatività, i sogni. Ogni dono è dato per essere donato. Nel momento in cui qualcuno tiene per sé il dono ricevuto e ne prende possesso, lo mortifica, lo uccide, gli impedisce di essere una realtà RiData. Il flusso vitale che mantiene viva l’umanità si arresta, il fiume d’acqua che «sgorga dal tempio» si prosciuga e la sterilità prende il sopravvento. Scoprirsi doni gli uni per gli altri invece che avversari o potenziali usurpatori, o concorrenti o addirittura nemici, è ciò che rende le nostre città, citta della gioia. Di fatto ogni dono porta con sé pienezza di gioia, fecondità, riconoscimento e riconoscenza, perfetta letizia pur tra le difficoltà e non ci sono più ostacoli ma opportunità. Pensare solo a sé intristisce e rinsecchisce, isola e fa ristagnare una umanità che invece l’economia del dono tiene in continuo movimento, in necessaria trasformazione, in sorprendente novità, in sbalorditiva fecondità.
RiData: Rieti e il suo momento opportuno
Data non è solo un dato di fatto, non solo un dono opportuno e necessario, ma anche un punto preciso e nevralgico del calendario.
Il tempo si sa, scorre inesorabile, e spesso inutile. Un tempo vuoto, inconsistente, un tempo che passa senza portare nulla con sé, è uno dei drammi peggiori dell’umanità. Un tempo che non si fa storia, progresso, crescita e un tempo che invecchia, ma non fa maturare, è un tempo che ingoia per nutrire se stesso e non alimentare nessuno. Ma ogni tempo, anche il più insignificante può essere trasformato, può diventare una data attesa, propizia, opportuna. Il tempo che scorre può diventare Kairòs, tempo di svolta. Credo che il tempo che Rieti sta vivendo è un tempo significativo, occasione da non lasciarsi sfuggire, opportunità da non perdere. È sorto il sole su una data da lungo attesa, una data di riscatto, un momento storico. Questa RiData non può passare inosservata, è il nostro giorno, un giorno che potrebbe mettere in movimento un tempo nuovo, un tempo da non “ammazzare” come in genere fanno i pigri e i pavidi, ma da cogliere al volo come sanno fare gli uomini laboriosi e “spregiudicati” quanto basta.
Qualcuno potrebbe domandarsi: «Che ci sta a fare la scuola teologica, al tavolo di questo interessante laboratorio di cittadinanza, che ruolo potrà mai avere e che contributo potrà offrire?». Bella domanda! Ci torneremo sopra a breve.