Politica

Referendum senza quorum: affluenza finale attorno al 20%

Le previsioni sono state rispettate. Si rivela un clamoroso fallimento la consultazione referendaria basata sui 5 quesiti sui temi della giustizia

Le previsioni sono state rispettate. Si rivela un clamoroso fallimento la consultazione referendaria basata sui 5 quesiti sui temi della giustizia voluti dalla Lega e dai radicali: dopo una giornata segnata sin dal primo mattino da livelli molto bassi l’affluenza finale, secondo le stime, è attorno al 20%, la più bassa di tutta la storia referendaria; alle ore 19, stando alla rilevazione del ministero dell’Interno, aveva votato appena il 14,51% degli elettori. Alle ore 12, secondo i dati peraltro comunicati dal Viminale con ritardo, l’affluenza era stata del 6,78%. Non ha funzionato nemmeno il traino dell’election day, con l’accorpamento con le elezioni amministrative in 971 Comuni, segnate anch’esse da un’affluenza non elevata: alle 19 era subito sotto il 40% (39,8), in calo di quasi 4 punti rispetto alle comunali di 5 anni fa. Delle comunali sono stati diffusi gli exit poll del consorzio Opinio per la Rai: vincerebbero già al primo turno Marco Bucci (centrodestra) a Genova con una forchetta del 51-55% contro il 36-40% di Ariel Dello Strologo (centrosinistra) e anche Roberto Lagalla, sempre di centrodestra, a Palermo col 43/47% (secondo la legge regionale basta per diventare sindaco) surclassando il candidato di centrosinistra Franco Miceli, fermo al 27-31%. Quest’ultimo dato sarebbe un segnale in direzione dell’utilità dell’unità per Berlusconi, Meloni e Salvini, che nel capoluogo siculo avevano vissuto invece una campagna litigiosa con l’occhio già proiettato alle prossime Regionali sull’isola, e anche uno scoglio per il destino dell’alleanza Pd-M5s, pronti a indicare con le primarie un candidato unico per le regionali.

In testa sono anche Pierluigi Biondi (centrodestra) a L’Aquila, Valerio Donato (Fi-Lega) a Catanzaro, l’ex calciatore Damiano Tommasi a Verona col 37-41%, chiamato però ora a un impegnativo ballottaggio contro Federico Sboarina o Flavio Tosi, entrambi accreditati di valori fra il 27 e il 31%, e Michele Guerra (Pd + Effetto Parma, la lista dell’ex sindaco Pizzarotti) a Parma.

Sui referendum, per i quali c’è da registrare comunque la vittoria dei Sì (pur priva di validità per il fallito quorum), hanno pesato il disinteresse e la disaffezione dei cittadini per l’istituto referendario, per i quali dal 1995 (con l’unica eccezione dei 4 quesiti del 2011, fra i quali uno sul nucleare) è diventata una costante il mancato raggiungimento del quorum, ovvero della metà più uno degli elettori che vanno ai seggi che è la condizione richiesta per la validità dell’esito. Siamo abissalmente lontani dalle prime consultazioni, con lo storico 87,7% registrato nel 1974 dal referendum sul divorzio. Resta poi da valutare l’effetto della giornata scelta, un 12 giugno già di piena estate, che evidentemente ha allontanato dalle urne diversi potenziali elettori. D’altronde anche in Francia, nelle parallele elezioni legislative di questa domenica, i dati parlano di un’affluenza ai minimi storici nonostante la partita in palio.

Arriva così al capolinea la macchina messa in moto oltre un anno fa, quando furono depositati i quesiti (in tutto erano otto all’inizio) alla Cassazione dando il via alla raccolta delle firme durante l’estate 2021, raccolta peraltro superata poi dall’iniziativa di 6 Consigli regionali di centrodestra che si sono intestati la paternità formale dei referendum, seguendo un’altra strada prevista dalla Costituzione. La giornata è stata resa difficile anche da altra fattori. All’apertura dei seggi sono proseguiti, come già il giorno prima, forti disagi a Palermo, dove ha votato anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: mancavano circa 50 presidenti e sono stati segnalati casi nei quali i seggi sono stati aperti ben oltre le 7 di mattina, rimandando a casa gli elettori più mattinieri. Per questo motivo Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, ha chiesto l’intervento del Viminale e dell’esercito e Matteo Salvini, segretario della Lega, ha parlato di «furto di democrazia». Mentre il partito si è appellato al Quirinale per chiedere «l’allungamento dell’orario di voto». Ma il ministero dell’Interno ha replicato che le operazioni di voto, nel corso della giornata, si sono normalizzate, arrivando in alcuni casi ad accorpare i seggi chiusi ad altri attivi, e che ci si limiterà a prolungare le operazioni dopo le 23 per quanti si troveranno già all’interno delle sezioni. Nel capoluogo siciliano, dove si vota anche per il sindaco, ulteriori problemi sono creati peraltro dall’intasamento cittadino per la molto attesa partita serale di calcio valida per lo spareggio per la serie B, per la quale erano attese allo stadio circa 35mila persone.

Da segnalare che per il referendum in mattinata ha votato a Milano anche Silvio Berlusconi, che ha rotto il silenzio elettorale proprio sui quesiti attaccando con toni duri i giudici per i casi, proprio negli ultimi giorni di campagna elettorale a Palermo, di arresto di due candidati consiglieri di centrodestra, uno di Forza Italia e l’altro di Fdi: «Questi arresti a ridosso delle elezioni, potevano anche aspettare due giorni dopo. Questa è sempre la storia della giustizia politicizzata, che non è morta». Dopo lo spoglio delle schede referendarie, che sarà fatto comunque nella notte, lunedì 13 dalle ore 14 partirà poi lo spoglio per le elezioni amministrative.

da avvenire.it