Ottantesimo dell'Acquedotto del Peschiera

«Preservare l’acqua perché sia di tutti». Commemorati i caduti dell’Acquedotto del Peschiera

Si è svolta alle Sorgenti del Peschiera una partecipata cerimonia religiosa in memoria dei caduti per la costruzione di uno dei sistemi idrici più grandi e complessi d’Europa.

Si è svolta alle Sorgenti del Peschiera una partecipata cerimonia religiosa in memoria dei caduti per la costruzione di uno dei sistemi idrici più grandi e complessi d’Europa. Ottant’anni fa si posava infatti la prima pietra dell’opera che ancora oggi porta l’acqua dalla sorgente compresa tra i comuni di Cittaducale e Castel Sant’Angelo alla Capitale.

Ottant’anni non privi di polemiche, rivendicazioni, momenti di scontro. Perché per garantire l’acqua ai romani non basta prenderla e trasportarla. Va anche garantito ai territori d’origine e a quelli attraversati parte degli utili di gestione, una sorta di indennizzo per i vincoli che la presenza dell’acquedotto impone.

Un accordo alla fine lo si è trovato e l’intesa tra Ato 2 e Ato 3 è stata firmata. Forse non è il migliore degli accordi possibili, ma è un punto fermo grazie al quale il dialogo tra le amministrazioni comunali e l’Acea, azienda concessionaria degli impianti, può riprendere e diventare fecondo. Al di là di quanto pattuito, in molti si aspettano una nuova attenzione della SpA verso il territorio, magari una collaborazione che aiuti a realizzare progetti specifici di sviluppo.

A questa lungimiranza ha richiamato il vescovo Domenico nel suo breve intervento, richiamando la visione che portò il sindaco Natan a puntare sull’opera che oggi disseta i romani.

Ma «non basta semplicemente volgersi all’indietro», ha puntualizzato il vescovo. «L’esposizione che andremo ad inaugurare a Rieti mostra con efficacia che il cammino per vivere dell’acqua non si è mai interrotto. E la scelta coraggiosa di un raddoppio da parte di Acea è la premessa per portare a pieno sviluppo la più grande infrastruttura idrica del Paese».

Rivolgendosi ai sindaci del territorio e ai vertici di Acea mons Pompili ha auspicato «un ancor più stretto raccordo», avanzando l’ipotesi di «una messa a sistema dell’intero parco acquatico». Perché «la ricchezza idrografica dell’Umbilicus Italiae è legata non solo all’apporto di copiose Sorgenti, ma anche alla presenza di ben 18 laghi incastonati lungo la sua valle e, soprattutto, per l’apporto pulito e veloce del fiume Velino. Ed è tempo che questa ricchezza che generosamente viene elargita a tutti possa costituire per questa capitale d’acqua nascosta al centro della Penisola, un’occasione di sviluppo».

Il raddoppio del Peschiera immaginato da Acea può e deve essere un’occasione per il territorio: «abbiamo il dovere di preservare questa risorsa perché sia di tutti. Ma ciò non sarà possibile se questa terra che genera acqua non sarà volta messa in condizione di essere non un deserto, ma una terra coltivata ed abitata».