Pezzi di futuro

Colpa dei Romani. La loro mancanza di zelo nella demolizione degli edifici crea problemi persino a millenni di distanza. È recentemente successo anche a Rieti nel cantiere dei Plus. Si tratta dei resti di un’abitazione e di un mosaico. Letteralmente dei pezzi di passato intralciano il futuro. Fortunatamente i lavori non hanno subito interruzioni rilevanti e forse il ritrovamento valorizzerà l’area verde del progetto.

Ma come mai non si fanno salti di gioia in questi casi? In pochi altri posti nel mondo sono possibili scoperte come questa, e molte nazioni pagherebbero per una frazione del nostro patrimonio archeologico. Eppure sembra di trovarsi davanti solo ostacoli sulla strada del progresso, inutili complicazioni burocratiche e lungaggini amministrative.

Saranno le valutazioni tecniche a stabilire l’importanza del reperto e su quelle basi andranno prese le decisioni più opportune. Adesso noi possiamo pensare le tessere del mosaico come indistinti frammenti di un tempo che fu. Ma possiamo anche pensare al fatto che noi “siamo” in quei pezzettini. Camminiamo dove hanno camminato gli antichi e respiriamo la stessa aria, in un certo senso. Per dirla con T.S.Eliot: “il tempo futuro è contenuto nel tempo passato”.

Stiamo costruendo dove altri hanno costruito e proprio grazie a loro. Per questo quei pezzi di passato sono anche pezzi di futuro. In attesa di quale sarà la sorte di tale scoperta, come per ogni piccolo o grande evento che si rispetti, ci sentiamo tutti un po’ archeologi e un po’ costruttori. Ma prima di tutto ci sentiamo reatini, uniti nell’eterno motto comune è: “Nessuno tocchi la Piazza!”. Nemmeno il suo passato.

di Caterina D’Ippoliti e Samuele Paolucci