Il Papa: “Nostre priorità: i giovani, i poveri e gli immigrati”

Il rettore del seminario minore, don Nunzio Laitano, esprime i sentimenti del popolo che ha accolto con gratitudine la decisione di Francesco di visitare la diocesi calabrese. In diocesi circa settanta sacerdoti, tra giovani, anziani, ammalati e “fidei donum”. “Il seminario è la casa nostra, dei ragazzi che abitano insieme a noi ma anche dei sacerdoti e del nostro vescovo, che sta qui con noi”

Don Nunzio Laitano è rettore del seminario minore di Cassano all’Jonio solo da settembre. Dalla visita del Papa si aspetta molto, e ne parla in termini di trepidazione gioiosa. Ma il sentimento dominante è la gratitudine: a Papa Francesco e al vescovo, monsignor Nunzio Galantino, che “ha a cuore la diocesi, ha rilanciato il seminario e ha scelto me per guidarlo”. Ecco il suo augurio: “Spero che possa aiutarci a crescere ancora di più come numero: abbiamo bisogno di persone che dedicano la loro vita al Signore, e siamo sempre di meno”. E tre priorità: i giovani, la povertà (anche quella “sociale”) e gli immigrati.

Don Nunzio, qual è stata la “temperatura” di Cassano in questi giorni?

“È stato un clima ricco di emotività: la venuta del Santo Padre ha creato nel cuore delle persone un’attesa veramente straordinaria, qui non si sente parlare altro che di questo evento. Oltre che vivere l’attesa spirituale, abbiamo cercato di preparare al meglio questa venuta. Grande l’attesa per le parole, gli indirizzi, gli atteggiamenti, il sorriso, la dolcezza di Papa Francesco, e questo ha fatto sorgere in tutti noi una gamma di sentimenti davvero grande”.

Il seminario “Giovanni Paolo I” protagonista due volte: durante l’incontro riservato del Papa con il clero della diocesi, in cattedrale, e come sede del pranzo allestito per i poveri.

“Per noi è una gioia enorme: il seminario è la casa nostra, dei ragazzi che abitano insieme a noi ma anche dei sacerdoti e del nostro vescovo, che sta qui con noi. Abbiamo vissuto questi giorni in spirito di attesa, come quella che caratterizza i tempi forti della vita spirituale, oltre a prepararci con gli eventi organizzati in vista della visita del Papa, come la missione diocesana. Il seminario è una comunità vocazionale composta da 15 persone: tre ragazzi delle scuole superiori, due che hanno concluso l’iter di formazione per essere ordinati e sono in attesa dell’ordinazione, due diaconi che sono in attesa di essere ordinati presbiteri. Oltre a me, ci sono altri tre sacerdoti e la presenza del vescovo”.

Come si svolgeranno i due momenti della visita del Papa che vi riguardano più da vicino?

“L’incontro con il Santo Padre in cattedrale sarà prima di tutto un momento di preghiera. Poi il Papa ci dirà qualcosa e noi potremo chiedere qualcosa a lui, con quell’alternarsi di domande e risposte che ama usare normalmente quando incontra i sacerdoti. Il secondo momento, in seminario, sarà il pranzo con i poveri per poi riprendere le tappe successive della visita. A tavola con il Papa si siederanno i poveri aiutati dalla Caritas e da alcune strutture e associazioni presenti in diocesi, e alle prese con una povertà che si fa sempre più pressante sotto la spinta della crisi”.

Se dovesse tracciare un identikit dei vostri preti, da dove comincerebbe?

“In tutto, a Cassano, siamo circa settanta sacerdoti, tra giovani, anziani, ammalati e fidei donum. I preti sono uomini come tutti gli altri, a cui è affidato un dono particolare. Attendiamo la venuta del Papa con tanti desideri nel nostro cuore: ci prepariamo a incontrare la figura più significativa della Chiesa, che ci può donare consigli spirituali su come vivere il nostro sacerdozio, in un momento in cui ci sentiamo spesso ‘tartassati’ e abbiamo bisogno di parole di speranza”.

Il Papa vuole preti “in uscita”: cosa significa per una comunità come la vostra?

“Quando parla di Chiesa ‘in uscita’, Papa Francesco pensa a un’uscita ‘alla francescana’, che significa andare verso l’ultimo, verso il più bisognoso. Non si tratta soltanto di andare incontro a bisogni fisici, ma soprattutto interiori: molti nostri sacerdoti già vivono questo, qualcun altro magari ha bisogno di essere spronato. Ecco, noi ci aspettiamo di essere spronati dal Papa…”.

Quali sono i bisogni più urgenti della vostra gente a cui dare ascolto, per dare corpo alla “prossimità”, altra parola molto cara a Papa Francesco?

“Io ne indicherei soprattutto tre: la questione giovanile, con la necessità di dare ai giovani veri punti di riferimento; la povertà, anche sociale, che richiede interventi concreti; gli immigrati, che vengono qui da noi in condizioni drammatiche sperando di trovare chissà che cosa, e poi trovano il niente del niente che abbiamo noi”.