Morti in bici: è tempo di affrontare il problema

Tra le vittime di incidenti stradali sono in aumento i ciclisti. Basta una veloce ricerca su Google per scoprire un impietoso aumento del 2,5% di ciclisti morti in strada.

E se non bastano le statistiche sono le cronache a riportarci di fronte alla cruda realtà: a poche ore dalla notizia della persona investita in bicicletta sulla Salto-Cicolana questa mattina, si fa avanti un altro tragico incidente. Un altro ciclista è stato travolto e ucciso, questa volta su via della Foresta, nella prima periferia della città. L’uomo, di 33 anni, affrontava la discesa quando è stato travolto da un’Audi, guidata in senso opposto da un reatino di 39 anni.

E questi due incidenti riportano alla memoria l’altro, gravissimo, dello scorso novembre, quando fu una donna, una madre, ad essere travolta da un mezzo pesante.

Tutti fatti che evidenziano una qualche inerzia e non poche contraddizioni da parte delle istituzioni. Si fanno lodevoli iniziative per promuovere la mobilità ciclistica, come nel caso di Bicincittà, ma di fatto le condizioni della circolazione stradale non tengono minimamente conto di chi pedala sulle due ruote. Infatti i pochi tratti ciclabili hanno ancora molto a che fare con la passeggiata di piacere e assai poco con la mobilità.

Il tutto mentre un po’ per cultura e convinzione, un po’ per necessità, la bicicletta si sta faticosamente affermando anche come alternativa reale al traffico automobilistico, oltre che come oggetto sportivo o per il tempo libero.

Insomma: aumentano i ciclisti, ma anche i morti in bici, e quasi tutti sono uccisi da chi usa le automobili. Di fronte al ritardo con cui si sta affrontando il problema, la spinta alla demotorizzazione, al trasporto sostenibile, alla ripresa della circolazione ciclistica, assumono il sapore della vuota retorica, della propaganda alla moda.

Una ipocrisia consumata sulla pelle di quella non trascurabile parte della popolazione che, da parte sua, pedalando, in fondo rende un favore a tutti perché occupa poco spazio, non consuma risorse e non costituisce un pericolo per nessuno.

Un risultato che è nelle cose anche quando non ci si sofferma a pensare all’uso della bicicletta in termini critici a fronte di una cattiva e ottusa gestione della circolazione stradale.

Anche in considerazione di un trasporto pubblico piuttosto carente, sarebbe giusto premiare tanta disinteressata bontà con la manutenzione delle strade e l’adozione di sistemi per la sicurezza delle bici.

Magari ci aiuterebbero a contare meno morti, nell’attesa che l’abitudine ad una guida intelligente, corretta, e rispettosa del prossimo prenda piede tra tutti gli utenti della strada.

3 thoughts on “Morti in bici: è tempo di affrontare il problema”

  1. Ciclone

    Da appassionato delle 2 ruote, dico che l’articolo non mette a fuoco i reali problemi.
    Cosa c’entrano le piste cicliabili (utilissime per chi passeggia in bici) con coloro che inforcano la bici da corsa e vanno su alla Foresta o al Terminillo ?
    Le piste ciclabili naturalmente non si rivolgono a chi usa la bici da corsa.
    Non vedrete mai un cicloamatore in una pista ciclabile, che, ripeto, si rivolge solo a chi passeggia e non a chi sa andare a 40 all’ora in bici.
    Non si conosce la dinamica dell’incidente e già si arriva alle conclusioni che è sempre colpa dell’automobilista e che manca una “cultura della bici”. Ma che cosa significa cultura della bici ?
    L’articolo fa continua confusione tra utilizzo “utilitario” della bici (esempio andare a fare spesa) con l’utilizzo cicloamatoriale o agonistico della bici da corsa. Sono due usi completamente diversi, come dicevo.
    Si parla di “ottusa gestione della circolazione stradale”…non si capisce come questo possa riguardare un cicloamatore tragicamente scontratosi con un’auto mentre faceva un allenamento.
    L’unica cosa giusta che doveva essere scritta non è estata scritta e cioè un generale invito alla prudenza al buonsenso sia in auto che in bici.

    “la bicicletta si sta faticosamente affermando anche come alternativa reale al traffico automobilistico”. Ancora una volta mi chiedo: cosa c’entra l’uso alternativo della bici come sostituto dell’auto con il cicloamatore che fa 100 Km in bici con la bici da corsa ? Evidentemente niente.
    Per cui è giusto l’appello a migliorare la sicurezza di chi usa la bici in città ma per quanto riguarda l’uso amatoriale o agonistico della bici, l’unico appello che si può fare è alla prudenza, al buonsenso e alla massima attenzione, sia per chi guida e sia per chi utilizza la bici da corsa. Il generico richiamo alle istituzioni che non fanno niente o alla mancanza di trasporto pubblico, purtroppo nulla c’entrano con il fatto che un ciclista in bici da corsa venga investito.
    L’anziano o le famiglie che usano la bici in città e il cicloamatore che usa la bici da corsa sono due mondi del tutto opposti.

  2. Marco Giordani

    Le due tragedie di domenica hanno certamente colpito tutti e specialmente chi ha pratica del pedalare.
    Non sono queste le prime morti su bicicletta nella nostra città e provincia.
    Tuttavia, fermo restando l’accertamento delle responsabilità che non ci compete, questi due episodi si presentano ben diversamente dai precedenti.
    I precedenti che mi vengono alla memoria sono, oltre a quello straziante di AnnaMaria Paoli nello scorso novembre, quelli di ciclisti sportivi a Borgo Velino e nel tratto tra Sigillo e Posta. Ai quali aggiungerei la figura, cara a tutti i reatini, di “Martelli”, che cadde per un cordolo appena messo e non segnalato e da quella caduta non si riprese più. Questi precedenti casi sono tutti da attribuire a quella che possiamo definire eufemisticamente “poca attenzione” ai ciclisti da parte di automobilisti o amministrazioni pubbliche.
    Nelle tragedie di domenica invece non ci sono elementi (ripeto: fermo restando l’accertamento delle responsabilità) che mostrino con evidenza questo. Nel caso del giovane reatino, percorrere su una bici da corsa quella discesa costituisce sempre un qualche rischio, che chi fa sport è cosciente di assumere. Nel caso dell’anziano cicolano, non ci hanno detto se fosse dotato dei dispositivi (catarifrangenti, luci) obbligatori per il codice della strada e che comunque non eliminerebbero certo il rischio in quella galleria stretta, curvilinea e mal illuminata.
    Qualcuno potrebbe dire che, seppur tanti anni fa, non si sarebbe dovuto fare strade così, prive di corsie di sicurezza e pericolose per qualunque mezzo. Io mi concentrerei su gallerie più recenti, senza alternative e che hanno cancellato una precedente strada ciclabile: mi riferisco alla lunga galleria tra il bivio di Micigliano e Sigillo, per la quale un percorso laterale alternativo sarebbe possibile; e speriamo che il problema non si riponga per le costruende gallerie poco più a valle.
    In conclusione, credo che i ciclisti (sportivi, ricreativi, per mobilità) non abbiano bisogno di essere dipinti sempre come i buoni e le vittime, ma solo di avere pari dignità rispetto agli altri utenti della strada. Poi, come utenti più vulnerabili, siano sì oggetto di maggior cura: da amministrazioni, auto ed anche moto; ma anche da parte di se stessi.

  3. rolando

    Da automobilista ho notato ultimamente maleducazione da parte dei ciclisti, cosa che non era in passato, il giorno prima dell’incidente mortale in via Foresta mi sono trovato scendendo da Castelfranco, dietro la curva ciclisti in gruppo che salivano contromano, in barba al codice della strada. Molti ciclisti non sanno che le bici debbono essere a norma…per norma s’intende che debbono rispondere ai requisiti previsti dal codice della strada ( luci, catarifrangente e segnalatore acustico (campanello) altrimenti sono passibili di sequestro del mezzo. Altro grande problema sono gli extracomunitari di colore
    che sicuramente non conoscono il codice della strada, di notte viaggiano su bici senza luci e sgangherate, non sono visibili. Hanno l’abitudine di traversare all’improvviso a raso in barba alle auto che transitano. Se esiste un codice della strada bisogna rispettarlo, o perlomeno bisogna avere un comportamento consono ad uno stato civile.

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