Monza alza la voce: «Salvate il Gran Premio»

L’autodromo non ha futuro senza la gara più blasonata del “circus” ma che soprattutto è “il brand” di una città e di un territorio intero. Dopodiché c’è da mettere mano a una struttura che anche sul piano strettamente fisico è rimasta al palo da troppo tempo e che deve diventare un impianto polifunzionale (ivi compresa la parte strettamente agonistico-motoristico-sportiva).

E sia, parliamo di autodromo. Anche perché adesso le chiacchiere stanno proprio a zero. Si volta dunque pagina, e che pagina. La vittoria della lista capitanata da Ivan Capelli alle elezioni per l’Automobile Club di Milano e la conseguente annunciata nomina di Andrea Dell’Orto a presidente di Sias segna infatti la fine, almeno sul piano societario (ché quello giudiziario è ancora tutto da definire) di una gestione rivelatasi discutibile se non fallimentare sotto ogni profilo. Al punto da mettere a rischio la stessa sopravvivenza dell’autodromo. A Carlo Valli, presidente di Ac Milano e di Sias, uscito sconfitto dalle elezioni, va reso l’onore delle armi: ha cercato di salvare come si suol dire baracca e burattini. Peccato che questi ultimi non fossero più credibili e quindi proponibili.

La vittoria di Capelli & Co. segna anche l’inizio di un impegno nuovo e diretto di Confindustria Monza Brianza, di cui Dell’Orto è pure il presidente oltre che imprenditore del settore automotive, in uno degli asset strategici e fondamentali del territorio. C’era stato anche un altro suo predecessore, Giulio Fumagalli, a guidare la Sias in un momento non meno delicato e difficile e, comunque, in un altro contesto e con altri profili.

Ora la partita è molto e ancora più grande e difficile. E infatti il primo, ineludibile e inevitabile compito, impegno, obbligo, dovere è: salvate il Gran Premio. Senza quello l’autodromo non ha futuro. E dunque occorre al più presto, senza badare a ferie e vacanze, fissare un appuntamento con Bernie Ecclestone e volare a Londra, senza nemmeno una valigetta, ma con un assegno a sei zeri nel portafoglio e una buona penna per rinnovare un contratto che assicuri a Monza la gara di Formula 1 più blasonata del “circus” ma che soprattutto è “il brand” di una città e di un territorio intero. Dopodiché c’è da mettere mano a una struttura che anche sul piano strettamente fisico è rimasta al palo da troppo tempo e che deve diventare quell’impianto polifunzionale (ivi compresa la parte strettamente agonistico-motoristico-sportiva) di cui tanto e spesso si è soprattutto cianciato e basta.

Serve un management all’altezza, serve un progetto alla bisogna. Tutte cose che da Capelli a Dell’Orto sanno bene ed hanno ben chiare. Il tempo delle parole al vento e delle polemiche sterili è finito. Ora sotto a lavorare, alla svelta, perché Monza è pur sempre il posto dove si corre più veloci al mondo.