Comparto strategico per l’agroalimentare, eppure sconosciuto ai più. Settore determinante non solo per la produzione agroalimentare nazionale, ma anche per l’economia in senso lato. Quello della produzione di macchine agricole è uno di quei comparti che macinano collezionano successi, creano occupazione e portano in giro per il mondo il buon nome dell’industria italiana. Eppure, anche le fabbriche di macchine agricole stanno stringendo i denti di fronte ad una congiuntura sempre più in salita.
L’occasione per scattare una fotografia a tutto tondo del settore delle macchine agricole, è arrivata con EIMA 2021, tra le più importanti manifestazioni di settore che a Bologna ha riunito il meglio della maestria metalmeccanica dedicata ai campi e alle stalle. Ed è una istantanea contraddittoria quella che si coglie: da un lati il mercato che pare aver ripreso vigore, dall’altro la grande crisi delle materie prime che tocca pesantemente il comparto. In mezzo, appunto, un settore tra i migliori della metalmeccanica nazionale.
Il mercato, dunque. “Da gennaio – dice FederUnacoma l’associazione che raccoglie tutti i costruttori più importanti -, gli acquisti di trattori, mietitrebbiatrici, motoagricole e tutte le altre tipologie di macchine e attrezzature per coltivare i campi sono cresciuti in modo impressionante”. Se le auto hanno fatto segnare un – 20%, i trattori sono cresciuti del +45%, le mietitrebbiatrici del +58%. Quello che ci vuole per ridare fiato al settore e quindi a tutto l’indotto, che tuttavia vivono una situazione paradossale con il rischio di non riuscire a rispondere adeguatamente alla domanda e, spesso, non essere nemmeno in grado di far arrivare le macchine belle e finite ai clienti che le hanno comprate. A mettere in forse tutto, infatti, è la situazione del mercato delle materie prime e dei trasporti. Sempre i rappresentanti del settore spiegano: “Tutto rischia di arrestarsi a causa di una variabile emersa improvvisamente, quella relativa al prezzo delle materie prime, che sta crescendo in modo incontrollato. La Cina, poi, ha drasticamente ridotto le esportazioni di acciaio e materiali ferrosi e il prezzo d’acquisto delle forniture per l’industria della meccanica agricola è salito anche del 100%”. E la situazione pare essere così critica, che molti, proprio a Bologna, hanno iniziato a ragionare sulle settimane che ancora rimangono prima del blocco totale di molte fabbriche.
Eppure, questo stesso settore che appare essere così in difficoltà, riesce a stupire. La presenza dei migliori marchi italiani nel mondo, anche attraverso programmi di aiuto delle Nazioni Unite oppure di altri enti internazionali, continua ad essere fortissima. Proprio a Bologna, a questo proposito, è stato fatto il punto sul ruolo determinante che la meccanizzazione agricola italiana ha per le agricolture della Somalia e dell’Iraq (solo per citarne due). Sempre all’EIMA bolognese è emerso da una indagine condotta dall’Istituto di Scienze e Tecnologie per l’Energia e la Mobilità Sostenibili del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr Stems) in collaborazione con il Dipartimento di scienze della formazione (Dsf) dell’Università degli studi Roma Tre, L’Informatore Agrario e FederUnacoma, che quasi la metà delle aziende agricole è pronta ad investire nella meccanizzazione più compatibile con l’ambiente e con i dettami di risparmio energetico.
Settore più che dinamico, quindi quello della meccanizzazione agricola italiana. Settore che va però tutelato e reso più forte. E ne vale la pena. Stando sempre a FederUnacoma, infatti, l’industria italiana delle macchine agricole vale circa 11,5 miliardi di fatturato, esporta il 70% della produzione, conta 1.500 imprese e soprattutto dà lavoro a circa 100mila persone.
dal Sir