L’UGL di Rieti a Napolitano sul Servizio Sanitario Nazionale

«Tra le tante e sagge valutazione del nostro lungimirante Capo dello Stato, non ci è dato tuttavia di trovare quella veramente rivelatrice dello stato attuale del nostro Sistema Sanitario Nazionale e cioè la sua profonda e sostanziale iniquità rispetto ai principi che lo hanno ispirato».

Inizia così una nota dell’UGL di Rieti che prosegue: «Un Servizio Sanitario Nazionale frantumato in tanti sistemi regionali, diversi per servizi erogati, costi, efficienza e qualità degli stessi non può infatti essere considerato equo e pretendere di essere pubblico, se non secondo una interpretazione retorica e distorta della realtà. Accanto al riferimento a questa fondamentale anomalia, il Capo dello Stato avrebbe dovuto inoltre citare il grave problema causato da una consistente parte della classe medica che, dimentica dei veri principi della professione, si è asservita ad una logica di profitto, contribuendo alla crisi del sistema attraverso la creazione di un conflitto di interessi tra pubblico e privato di dimensioni enormi».

«Nel muovere queste rispettose osservazioni alla prima carica dello Stato – spiegano dal sindacato – vorremmo anche esprimergli la nostra opinione secondo cui il sistema sanitario pubblico, per essere veramente tale e assolvere pienamente i dettami della Costituzione, dovrebbe essere affidato, al pari dell’esercito e della sicurezza, nuovamente alla guida centrale dello Stato, togliendolo in questo modo dalle mani di gestioni incapaci o capaci solo di guardare ad una logica di bilancio quando non ad interessi particolari. A più di 30 anni dalla prima riforma sanitaria è, infatti, chiaro che le USL prima e poi le ASL non hanno contribuito, salvo pochissime eccezioni, ad aumentare la efficienza dei nostri servizi sanitari e a razionalizzarne i costi ma solo a creare un ennesimo centro di potere della politica e della aziende farmaceutiche e medicali».

«Crediamo inoltre – conclude il comunicato – quale inderogabile priorità, che debba essere riconsiderata la posizione dei medici nel contesto del servizio pubblico, riconducendo i loro compensi a limiti più dignitosi e premianti a fronte però di un impegno a tempo pieno ed esclusivo a servizio dell’utenza, in modo da scardinare il pericoloso circolo vizioso del conflitto di interessi tra pubblico e privato. Ci auguriamo dunque che il nostro Presidente, oltre a chiedere ai cittadini maggiori e diversi sforzi di contribuzione al finanziamento del nostro Sistema Sanitario Nazionale, solleciti l’ormai futuro governo a valutare e a correggere le vere anomalie, e quelle che noi abbiamo citato sono certamente tra queste, che hanno portato il nostro sistema sanitario nazionale ad una profonda crisi».