L’Ncd e le unioni gay

Dal senatore Maurizio Sacconi del Nuovo Centro Destra, primo firmatario del disegno di legge dal titolo ‘Disposizioni in materia di unioni civili’, il riconoscimento di una serie di diritti, ad esclusione della pensione di reversibilità. I cattolici dovrebbero votare questa proposta perché  “riconosce la famiglia come società naturale antecedente allo Stato” e non traccia un “percorso ideologico” .

Da una parte la proposta legislativa del Partito Democratico sulle “unioni civili”, che apre esplicitamente al riconoscimento delle coppie gay, seppure escludendo il matrimonio e l’adozione. Dall’altra una proposta di segno del tutto diverso e che esclude il riconoscimento delle coppie omosessuali. Per capire i contenuti di questa iniziativa alternativa a quella Pd, il Sir ha intervistato il senatore Maurizio Sacconi del Nuovo Centro Destra, primo firmatario del disegno di legge.

Quali sono gli elementi qualificanti della vostra iniziativa legislativa?

“Il suo titolo è ‘Disposizioni in materia di unioni civili’ e parte dal presupposto che la famiglia sia il cuore di ogni società umana, imprescindibile per lo sviluppo dei popoli. Una società dove la famiglia e le reti familiari sono solide è una società robusta. Quindi è interesse primario di ogni società quello di tutelare la famiglia e sostenerla nel prezioso compito di cura ed educazione dei figli”.

Il concetto stesso di “unione civile”, come viene inteso da parte di coloro che puntano a vedervi ricomprese principalmente le unioni gay a voi non va bene?

“A nostro avviso la tutela della famiglia basata sul matrimonio, come la intende la Costituzione agli articoli 29 e 31, si pone su un piano del tutto differente dal doveroso riconoscimento dei diritti individuali delle persone conviventi, che restano in un ambito strettamente di tipo privatistico”.

Quali specifici diritti prevede il vostro disegno di legge in favore dei conviventi?

“Stabilito che per famiglia intendiamo quella fondata sul matrimonio, e solo quella, noi affrontiamo i diritti dei conviventi partendo dal dato che per convivenza si intende un rapporto stabile tra due persone maggiorenni, non legate da vincoli di parentela né coniugate, che duri da almeno tre anni nel caso non vi siano figli comuni, e da un anno quando vi siano figli comuni. Prevediamo il dovere di sostenere l’altro, il calcolo dell’Isee cumulando i redditi dei conviventi. In caso di morte il diritto di continuare ad abitare nella casa di comune residenza se di proprietà del defunto. Il diritto a succedere in un contratto di locazione, all’assistenza in caso di malattia e ricovero, ai permessi retribuiti per gravi malattie, come pure alla successione ereditaria secondo la quota disponibile”.

Perché il vostro disegno di legge “non comporta oneri per la finanza pubblica”?

“Ci sembra un dato qualificante. Basta pensare ad altre proposte che parlano di pensione di reversibilità al convivente. Questo istituto, a dati 2010, costa alle finanze pubbliche 41 miliardi di euro l’anno e rappresenta il 2,6% del Pil, vale a dire la più alta percentuale al mondo per istituti di questo tipo. Pertanto, se noi immaginassimo l’estensione di questo istituto ad altri beneficiari, lo metteremmo definitivamente in discussione”.

Su cosa dissentite soprattutto rispetto alla proposta di unioni civili gay?

“Il nostro dissenso comincia già quando si parla di un registro nazionale per queste unioni. Già questa idea dà rilevanza pubblica a tali unioni determinandone la caratteristica di un simil-matrimonio e quindi costituendo il presupposto per le provvidenze”.

Perché i politici cattolici presenti in Parlamento dovrebbero votare per la vostra proposta?

“Premesso che la nostra proposta è sostenuta da credenti e non credenti che riconoscono la famiglia come società naturale antecedente allo Stato, credo che non sia necessario il presupposto della fede per riconoscere la vocazione alla procreazione e alla continuità della specie per l’unione di un uomo e di una donna”.

Ma come se ne uscirà? Con un muro contro muro?

“Io mi auguro che ci possa essere disponibilità all’ascolto reciproco e al dialogo, soprattutto non ci sia un modo ideologico di affrontare problemi che possono essere riconosciuti in quanto ‘pratici’. A noi sta a cuore risolvere i problemi pratici di due persone conviventi. Se invece si vuole un percorso ideologico che vuole estendere il concetto di famiglia, che vuole quindi relativizzare quella naturale, che vuole consentire poi l’adozione anche da parte della coppia omosessuale; oppure peggio ancora, se si vuole consentire la fabbricazione di figli selezionati attraverso l’utero in affitto, se si vuole questo percorso tutto ideologico, la nostra battaglia sarà ferma e determinata”.