Chiesa di Rieti

L’Eucaristia fuori dal tempio

A Rieti la solennità del Corpus Domini diventa un segno forte e visibile: l’Eucaristia esce dal tempio e attraversa le strade della città, trasformandole in un luogo di incontro, di preghiera e di speranza. Una processione che invita a sentirsi pellegrini e figli nello stesso tempo, e a portare fuori dal recinto dell’altare ciò che si è ricevuto dentro, facendone occasione di condivisione e servizio per chi è rimasto indietro

Il cuore della città si è fermato per un momento. Domenica 22 giugno la Cattedrale di Santa Maria a Rieti è stata gremita di fedeli per la solennità del Corpus Domini, e fuori, nel centro storico segnato dai cantieri e dalle deviazioni dei lavori in corso, è stata tracciata una nuova strada per la processione eucaristica. Come un simbolo: l’imprevisto e la fatica del cammino sono diventati specchio del pellegrinaggio umano e spirituale di ciascuno.

A presiedere la celebrazione è stato il vescovo Vito, mentre le voci del Coro diocesano, guidato da suor Giuditta Parente, trasformavano ogni canto in preghiera condivisa. Una liturgia solenne, ma tutt’altro che chiusa in sé stessa. Anzi: come ha richiamato nell’omelia il vescovo, è nell’Eucaristia che si rivela il senso più profondo dell’essere Chiesa e del camminare nel mondo.

«Non possiamo continuare a celebrare eucarestie innocue che ci tengano al riparo della storia» ha scandito, richiamando l’immagine dei cinque pani e due pesci del Vangelo. Quel “quasi nulla” diventa miracolo solo quando ciascuno accetta di metterlo a disposizione. «Spesso all’appello non manca Dio, ma la nostra quota di responsabilità».

Parole dirette, concrete, rivolte a una comunità che vive nel mondo e per il mondo. E parole che riecheggiano mentre la processione si snoda lungo le strade, fuori, nella città: il luogo in cui ci si incontra, si soffre, si spera. Non una sfilata, ma un segno forte: ciò che si celebra nell’intimità dell’altare è chiamato a farsi visibile nel cuore pulsante della realtà.

«La processione del Corpus Domini è la processione più importante di tutta la Chiesa cattolica e in tutti i paesi» ha ricordato ancora il vescovo, richiamando che viene prima di quella dei santi e dei patroni. «I santi ci direbbero: “Anzi, vai prima a quella, poi vieni alla mia”. Ciò che abbiamo celebrato oggi insieme – la Pasqua della settimana – ha bisogno di essere vissuto da comunità che si nutrono del Vangelo, annunciano il regno di Dio e sanno prendersi cura dei più piccoli, come i santi hanno fatto davvero».

Un invito e una sfida che riprendono l’esortazione fatta dal vescovo nell’omelia: sentirsi pellegrini e figli nello stesso tempo, accettare la responsabilità di portare fuori dal tempio ciò che si è ricevuto dentro. E nel cammino, accorgersi che la presenza del Signore è lì, nell’incontro con chi è rimasto indietro e nell’impegno concreto per chi è ferito dal peso dei giorni e dalle ombre della guerra.

Se l’Eucaristia è pane dei pellegrini, Rieti, questa domenica, è stata chiamata a lasciarla straripare dalle sue strade e dalle sue vite. Come a dire che la processione è finita solo quando ciascuno trova la sua strada per continuare a donare.