Terremoto 2016

Le ore più lunghe di Amatrice: «Tanto più buia è la notte quanto è più certa l’alba»

Come non si dormì quella tragica notte di due anni fa, non si è dormito la notte scorsa ad Amatrice. Si è pregato, in silenzio, ci si è raccolti nel ricordo e nel dolore delle perdite di vite umane, 238 solo qui, in un paese che fatica a riprendersi dal lutto.

Come non si dormì quella tragica notte di due anni fa, non si è dormito la notte scorsa ad Amatrice. Si è pregato, in silenzio, ci si è raccolti nel ricordo e nel dolore delle perdite di vite umane, 238 solo qui, in un paese che fatica a riprendersi dal lutto.

Erano centinaia, sotto il tendone allestito nell’area dove sorgeva l’istituto alberghiero, molti residenti, tanti venuti da fuori, per non dissolvere la memoria di quel che è stato. Tra loro, alcuni rappresentanti delle istituzioni, mischiati tra la folla, con indosso la felpa commemorativa.

Si leggono delle storie, con il sottofondo della musica dolce di chitarra  flauto.

La veglia di preghiera è iniziata all’una e trenta, poco dopo ci si è messi in cammino in silenzio verso il monumento alle vittime, illuminando con le fiaccole uno scenario che ancora appare come di guerra. In capo i ragazzi, insieme al vescovo Domenico e ai parroci della zona, don Savino D’Amelio e monsignor Luigi Aquilini.

Nel corteo quasi tutti hanno almeno una vittima in famiglia, alcuni non hanno più i loro bambini, alcuni i genitori. I rintocchi di campane li ricordano uno per uno, con il rumore che squarcia il silenzio della notte e fa ancora male, tanto male.

Sono le 3 e 36, un orario che nessuno qui riuscirà a dimenticare. Due anni anni fa, a quell’ora, la scossa tellurica che sbriciolò le case come biscotti, e poco dopo un’altra. Il rumore delle sirene e le pale degli elicotteri, la polvere e il sangue sono ancora nella testa di tutti.

Ma ora è il momento del ricordo, ed è tempo di guardare avanti, anche se la ricostruzione è lenta, la burocrazia ti schiaccia, il ricordo ti opprime. A rincuorare gli animi, come da due anni a questa parte, ci pensa il vescovo Domenico: «Tanto più buia è la notte quanto è più certa l’alba»

Si recita il Padre Nostro e lo si fa sommessamente, poi si riposa qualche ora, in attesa della Santa Messa delle 11, sotto lo stesso tendone.