Laudato si’: nelle Comunità un nuovo umanesimo per rispondere al grido dei poveri e della terra

Sono trascorsi tre anni dalla pubblicazione dell’enciclica Laudato si’ di papa Francesco, la «riflessione insieme gioiosa e drammatica» che ha segnato una svolta nella storia della Chiesa non meno che nel pensiero ecologista. Il messaggio lanciato dal pontefice rivive nella proposta che le Comunità Laudato si’ vogliono tradurre in azioni concrete, chiamando tutti a un nuovo protagonismo sui temi ambientali.

Per questo la Chiesa di Rieti e Slow Food hanno promosso una due giorni di approfondimento iniziata lunedì 14 da Rieti per poi spostarsi il giorno successivo su Roma, dove la Pontificia Università Gregoriana ha accolto un convegno aperto e costruttivo sulle prospettive aperte dal documento.

Lunedì pomeriggio una chiesa di San Domenico gremita ha accolto l’appuntamento reatino: a relazionare ed illustrare il progetto, i due promotori Carlo Petrini, fondatore di Slow Food e il vescovo di Rieti, Domenico Pompili. La proposta parte da una presa di coscienza sulla trascuratezza verso la cura della casa comune, un invito ad ascoltare il grido di aiuto della terra e dei poveri, a rimettere in discussione anche la propria quotidianità.

Un invito per tutti, credenti e non credenti, a coltivare e custodire il creato anche dalle piccole cose: «il Papa ci suggerisce di attuare delle pratiche minime come spegnere la luce, risparmiare l’acqua, ridurre l’uso della plastica: perché i comportamenti individuali, se condivisi, possono cambiare il mondo».

Il discorso guarda direttamente alla costituzione delle Comunità laudato si’ come opportunità di rielaborazione del pensiero e di diffusione delle prassi proposte dal pontefice. Ogni comunità può infatti contribuire alla conoscenza e alla diffusione dei messaggi dell’enciclica dentro e fuori la dimensione cristiana.

«Il futuro è delle Comunità – dice Petrini – con una proposta che comprende in sé tanto la dimensione ambientale quanto quella sociale, perché non c’è ecologia senza giustizia e non ci può essere equità in un ambiente degradato, come scrive Papa Francesco».

Tre i pilastri fondamentali elencati dal fondatore di Slow Food sui quali poggia l’iniziativa: l’ecologia integrale (perché tutto è connesso), il dialogo come metodo, «solo così ci si incontra anche nella diversità», e l’importanza dei comportamenti individuali, che applicati da tutti possono davvero cambiare il mondo.
L’appello è a un un «nuovo umanesimo» che unendo le forze di ciascuno può davvero invertire la rotta: «vogliamo agire in una dimensione politica in senso alto e vero: vogliamo lavorare per il bene comune incidendo dal basso».

Intanto, dopo la costituzione delle Comunità in Italia e all’estero, muovono i primi passi anche quelle nate in territorio locale: tra i primi attori a prendere in considerazione la proposta, la Riserva dei Monti Navegna e Cervia, che coglie l’occasione anche per celebrare i trent’anni dalla costituzione della riserva. Ma anche la comunità del monte Terminillo e quella della Cooperativa Sociale Loco Motiva si stanno mano mano inserendo nel progetto.

A margine dell’incontro, le indicazioni pratiche: «si parte da almeno 5 persone, con la condivisione del codice etico e con il contributo di fondazione che per i primi tre anni andrà per intero alla costituzione della Casa Futuro di Amatrice». Condizione insindacabile, «l’entusiasmo e la voglia di fare appianando divergenze ed abbandonando apatie, perché occorre mobilitarsi, incontrarsi, curare ferite profonde, altrimenti si rischia di annichilirsi».

L’entusiasmo della loro amicizia “atipica” lo raccontano Petrini e Pompili, a partire dalla loro sintonia di intenti e di carattere: «se non avete gioia nel farlo, lasciate stare fin da subito: ci occorrono persone entusiaste e piene di energie, con idee e iniziative da proporre: il 28 luglio ad Amatrice faremo il forum delle Comunità Laudato si’, sul tema della biodiversità. Ci vediamo lì».