L’arco di rifiuto

Rieti, Porta Romana

Non si tratta del monumento alla memoria di papa Celestino V, né di un nuovo processo di smaltimento o l’arma del fratellino cattivo di Cupido. Molto più semplicemente parliamo dell’arco di Porta Romana. Negli ultimi giorni, infatti, sta facendo parlare di sé per le pessime condizioni in cui si trova, con rifiuti un po’ dappertutto e ciuffi d’erba che si fanno strada nel monumento stesso.

È stato subito notato l’effetto negativo che potrebbe avere sull’immagine di Rieti, anche sotto l’aspetto turistico, considerando la sua posizione all’ingresso della città. Noi vorremmo vedere il fatto da un altro punto di vista.

Innanzitutto, come si usa un monumento? Punto di riferimento, appiglio per la memoria storica, ornamento urbano. È persino banale parlare di bene comune in proposito. Ma come non vederci anche un vecchio amico, un pezzo d’arredamento collettivo, un concentrato dei ricordi legati a quel posto. Per prima cosa un monumento si vive e ci da vita.

Trattarlo male è maltrattare un compagno fedele. Bisogna chiedere scusa e riparare al danno commesso. Prendiamo spunto da una figura analoga all’arco come è la parabola. Adesso stiamo sul fondo. Dobbiamo risalire, riportandolo allo stato originale e ritrovare l’allegria dell’inaugurazione. Sempre.

di Caterina D’IppolitiSamuele Paolucci