L’addio a «Gianfranchino»

Lo chiamavano spesso col diminutivo, Gianfranchino o Gianfranchetto, nonostante avesse superato i settanta: lo trattavano tutti con affetto, lui che era rimasto per certi aspetti un po’ bambino. A Rieti, specialmente negli ambienti di chiesa, era uno di quelli presenti a ogni occasione, dalle attività dell’Unitalsi agli incontri diocesani e alle feste religiose. Non si perdeva una processione, spesso in camice bianco serviva nelle liturgie in Cattedrale, a S. Francesco, o nella “sua” S. Agostino in cui dava sempre una mano e dove da tanti anni seguiva il Cammino neocatecumenale. Ed è qui, nella basilica agostiniana di piazza Mazzini, che si sono radunati in tanti per rivolgere l’ultimo saluto a Gianfranco Giannantoni (foto sopra), nella Messa funebre presieduta da monsignor Lorenzo Chiarinelli (che lo aveva tra i suoi “alunni” nell’Università della terza età le cui lezioni e gite egli amava frequentare), insieme al vescovo Delio Lucarelli (che ha poi presieduto alla fine il rito dell’ultima raccomandazione e commiato), al parroco don Salvatore Nardantonio e altri sei sacerdoti. Tutti uniti nell’affidare a Dio l’anima semplice di Gianfranco che tanto aveva voluto bene alla Chiesa e alla città che ogni giorno percorreva in lungo e largo, finché il male che l’ha velocemente consumato lo ha bloccato, ma soltanto nelle sue ultime settimane di vita.

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