Chiesa di Rieti

La Parola…dolce come il miele!

Un’esperienza particolare, che porta la Parola fuori dagli ambiti liturgici: è quella del ciclo di lectio promosse dall'Ufficio diocesano di Evangelizzazione e Catechesi presso il locale "Le Tre Porte"

Un’esperienza particolare, che porta la Parola fuori dagli ambiti liturgici. È quella del ciclo di lectio promosse dall‘Ufficio diocesano di Evangelizzazione e Catechesi presso gli spazi delle Tre Porte, locale multifunzionale nel centro storico, un po’ ristorante, un po’ punto vendita e un po’ luogo di incontro e cultura.

Dopo gli stop pandemici, l’iniziativa è ripresa quest’anno «a grande richiesta» sul tema conduttore che alterna la dolcezza del miele e quella della Parola, con un primo ed affollato appuntamento vissuto mercoledì 29 marzo.

E per l’occasione, ad entrare in profondità del testo sacro è stato il vescovo Vito, particolarmente entusiasta di partecipare all’evento: «Perché l’evangelizzazione resta la tappa prioritaria della Chiesa, perché senza il Vangelo non c’è Chiesa». Ed è importante che la Parola venga ascoltata anche fuori dai luoghi canonici, perché essa «deve correre» all’interno della comunità e iniziative «così belle e nuove» andrebbero disseminate sul territorio.

«Quando padre Mariano Pappalardo mi ha parlato di questa iniziativa, ho accettato di cuore, e mi è venuto in mente un brano che mi sta particolarmente a cuore, che mi fa pensare a una dolcezza che il Signore pone nella vita del credente e – lo dico da subito – è la dolcezza della maternità». Il tempo affrontato dal vescovo è quello della Quaresima, che vede da un lato un Gesù bellissimo, trasfigurato sul monte Tabor, dall’altro il volto irriconoscibile del Calvario, «quando la morte sembra ingoiare per sempre il giorno».

Il Vangelo di Giovanni, ha notato don Vito, pare una processione solenne fatta per condurre al compimento della vita di Gesù. Ma Egli domina gli eventi drammatici, li possiede, li vive da protagonista. La vita non gli viene tolta, è lui che la dona. «Sul Calvario tutto è donato, lo spirito, le vesti, l’acqua e il sangue, simbolo dei sacramenti. Gesù dà ciò che ha di più caro: sua madre. Questo atto mi sembra dolcissimo: il dono della madre all’umanità personificata da Giovanni è il dono ultimo, il testamento più grande».

Ciascuno, guardando al Calvario, pensa naturalmente alla fine. E invece no: «C’è questo amore eccedente di Dio che in Gesù, ma anche in Maria, che palpita e fa sì che quel luogo, quello spazio, quel tempo di morte assumano una “direzione ostinata e contraria”. Sul calvario la vita viene versata in abbondanza e si fa straripante fino all’ultima goccia».

Così il Vangelo ci arricchisce, offrendo una prospettiva ulteriore, che sfugge allo sguardo dominato dal calcolo, dalla passione, dall’interesse.

«Tutti i nostri sguardi sono così. Il Vangelo ci dà sempre una prospettiva ulteriore, e dove vedresti il momento della morte, lì si sta compiendo un parto. Non la fine di una vita, ma l’inizio inatteso di un qualcosa di nuovo».

Dopo l’incontro, grande partecipazione delle persone presenti che hanno posto tante domande sia a padre Mariano che al vescovo Vito, sul tema della Parola e non solo. Si è discusso di sofferenza e di amore, di tenacia e coraggio. Una madre accenna alla sua storia di grande dolore dopo la perdita di un figlio, monsignor Piccinonna si commuove narrando la storia di un bambino di sei anni, del quale solo pochi mesi fa si è trovato a celebrare le esequie. «Dov’eri Signore…»

In conclusione, una serata piacevole ed affettuosa trascorsa a conoscersi e condividere un buon pasto preparato con i prodotti del territorio. Miele incluso, naturalmente.