I 9 nuovi Beati
Per il miracolo, attribuito all’intercessione della Venerabile Serva di Dio Maria Emilia Riquelme y Zayas, Fondatrice della Congregazione delle Suore Missionarie del Santissimo Sacramento e della Beata Maria Vergine Immacolata; nata a Granada (Spagna) il 5 agosto 1847 e ivi morta il 10 dicembre 1940;
Per il martirio dei Servi di Dio Valerio Traiano Frenţiu, Vasile Aftenie, Giovanni Suciu, Tito Livio Chinezu, Giovanni Bălan, Alessandro Rusu e Giulio Hossu, vescovi; uccisi in odio alla Fede in diversi luoghi della Romania tra il 1950 e il 1970;
Per il martirio del Servo di Dio Alfredo Cremonesi, Sacerdote professo del Pontificio Istituto per le Missioni Estere; nato a Ripalta Guerina (Italia) il 16 maggio 1902 e ucciso in odio alla Fede nel villaggio di Donoku (Myanmar) il 7 febbraio 1953;
I 5 nuovi Venerabili Servi di Dio
Per le virtù eroiche del Servo di Dio Francesco Maria Di Francia, Sacerdote diocesano, Fondatore della Congregazione delle Suore Cappuccine del Sacro Cuore; nato a Messina (Italia) il 19 febbraio 1853 e morto a Roccalumera (Italia) il 22 dicembre 1913;
Per le virtù eroiche della Serva di Dio Maria Hueber, Fondatrice della Congregazione delle Suore Terziarie di San Francesco; nata a Bressanone (oggi Italia) il 22 maggio 1653 e ivi morta il 31 luglio 1705;
Per le virtù eroiche della Serva di Dio Maria Teresa Camera, Fondatrice della Congregazione delle Figlie di Nostra Signora della Pietà; nata a Ovada (Italia) l’8 ottobre 1818 e ivi morta il 24 marzo 1894;
Per le virtù eroiche della Serva di Dio Maria Teresa Gabrieli, Cofondatrice della Congregazione delle Suore delle Poverelle – Istituto Palazzolo; nata a Bergamo (Italia) il 13 settembre 1837 e ivi morta il 6 febbraio 1908;
Per le virtù eroiche della Serva di Dio Giovanna Francesca dello Spirito Santo (al secolo: Luisa Ferrari), Fondatrice dell’Istituto delle Suore Missionarie Francescane del Verbo Incarnato; nata a Reggio Emilia (Italia) il 14 settembre 1888 e morta a Fiesole (Italia) il 21 dicembre 1984.
I 7 Servi di Dio vescovi greco-cattolici martiri
Durante la sua visita apostolica in Romania, Papa Giovanni Paolo II non esitò a rammentare ai cattolici romeni, la necessità di ricordare i martiri del XX secolo, che si sarebbero sicuramente poi rivelati “seme di nuovi cristiani”. Sabato 8 maggio 1999, nell’omelia della Divina Liturgia in rito greco-cattolico celebrata presso la cattedrale di San Giuseppe in Bucarest, il Pontefice ricordava: “Vengo ora dal cimitero cattolico di questa città: sulle tombe dei pochi martiri noti e dei molti, le cui spoglie mortali non hanno neppure l’onore di una cristiana sepoltura, ho pregato per tutti voi, ed ho invocato i vostri martiri e i confessori della fede, perché intercedano per voi presso il Padre che sta nei cieli. Ho invocato in particolare i vescovi, perché continuino ad essere vostri Pastori dal cielo: Vasile Aftenie e Ioan Balan, Valeriu Traian Frentiu, Ioan Suciu, Tit Liviu Chinezu, Alexandru Rusu. Il vostro martirologio si apre con l’ideale concelebrazione di questi vescovi che hanno mescolato il loro sangue con quello del sacrificio eucaristico che quotidianamente avevano celebrato. Ho invocato anche il cardinale Iuliu Hossu, che preferì restare con i suoi fino alla morte, rinunciando a trasferirsi a Roma per ricevere dal Papa la berretta cardinalizia, perché questo avrebbe significato lasciare la sua amata terra”.
Mons. Iuliu Hossu, nato in un villaggio dell’alta Transilvania nel 1885, sacerdote nel 1910, dottore in teologia a Roma, presso il Collegio “De propaganda Fide”, fu un punto di riferimento spirituale per i romeni di Transilvania quando la regione, negli anni 1940-44, venne occupata dall’esercito del maresciallo Horthy, ligio al regime filo-nazista ungherese, fu sempre lui ad opporsi al passaggio all’ortodossia, dopo l’occupazione sovietica, affermando che “la nostra fede è la nostra vita”. É passato per le carceri del regime comunista romeno, e quando l’inviato papale lo informò che il governo romeno era disposto ad accettare la sua nomina a cardinale, a patto ch’egli lasciasse per sempre la Romania, mon. Iuliu Hossu rifiutò di abbandonare i suoi fedeli per condividere il destino del suo popolo.
Per questi sette vescovi della Chiesa Greco-Cattolica Romena unita con Roma, che non esitarono a versare il loro sangue per Cristo e per il suo gregge al tempo del regime comunista, sin dal 28 gennaio 1997 si era ottenuto dalla Congregazione per le Cause dei Santi il nulla osta per l’avvio della loro comune causa di canonizzazione per il riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa del loro martirio.
Padre Alfredo Cremonesi martire in Myanmar
Tra i nuovi Beati c’è padre Alfredo Cremonesi, missionario del Pime in Birmania (Myanmar). Nato a Ripalta Guerina (Italia) il 16 maggio 1902, padre Alfredo Cremonesi – riporta la Fides – venne ucciso in odio alla fede in Myanmar, dove aveva trascorso 28 anni di missione, il 7 febbraio 1953. I soldati governativi stavano battendo in ritirata dopo uno scontro con i ribelli, diedero fuoco alla casa del missionario e al convento nel villaggio di Donoku, quindi un soldato sparò a padre Alfredo tra l’occhio e la tempia. In precedenza era stato invitato a ritirarsi da quel luogo molto pericoloso, ma lui aveva preferito rimanere tra la sua gente. Aveva trascorso una vita di preghiera, di mortificazione, di donazione totale ai più poveri e abbandonati, percorrendo grandi distanze a piedi per annunciare il Vangelo alle tribù non cristiane.
Da Vatican News