Un presepe diverso in Cattedrale, segno di sobrietà

Una scelta di sobrietà, un segno tangibile di condivisione, un richiamo ai valori più intimi del Santo Natale: tutto questo è sotteso al mancato allestimento del presepe in cattedrale, un gesto che solo ad una lettura superficiale ed edonistica può essere inteso come un indizio di stanchezza, o peggio come la negazione di un doveroso ossequio alla tradizione ed alla devozione popolare.

Presepe della Cattedrale di Rieti 2011

Questo il presepe della Cattedrale di Rieti per il Natale 2011. Clicca sulla foto per ingrandire.

La cappella di Santa Caterina d’Alessandria, dall’elegante profilo neoclassico, rimarrà sgombra quest’anno da pastori e greggi, angeli e corteo dei Magi.

Chi varcherà la soglia della cattedrale, lo farà davvero per ascoltare la proclamazione della Parola, per assistere alle sacre liturgie che solennizzano la festa.

Solo, sui gradini del presbiterio, il Bambino Gesù avvolto nei lini bianchi (ndr: l’articolo è stato redatto prima dell’allestimento del presepe e l’autrice non poteva prevedere esattamente attraverso quali scelte gli allestitori avrebbero interpretato la volontà del vescovo) che impreziosiscono la sua povera culla sarà illuminato la notte di Natale dalla luce che dissolve ogni tenebra. Vuol essere, questo, un invito a recuperare la dimensione più intima ed autentica del mistero dell’incarnazione, del sacrificio sublime che si prepara mediante la nascita in terra del Signore che era, che è e che viene, Signore del tempo e della storia in cui siamo chiamati a vivere assumendo consapevolezza, dimostrando responsabilità. In un momento in cui gli animi sono turbati, le coscienze confuse, le difficoltà materiali incombono minacciose e scoraggianti sulla quotidianità di tutti e di ciascuno, ci si chieda qual è il senso da attribuire al persistere dell’usanza di illuminare a festa strade e vetrine, esorcizzando la crisi mediante una sorta di anestesia delle coscienze.

Un altro particolare del presepe della Cattedrale di Rieti

Se vogliamo contribuire a recuperare risorse, a superare la crisi dobbiamo far sì che questa sia davvero un’occasione per riflettere e mutare in profondità comportamenti e valori di riferimento.

Nel cuore della festa, al centro dello spazio consacrato in cattedrale in occasione di questo Natale ci sia dunque soltanto il Bambino Gesù, il Dio incarnato che ha riscattato l’umanità dalla morte, per esortarci ad un’autentica conversione del cuore.

87 thoughts on “Un presepe diverso in Cattedrale, segno di sobrietà”

  1. Paola

    La Cattedrale senza Presepe un segno di sobrietà ? Non credo che la sobrietà si manifesti eliminando la bellissima tradizione della Natività in cattedrale.
    Mio papà mi portava ad ammirarla, io vi ho da sempre condotto i miei figli.Nel periodo delle Sante Feste, era un appuntamento da non dimenticare.
    San Francesco ha tanto amato questa sacra rappresentazione da lasciarne un segno tangibile nel nostro territorio. Rispetto le opinioni di tutti ma, in questo caso, ho voluto esprimere il mio pensiro al riguardo.

    1. Redazione Frontiera

      E’ proprio perché è così importante, riconoscibile, abituale e aspettato, che il mancato allestimento del presepe in Cattedrale dà un segno. Se fosse una cosa tra le tante non ci faremmo caso, non avvertiremmo la rinuncia, non ci porremmo la domanda. L’assenza, in questo caso, vale più della presenza. Indica la possibilità di rinunciare a quello che ci sembra necessario per concentrarci su quello che è essenziale. E’ un processo che richiede fermezza, fatica e capacità di superare ciò che l’uso ci ha indotto a dare per scontato. Uno sforzo da fare, a fronte del mondo contemporaneo, nella nostra realtà particolare, presi come siamo da una crisi di pensiero che fonda e aggrava quella materiale.

      1. Michele

        Dite piuttosto che non avevate voglia di realizzarlo… non tirate in ballo la sobrietà “Se vogliamo contribuire a recuperare risorse, a superare la crisi dobbiamo far sì che questa sia davvero un’occasione per riflettere e mutare in profondità comportamenti e valori di riferimento”; non salverete l’Italia sopprimendo presepi.
        Viva Cristo re!

        Michele

      2. michele

        dove lavoro mi hanno chiesto di togliere il presepe per dare un aria piu sobria e seria al luogo di lavoro (…) mi sono ovviamente e gentilmente rifiutato. voi avete fatto una cosa paragonabile senza che nessuno ve lo abbia chiesto…o mi sbaglio ?

    2. luciano

      “Nulla di scandaloso o sconcertante, dopo tutto”
      Tutto di vuoto mentale e spirituale, dopo tutto e prima di tutto.

    3. gabriele

      Gentili amici, rimango sbigottito: cosa han commesso i fedeli reatini per non meritarsi il Presepe? Eppure so che la vostra terra trasuda Fede vissuta, Deo gratias! Chi ha deciso pensi alle reazioni del popolo. Un tempo si diceva “vox populi, vox Dei”, una volta…

  2. Luigi Conti

    Rare volte mi è capitato di essere in maggiore disaccordo con una idea di quanto non sia oggi leggendo queste righe.
    Sembra di leggere le giustificazioni di quei genitori trentini che, nello zelo di proteggere la figlia dalla disgrazia di consolidare il rapporto con un genero sgradevole, hanno pensato che la mossa più giusta da fare fosse far fuori il loro nipotino, a costo di inventarsi una nuova tipologia di sentenza obbligante. Ala fine è sempre il nascituro che paga la pigrizia e la mancanza di desiderio di mettersi in gioco di quelli che ci sono già.
    La Cattedrale senza presepe non è per nulla più sobria, è solo più brutta, e la bruttezza non salverà certo il mondo. La sobrietà consiste nella rinuncia al superfluo, e se si deve rinunciare ad usare la bellezza per parlare al mondo di Dio, cosa che costituisce l’UNICA, e ribadisco unica ragione di essere di una cattedrale, allora è la cattedrale ad essere superflua.
    L’idea di usare la fermezza di superare ciò che l’uso ci ha indotto a dare per scontato l’ho già sentita da persone arrestate perché andavano in giro in mutande, e l’unico sforzo che la gente farà, davanti a queste alzate di ingegno, sarà quello di fare qualche passo in più per girare alla larga dalla chiesa “sobria”, scostante e brutta, e andare a godersi il presepio in una Chiesa più ospitale. L’assenza vale più della presenza? Non ho parole… nemmeno il governo Monti nella manovra pensioni ha avuto il coraggio di usare boutade di questo genere…
    resto onestamente e sgradevolmente sconcertato.

    1. Redazione Frontiera

      Caro Luigi, grazie del contributo. Noi abbiamo provato a esprimere i pensieri che i fatti ci hanno ispirato. Certamente sono parziali, magari sbaglieremo anche, e sul fatto che la bellezza salverà il mondo siamo pure d’accordo. Semplicemente abbiamo visto nella scelta dura, asciutta, addirittura triste di rinunciare al presepe in cattedrale l’invito a guardare più lontano del consueto, a spostare un po’ più in là l’orizzonte. Nulla di scandaloso o sconcertante, dopo tutto.

      1. silvia

        Bravi. Evitando le spese per il Presepio, avete fatto le economie di Giuda. Prima o poi bisognava arrivarci. Purtroppo non siete neanche i primi.

  3. Giulietta Modesti

    A me sembra la peggiore idea che potesse venire in mente.Nemmeno negli anni più difficili e tristi della mia vita ho privato la mia famiglia della speranza e dei moltissimi insegnamenti che il Presepio trasmette.Fare il Presepio è sempre stato un modo privilegiato per parlare ai figli,e ricordare a me stessa,dell’amore di Dio,della Sua presenza nelle nostre vite.La notte della nascita di Gesù è la notte del parto di Maria Santissima,la notte in cui S.Giuseppe suo sposo assume una paternità esemplare per ogni padre,la notte in cui i più umili hanno riconosciuto il Salvatore,in cui”Il popolo che camminava nelle tenebre
    vide una grande luce”…non mi dilungo oltre ma di certo non parteciperò alla Santa Messa in Cattedrale quest’anno.

    1. Redazione Frontiera

      Anche qui, per fugare l’equivoco, ricordiamo che non mancherà in cattedrale la rappresentazione della natività. Mancherà solo il presepe “storico”.

  4. fred

    Proprio per la necessità di dare un segno bisogna- per dirla con Giovanni Paolo 2 °- strillare la verità sui tetti .
    E ciò si fà ampliandolo (il presepe)dandogli più ricchezza e più colore affinchè la bellezza aumenti “la grande luce ” per il popolo delle tenebre. Spegnerlo , nascondersi mascherarsi – anche in buona fede- dietro la “sobrietà” significa non dare gloria alla notte gloriosa che tutti aspettiamo.
    Per guardare più in là del proprio orizzonte ma soprattutto per dare testimonianza bisogna impegnarsi non omettere di fare : la parola stessa risponde a proposito sia sui talenti nascosti che sugli impavidi,spero che questi nostri suggerimenti siano utilizzati non come rimprovero ma come un esortazione a fare marcia indietro rispetto alla decisione realizzando un presepe più bello e più ricco di simboli e che passi il giusto messaggio.buon lavoro

    1. Redazione Frontiera

      Non sempre una maggiore attenzione si ottiene strillando più forte. Si può ottenere attenzione anche parlando piano. Di fronte all’essenziale è giusto sperare che sia il rumore di fondo a diventare silenzio. Il Bambino messo da solo, al centro della scena della cattedrale, illuminato la notte di Natale, è appunto questo invito a rivolgersi all’essenziale.

  5. Gianluca

    Mai come in questi momenti nei quali, sotto gli influssi di una difficile contingenza economica, figlia NON UNICA di una ben più grave crisi dei valori, poteva essere effettuata una scelta meno opportuna. Proprio perchè questa crisi è figlia dell’ incapacità dell’Europa di darsi un fondamento comune, avendo deliberatamente rinunciato alle sue “radici cristiane”, finalmente avremmo l’occasione di riflettere con più attenzione sulla vera essenza di questo evento straordinario.
    La scena del presepe, estremamente sobria, ma simbolo del più grande dono che mai all’uomo sia stato offerto, è esattamente ciò che oggi all’uomo serve per conservare la speranza.
    Mai Dio ci abbandonerà, soprattutto in questo mare in tempesta. Questo è il messaggio che è indispensabile dare ad una società sazia e malata di bulimia che per troppo tempo ha aspettato solo l'”avvento” del nuovo modello di Iphone ed ha dimenticato che Dio è sceso sulla terra per aprirgli le porte del cielo. Tanto più questo segno, nella sua forma visibile, avrebbe dovuto trovare spazio nella Chiesa Cattedrale della Diocesi nella quale il Signore ispirò a San Francesco il primo presepe, sarebbe stato indispensabile che la Natività venisse accolta. Mi viene inevitabilmente alla mente il racconto evangelico che cita “non c’era posto per loro…” neppure nella sua stessa casa.

  6. roberto

    E’ scandaloso quanto affermato nelle varie risposte, il Papa anche quest’anno
    ha fatto il presepe in piazza S. Pietro, In tutte le chiese del mondo c’è un presepe, anzi in tutte le Cattedrali c’è un presepe.
    Ma VOI della Cattedrale di Rieti site speciali, San Francesco ha fatto il primo presepe in questa Valle Santa, Voi e dico VOI avete fatto l’ultimo.
    E’ semplicemente vergognoso………….

  7. marco tarquini

    non fare il presepe segno di sobrietà??? rimango basito! proprio stamattina ho avuto modo di parlare con chi da tanti anni allestisce il presepe della cattedrale e non mi ha parlato di scelta condivisa per dare segno di sobrietà… comunque lasciamo stare questo aspetto. credo che non fare il presepe sia una scelta completamente fuori luogo, soprattutto per una chiesa come la cattedrale che, in quanto tale è madre di tutte le chiese della diocesi! ben altri potrebbero essere i segni di sobrietà che come chiesa possiamo dare. dopo che nelle scuole e negli asili si sostituiscono i presepi, i canti e le recite natalizie con qualcosa di più anonimo, che non turbi la sensibilità di nessuno, ora anche la cattedrale di rieti, credo l’unica nel mondo cristiano, fa sparire il suo presepe che da generazioni, era diventato un punto focale di ammirazione e di visita da parte dell’intera città durante il periodo natalizio. mi chiedo cosa penserà il nostro San Francesco, che proprio in questa terra ha dato inizio alla tradizione del presepe, forse rimarrà anche lui attonito della scelta fatta quest’anno per la cattedrale. Eppure San francesco pensò il presepe proprio per rendere a noi più vivo il mistero dell’incarnazione, in tutta la SOBRIETA’ che esso rivela. Dio che si fa uomo in un angolo della terra, in un paese come Betlemme, in una mangiatoia tra un asino e un bue, Dio che si rivela a dei pastori che accorrono attoniti. Dio che illumina le case degli uomini e l’intera creazione fatta di rocce, di fiumi, di monti,di prati, di stelle; il presepe racchiude e manifesta nel suo piccolo tutto questo mistero e fa si che lo spettatore si senta colpito dalla bellezza artistica dell’opera che trasmette un messaggio molto più profondo. che tristezza sapere che quest’anno la bellezza e il calore del Natale lascieranno il posto ai freddi gradini di una cattedrale sempre più spoglia e fredda…

  8. un fedele

    ma perchè non chiedete direttamente ai preti della Cattedrale?? io l’ho fatto e mi hanno garantito che il presepe ci sarà come al solito seppur in maniera diversa!! ma che modo è di esprimere solo giudizi e sentenze??? penso che come Diocesi siano ben altri i problemi da affrontare….. oppure conviene a tutti (preti e non) scagliarsi contro gli altri per evitare di risolverli??? scusate tanto ma la ridicolaggine dei vostri discorsi mi ha fatto intervenire||

  9. Pietro Knopfler

    Più che dai commenti, tutti (o quasi) precisi e pertinenti, rimango sgomento e soprattutto deluso dall’articolo della prof.ssa Ileana Tozzi. Infatti nel suddetto il presepe viene etichettato come qualcosa che fa perdere d’occhio (o meglio di orecchio) ai fedeli la proclamazione della Scrittura, questo è un gravissimo errore poichè questa straordinaria rappresentazione che un santo “più che sobrio” come Francesco d’Assisi scelse anni or sono di fare proprio nella NOSTRA terra è per prima elemento catechetico e incarnazione della parola al tempo stesso. Inoltre, come diceva Giulietta, in questi giorni così segnati dai tristi fatti di economia, segno di un Europa con i valori in caduta libera, proprio come una tromba, il presepe viene a ricordare che può,che deve essere costruita una economia che getta le fondamenta proprio sulla famiglia.
    Non lasciamo che una riflessione sui tempi odierni così disattenta e ingenua come quella fatta, privi la nostra Cattedrale di uno dei pochi che ormai ci sono rimasti, per mostrare, come diceva Dostoevskji: “la bellezza che salverà il mondo”.
    Saluti.

  10. Un altro fedele...

    Proprio la professoressa Ileana, sempre in prima linea per quello che riguarda l’arte reatina…non poteva commettere errore più grosso, che quello di far passare il meraviglioso presepe della NOSTRA Cattedrale alla stregue delle lucine e degli addobbi presenti in città…Se anche noi fedeli cominciamo a travisare e interpretare male i quei simboli sacri che da quasi un millennio fanno parte della nostra tradizione, allora vuol dire che non è solo l’economia ad avere i valori in caduta libera…
    Il presepio rappresenta la vera essenza del cristianesimo, ovvero un Dio nel quale tutta la magnificenza e lo splendore della Sua gloria sta proprio nel farsi piccolo piccolo, umile, “sobrio”…
    “Il popolo che camminava nelle tenebre, ha visto un gran luce”…perfavore non priviamo il popolo che camminvava nelle tenebre di quella bellissima luce che il presepe della Cattedrale infondeva in tutti i nostri cuori ogni anno…

  11. DonFilippo Sanzi

    La mancanza del presepe tradizionale in cattedrale ha dato motivo a molte critiche, quasi tutte negative. Eppure una rottura così clamorosa di una tradizione secolare può darci un insegnamento importante.Nella nostra chiesa locale si curano molto le tradizioni; si fa del tutto per risuscitare anche quelle morte da tempo, colorandole anche con molto folclore: presepi finti o viventi, molto costosi, processioni più folcloristiche che devozionali, sacre rappresentazioni itineranti più consone al periodo carnevalesco che a quello natalizio, confraternite che hanno rispolverato i loro caratteristici confaloni e rimesso a nuovo i loro sai originali, non curandosi minimamente di conoscere e aggiornare le finalità per cui nacquero…
    Tutto questo non costituisce ciò di cui la chiesa ha bisogno oggi. La nuova evangelizzazione, di cui il mondo ha urgente necessità, esige ben altro.
    Si nota tanto notevole sforzo per la pastorale di conservazione; si fa tutto il possibile per conservare e migliorare l’esistente, ma nessuno ha il coraggio di tentare vie nuove nella pastorale.
    Mi viene in mente la frase evangelica: ” E’ necessario fare questo (cioè iniziative nuove) senza tralasciare quello” (le tradizioni).

  12. Mario Bartolomucci

    Leggo con un certo sgomento che, per dare un segno di sobrietà durante il Natale, la Cattedrale di uno dei siti francescani più importanti d’Italia non allestirà il Presepe.
    Ma esiste un Vescovo in questa città?
    Come intende festeggiare la venuta del redentore banbino? come intende onorare la tradizione che uno dei santi più amati d’italia ci ha tramandato?
    Sa molto di squallido pietismo tale decisione, spero si possa porre rimedio a questo. Quando è festa si deve festeggiare, con tutto il meglio di cui possiamo disporre, si tirano fuori le posate e i piatti migliori e si offrono i cibi più prelibati. Non credo che i fedeli verranno in cattedrale vestiti di sacco e con la cenere in testa e se lo faranno avranno sicuramente sbagliato festa e comunità.
    Mario Bartolomucci

    1. David Fabrizi

      Vale ancora una volta la pena di sottolineare come in Cattedrale non mancherà il presepe, ma si eviterà più semplicemente di allestire quello “Storico”. Capiamo che la cosa possa non piacere, ma la scelta non è poi così peregrina. Il messaggio che si tenta di dare è quello di rivolgersi all’essenziale, tralasciando ogni altra cosa possa avere il sapore dello sfarzo, del superfluo, dell’inutile. Il presepe della Cattedrale nel pieno della sua realizzazione, con luci, fontane, e ogni altra trovata scenica ci si possa inventare non dice nulla di più della semplice mangiatoia con il bambino. L’esempio dei vestiti è utile: certamente non occorre presentarsi in Cattedrale vestiti di sacco, né assumere un tono “penitenziale”. Ma nel presentarsi vestiti con semplice dignità, puliti e ordinati, senza essere appesantiti da griffe, gioielli e pellicce, si offende qualcuno? Si sbaglia festa e comunità? Dov’è lo scandalo se si toglie il superfluo alla rappresentazione della natività? E’ un invito a fare lo stesso con se stessi: in un momento difficile come quello attuale, investire su ciò che davvero conta è l’unico messaggio di speranza possibile. La riduzione al minimo della simbologia corrisponde ad un invito a rivolgersi alla natività in se stessa, a rifletterla ricominciando ad capo, togliendo tutto quello che nel tempo si è affiancato. Perdersi dietro le lucine e i balocchi è un lusso. Qualcosa che il nostro tempo non si può permettere.

      1. Mario Bartolomucci

        Insisto,
        mi riesce difficile pensare ad un contenuto minimo essenziale e sobrio!
        il presepe è una catechesi per immagini!
        c’è l’incarnazione in un bimbo che si presenta agli uomini, prima di tutto i semplici, i pastori… ma non si cela anche ai sapienti e a tutti coloro che lo cercano!
        Nel mio presepe ci sono la sacra famiglia di Nazareth, la stella, e i pastori. I Re Magi arrivano rigorosamente il 6 gennaio. Il Bambinello (benedetto la domenica precedente il Natale) viene messo nella mangiatoia tra il 24 e il 25 dal più piccolo della casa.
        E’ un momento importante proprio per i bambini.
        I balocchi, forse, il 25 mattina
        lusso poco, ma festa tanta! e gioia!e voglia di divertirsi. Mangeremo sicuramente più di quanto sia necessario ed è giusto così.
        Punti di vista che comunque non devono separare e dividere
        Buon Natale!
        Mario Bartolomucci

  13. marco tarquini

    continuo a vedere inutili i tentativi di difendere una scelta davvero fuori luogo di non fare il presepe come segno di sobrietà… perchè allora non rinunciare al cenone? fare qualche opera di carità in più? soprattutto verso quelle piccole imprese che non ce la fanno ad andare avanti anche a causa di affitti sempre più onerosi? questo è segno di sobrietà, tutto il resto rischia di essere preso come segno di tirchieria… buon natale a tutti, io mi fermerò a contemplare il presepe della mia parrocchia, rischiando di farmi anestetizzare la coscienza…

    1. David Fabrizi

      Non è il gesto in sé, è il messaggio. E il fatto che se ne continui a parlare vuol dire che la scelta è stata molto più azzeccata di altre. Il presepe in forma ridotta non è un invito ad una maggiore solidarietà, ma ad introdurre un diverso modo di considerare le cose nella propria vita.

  14. fred

    Concordo con tutti quelli come me che difendono il valore del presepe ed invito tutti ad andare presso le altre chiese a verificare se la presunta “sobrietà” equivale al messaggio stesso che il presepe rappresenta e se quindi le altre chiese hanno intrapreso la stessa via della cattedrale.
    Ciò che sgomenta è la testardaggine nel reiterare la difesa ad una mossa sbagliata.
    Ci sarebbero stati i tempi ed i modi per correggerla.
    Ma tant’è , lasciateci almeno la possibilità di poterlo dire e di pregare per voi per noi , per tutti
    buon natale

  15. Ileana Tozzi

    Attendo che il Natale sia giunto, perché chi vuole possa commentare a ragion veduta. Il messaggio del presepe minimalista, essenziale allestito in cattedrale è stato pensato così per essere lineare, chiaro e coerente con la proclamazione del messaggio di S.E. il Vescovo che inaugura l’Anno Eucaristico: Cristo è al centro della storia, individuale e collettiva, Dio vero generato e non creato, venuto al mondo per riscattarci uno ad uno. Si è fatto a meno del fondale, del cielo stellato, dell’acquaiola, del laghetto di specchio, della fontanella della nostra infanzia? Fedeli al Pastore, dunque, piuttosto che affezionati ai pastori.

  16. Ileana Tozzi

    (chiedo scusa dei refusi, ma sono miope astigmatica e presbite, tre difetti per due occhi soltanto…)

  17. marco tarquini

    la fedeltà al pastore si misura in ben altre cose.. e comunque se è il pastore ad aver preso questa decisione per la cattedrale non è detto che la sua sia un’idea illuminata solo per il fatto che è vescovo, l’infallibilità è solo del Papa e solo per alcune cose. quindi senza togliere il rispetto per il pastore che da parte mia c’è tutto, non mi sento affatto di appoggiare questa sua iniziativa che trovo abbastanza discutibile.

  18. marco tarquini

    Invito a leggere alcune frasi dell’omelia di BEnedetto XVI nella notte di Natale:”Quando, nel 1223, San Francesco di Assisi celebrò a Greccio il Natale con un bue e un asino e una mangiatoia piena di fieno, si rese visibile una nuova dimensione del mistero del Natale. Francesco di Assisi ha chiamato il Natale “la festa delle feste” – più di tutte le altre solennità – e l’ha celebrato con “ineffabile premura” (2 Celano, 199: Fonti Francescane, 787). Baciava con grande devozione le immagini del bambinello e balbettava parole di dolcezza alla maniera dei bambini, ci racconta Tommaso da Celano (ivi). gran parte della sua omelia è dedicata al presepe che franscesco ha voluto a greccio… andiamola a leggere e meditare…

  19. franca rossi

    Copio di seguito questo articolo con preghiera di inoltrarlo a S.E. il Vescovo,che non credo abbia tempo di informarsi autonomamente.
    Buon Natale (ammesso che ci crediate ancora)
    Franca Rossi

    A Rieti hanno ucciso il presepe

    di Riccardo Cascioli29-12-2011

    «La decisione di rinunciare allo storico presepe della Cattedrale (…) è anche un invito a rinnovare lo sguardo anche sulle tradizioni più ovvie, a superare ciò che l’uso ci ha indotto a dare per scontato, a rinunciare a quello che ci sembra necessario per concentrarci su quello che è davvero essenziale». Inizia così sull’ultimo numero del settimanale diocesano di Rieti l’articolo che dovrebbe spiegare ai fedeli perché quest’anno non hanno trovato il presepe nella cattedrale. Eh sì, proprio così: nella diocesi dove è ubicata Greccio, il luogo dove San Francesco ha voluto creare il primo presepe, si è deciso di eliminarlo dalla cattedrale, per richiamare all’essenziale. Così via il presepe storico, quest’anno è restato «solo, sui gradini del presbiterio, il Bambino Gesù avvolto nei lini bianchi».

    Lo sconcerto ed il disorientamento tra i fedeli è grande e lo testimoniano i commenti sul sito del settimanale diocesano. Soprattutto a sconcertare sono gli argomenti che via via i responsabili della diocesi e della redazione del settimanale portano per giustificare l’assurda decisione, che viene attribuita al vescovo in persona: «Una scelta di sobrietà». Sobrietà? Eliminare il presepe una scelta di sobrietà? Ecco una bella idea per tutte quelle scuole che impediscono qualsiasi rappresentazione del Natale di Gesù: basta inutili discussioni, sulla sobrietà siamo tutti d’accordo. E pensare che noi ancora a prendercela con la secolarizzazione, il laicismo, l’odio alla Chiesa: non abbiamo capito niente, era solo sobrietà, richiamo all’essenziale. E allora via il presepe, ma via anche le croci dalle pareti; di più, anche dai tetti delle chiese, una anacronistica rappresentazione trionfalista. E tanto che ci siamo, perché non rinunciare anche alla messa domenicale, un rito cui ci si è abituati e che si vive dimentichi del significato? Come dicono nella Curia di Rieti «l’assenza, in questo caso, vale più della presenza». Chissà che bella provocazione alla nostra fede quella domenica che entrando in chiesa, trovassimo l’avviso: «La messa non si celebra per richiamare all’essenziale». Chissà quante conversioni fulminanti.

    Ma non basta: si toglie il presepe, così «chi varcherà la soglia della cattedrale, lo farà davvero per ascoltare la proclamazione della Parola». Capito? Il presepe distrae dalla proclamazione della Parola. Forse chissà, negli anni passati, avranno visto che durante le insopportabili omelie episcopali, i fedeli si alzavano e preferivano andare a meditare qualche minuto davanti al presepe.

    E ancora: «Il messaggio che si tenta di dare è quello di rivolgersi all’essenziale, tralasciando ogni altra cosa possa avere il sapore dello sfarzo, del superfluo, dell’inutile». Cioè: Giuseppe e Maria, i Magi, i pastori sarebbero lo sfarzo, il superfluo, l’inutile. Quello che conta invece sarebbe solo quel Bambinello astratto dalla realtà, disincarnato, venuto chissà da dove e quando, e abbandonato sui gradini del presbiterio.

    Diciamo la verità: quella che è andata in scena nella cattedrale di Rieti è la negazione stessa del Natale, il Dio che si fa uomo nascendo dal grembo di una donna, in un momento preciso della storia e in un luogo altrettanto preciso. La grotta, i pastori, le campagne e perfino il disprezzato laghetto, nel tentativo di ricreare l’ambiente storico in cui è nato Gesù, sono elementi che sottolineano proprio questa storicità, questa concretezza dell’avvenimento cristiano. Altro che elementi inutili e superflui, altro che sobrietà.

    Perché questi personaggi della Curia di Rieti non percorrono quei 15 chilometri che li separano da Greccio e vanno a confrontare queste scempiaggini con lo spettacolo della grotta dove San Francesco volle ricreare la scena esatta accaduta a Betlemme dodici secoli prima, pretendendo addirittura la presenza del bue e dell’asinello? Forse che anche San Francesco mancava di sobrietà?

    San Francesco, ci dice il biografo Tommaso da Celano, con quel presepe fece rinascere Gesù nel cuore di tante persone che erano accorse a Greccio. Oggi a Rieti si è deciso di farlo morire.

  20. Giuseppe

    PROPOSTA PER LA DIOCESI:
    tutti i sacerdoti si limitino alla sobrietà della lettura dei Vangeli e rinuncino a fare le omelie (molto spesso superflue, ridondanti, autocelebrative del proprio sapere, politiche, etc.).
    Questo sarebbe un segno di umiltà!

  21. Ignazio

    Vi invito a leggere quest’articolo di Nicola Bruni, per capire bene qual’è il significato del presepe. Eliminarlo o alterarlo o ridurlo all’essenziale, attribuendo alla propria scelta (quella della diocesi) stupidi significati, che non sto neppure a commentare, non aiuta certo il cristiano a prendere coscienza dell’evento di salvezza. Un bravo al commento di luigi Conti, che ha colpito nel segno, e a Don F.Sanzi ricordo : Durante la notte di Natale del 1223, a Greccio (sulla strada che da Stroncone prosegue verso il reatino), Francesco rievocò la nascita di Gesù, facendo una rappresentazione vivente di quell’evento. Secondo le agiografie, durante la Messa, il putto raffigurante il Bambinello avrebbe preso vita più volte tra le braccia di Francesco. Da questo episodio ebbe origine la tradizione del presepe.

    I valori simbolici del presepe

    Il presepe, per i cristiani, è la rievocazione artistica del più grande avvenimento della storia: la nascita – a Betlemme, in Palestina, sotto il dominio romano dell’imperatore Augusto – di Gesù, il Salvatore del mondo, Dio che si è fatto uomo ed è venuto ad abitare fra noi.
    Ed è una rappresentazione simbolica che ripropone visivamente importanti valori morali dell’umanesimo cristiano:
    la sacralità della vita umana nascente, della maternità della donna e della famiglia fondata sul matrimonio;
    la pari dignità di figli di Dio delle persone umili, i pastori, chiamati per primi ad incontrare Gesù bambino e a ricevere il suo annuncio di salvezza;
    la generosità nell’aiutare chi è nel bisogno, come virtù anche dei poveri;
    la pace e la pacifica convivenza fra popoli diversi (nell’annuncio degli angeli “Pace in terra agli uomini di buona volontà”);
    l’accettazione dei doni portati dai rappresentanti di altri popoli e culture (i Magi venuti dall’Oriente);
    il rispetto e l’amore per la natura creata da Dio (il cielo stellato, la campagna, le montagne, i corsi d’acqua raffigurati nel presepe) e per gli animali, chiamati anche loro (il bue, l’asinello, le pecorelle) a popolare la scena della Natività, per riscaldare con il fiato il Bambinello e fargli compagnia.
    Peraltro, la nascita di Gesù avvenne in circostanze drammatiche: Dio volle farsi uomo nascendo come un povero figlio di immigrati senza casa, costretti prima a cercare alloggio in una stalla, “perché non c’era posto per loro nell’albergo” (secondo il Vangelo di Luca), e poi a rifugiarsi da clandestini in Egitto per sottrarsi ad una persecuzione assassina (quella del re Erode che ordinò la “strage degli innocenti”, cioè di tutti i bambini di Betlemme dai due anni in giù).
    L’albergo in cui “non c’era posto” per una madre in procinto di partorire (e nessuno le cedette il suo) è il simbolo del nostro egoismo, mentre la “mangiatoia” in cui Maria “depose” il Bambino appena nato è un invito a immedesimarci nelle gravi difficoltà in cui versano tante persone povere.
    Aldilà del suo significato religioso, il presepe ha anche il valore “laico” di rievocazione storico-artistica della nascita di un grande maestro di vita, un grande educatore dell’umanità, il cui insegnamento ha largamente orientato l’evoluzione della civiltà umana divenendo il fondamento costitutivo della civiltà europea: ragion per cui anche nel mondo non cristiano si accetta di contare gli anni dalla data convenzionale della sua nascita.
    Quella del presepe è una tradizione natalizia genuinamente italiana e non consumistica, profondamente radicata nella cultura popolare del nostro Paese.
    La iniziò nel 1223 uno degli italiani più illustri, il più amato nel mondo, San Francesco d’Assisi, realizzando a Greccio (nei pressi di Rieti) il primo presepe con personaggi viventi. Fu lui a mettere nella capanna di Gesù bambino il bue e l’asinello, di cui non parlano i Vangeli.

  22. diacono Franco

    Segno di sobrietà una cattedrale senza presepe? Stiamo scherzando? Sarebbero queste le frontiere della nuova evangelizzazione? A quando la sobrietà di una cattedrale senza Messa?

  23. Massimo

    Intendo rispondere con molta pacatezza ai commenti precedenti, che contengono ciascuno a suo modo delle verità oggettive, opinioni legittime, desideri più che comprensibili. Ma nella Cattedrale di Rieti il presepe C’E’. E’ PRESENTE con Gesù, Giuseppe, Maria, il bue e l’asinello, i Magi da lontano che sono in arrivo. Non sono presenti solo lucine, fontanelle e altre cose non necessarie. Il Vescovo a Rieti c’è e ha chiesto quest’anno che fosse accolto questo suo desiderio, tutto qua.

  24. Redazione Frontiera

    Per dare un utile contributo al dibattito abbiamo pubblicato una fotografia del presepe della Cattedrale di Rieti, in modo che i commenti possano essere calibrati a “ragion veduta” e nel merito. Certi articoli e certi commenti, infatti, sembrano un po’ approssimativi, forse perché scritti da troppo da lontano. Il che aggrava una miopia che pare essere piuttosto diffusa.

    1. Gerolamo

      Qua l’unica miopia è quella dell’autrice dell’articolo, come da lei ammesso. E non sembra che voi della redazione ci vediate molto meglio. Sul vescovo taccio perchè è pur sempre il mio vescovo

  25. Andrea

    Pare di capire che la presenza del “solo Bambino Gesù” fosse un obiettivo, ma poi sia stato realizzato sui gradini del presbiterio un Presepe “semplificato” .
    In ogni caso, l’accento è posto su Dio “solo” e sulla Luce.
    Questi sono elementi tipicamente protestantici: Cristo senza Chiesa, luce “chiarificatrice” (in senso intellettivo).

    Tutto ciò proprio nell’anno in cui il Santo Padre ha sottolineato con estrema forza la novità portata da San Francesco (“l’anno liturgico ha ricevuto un secondo centro in una festa che è, anzitutto, una festa del cuore”, omelia della Messa di Mezzanotte).

  26. Alessandro Zambonin

    Per quanto riguarda la sobrietà vorrei che rileggeste il Vangelo al punto in cui i piedi di Gesù vennero lavati e asciugati coi capelli e il suo capo unto con il prezioso olio che invece si sarebbe dovuto vendere per i poveri.
    Il Natale è come avere qui con noi Gesù.
    Dobbiamo fargli festa anche esteriormente, non solo con la preparazione interiore, quale segno di testimonianza agli altri.
    Altrimenti rimarrà solo la luce del Babbo Natale della Coca Cola e chi non crede non potrà vedere.
    Già non dicono più buon Natale, ma solo auguri o buone feste.
    Si tratta di testimonianza.

  27. marco tarquini

    la redazione fontiera continua ancora ad insistere, non è la presenza delle 4 statuine messe sui gradini del presbiterio della cattedrale a preoccupare ma le scempiaggini che sono state dette per giustificare questa scelta… e ancora si insiste… non credete di aver esagerato? ringrazio la “bussola quotidiana” per quanto scritto, forse in alcune espressioni un pò forte ma fa capire la gravità delle cose dette per promuovere questa iniziativa che nell’ultimo artocolo e stata intitolata “una scelta coraggiosa”… ben altre dovrebbero essere le scelte coraggiose da fare… la redazione potrebbe anche fare un passo indietro…

  28. Gerolamo

    Propongo quest’anno che viene, in segno di questa sobrietà, a rinunciare alla stampa del giornalino diocesano. Si risparmiano i soldi che possono essere impiegati in attività sociali e si preserva la fede dei più semplici.

  29. fred

    ancora una volta concordo esattamente con gli ultimi post e soprattutto nel fatto che la redazione continui a difendere una scelta indifendibile e non consona alle aspettative del papa e della chiesa stessa.l’errore è stato fatto …sarebbe più facile dire… “scusateci non volevamo generare tale equivoco ” ma non per noi quanto per i famosi “piccoli ,i lontani , quelli che hanno bisogno di un annuncio forte “

  30. domenico

    caro vescovo ha messo dei ragazzi fuori della cattedrale per verificare se i fedeli hanno ascoltato con maggiore attenzione la Parola????Sei sicuro che i fedeli siano così consapevoli che in chiesa si legge la Parola di DIO???Vuoi dare davvero un bel segnale di sobrietà?Bene, allora via croce d’oro e la sostituisca con una di legno via il pastorale e adotti un bel bastone sull’esempio di Mosè!!!meno sfarzo nelle parrochie e nello stile di vita del clero!!!e vedraà che allora si i fedeli torneranno con più entusiasmo in chiesa!!

  31. Loredana

    sfogliando il quotidiano on-line La bussola,
    mi sono soffermata sull’articolo di Riccardo Cascioli con cui concordo pienamente. Mai, come in questi tempi di politically-correct dove si fa di tutto per cancellare ogni simbolo che riporta alla ns. identità di cristiani, anche se più spesso solo per tradizione, abbiamo l’urgenza di essere richiamati a Colui che ci ha creato e ci ha donato Suo Figlio per la ns. salvezza. Il Presepe racconta la Storia più bella: Dio si è fatto Bambino! Il Verbo si è fatto Carne! la Parola ha preso le fattezze di un Uomo che ha incontrato gli uomini! non è qualcosa di astratto: è un Fatto accaduto 2000 anni fà e continua ancora oggi…Il Presepe è la memoria di questo Fatto!

  32. Sini

    Nell’articolo leggo “Solo, sui gradini del presbiterio, il Bambino Gesù avvolto nei lini bianchi che impreziosiscono la sua povera culla sarà illuminato la notte di Natale dalla luce che dissolve ogni tenebra”.
    La foto pubblicata segna evidentemente una marcia indietro rispetto al progetto originale che, in accordo con gli altri commentatori, ritengo ideologico e protestantico.
    Evidentemente le proteste e le denunce sono servite.
    Nel mio piccolo, a Natale ritengo essenziale l’adorazione del presepe, e superfluo l’intellettualismo da sacrestia.

  33. Paolo

    Come dice il prefazio di Natale, siamo condotti alle realtà celesti attraverso le realtà visibili, l’umanità di Cristo, i misteri della vita nascosta, il presepio, la via crucis. Quindi se è vero che è la divinità di Cristo la sorgente della grazia, è altrettanto salutare che il percorso obbligato per noi, che siamo umani, è quello di partire dagli eventi terreni, carnali, dall’umanità di Cristo a gustare le realtà interiori, quindi viva il presepio, e più grande possibile, alleluia!

    1. Andrea

      Bravo Paolo! Tempo fa (fuori dal tempo natalizio) un santo sacerdote che conosco citava con ammirazione quel Prefazio, che svela una struttura portante del Cattolicesimo.
      Dio sa benissimo che abbiamo bisogno di vedere e di toccare: ci ha fatti Lui.

  34. turrin giuseppe

    I “nemici” del presepio pensavo fossero certi insegnanti che per rispetto ai bambini di altre religioni impediscono che lo si faccia nelle scuole oppure i laicisti dela Romagna “rossa” che chiamano il Natale “festa d’inverno”…); invece mi accorgo che non dobbiamo più andare a cercarli chissà dove, basta andare…in certe curie diocesane. Ma che motivazioni hanno portato? La sobrietà? Ma fatemi un piacere, basta tirare fuori dalle soffitte quello che ogni chiesa ha in deposito, lo si disponga secondo un “tema”, che può essere quello dell’anno pastorale in corso (sempre che la diocesi lo abbia ), e disporre il tutto con sobrietà, ma il presepio lo si faccia. E poi il presepio disturba l’ascolto della parola? Mai sentito, lì c’è la Parola Incarnata, e la catechesi non è fatta di segni? Insomma non arrampichiamoci sugli specchi per voler far capire cose che non si capiscono…Inoltre mi pare che distragga di più mettere, per tamponare il non fatto, un ambaradan sui gradini del presbitero che davvero disturba le celebrazioni e distrae dalla partecipazione. Da noi si dice che “il taccon è peggio del buco”. Qualche volta, senza mancare di rispetto, anche i preti ne sanno poco di metodologia pastorale. E le osservazioni sappiano accoglierle e si mettano in ascolto dei fedeli e soprattutto l’anno prossimo ripristino il presepio senza preoccuparsi dell’austerità che si può rispettare in tanti altri modi, ricordandoci dell’esempio dei Santi che a Dio davano il meglio (basta guardare le chiese del Cottolengo o di don Bosco) eppure essi si preoccupavano di non lasciare mancare niente ai poveri e ai bisognosi ma essi vivevano in maniera veramente austera. Con cordialità e con gli auguri che il nuovo anno porti “migliori” consigli e buoni propositi. d. Giuseppe

  35. Fabio

    “Nulla di scandaloso o sconcertante”? Il vostro “magari sbaglieremo anche” è scandaloso e sconcertante… No, avete sbagliato in maniera molto evidente ed è solo da ciechi e stolti non riconoscerlo. Sobrietà? Citando una celebre canzone vi domando “Vi c’hanno mai mandato a quel paese?”. Greccio, s’intende… Buon tempo di Natale! O meglio, buone feste (è più sobrio..)!

  36. Leonardo

    Non appartengo alla Diocesi di Rieti ma, appena saputa la notizia, non posso non esprimere, come credente, il mio netto disappunto per una decisione (quella di non allestire il Presepe in Cattedrale) che trovo semplicemente assurda ed incomprensibile, da qualunque punto di vista la si guardi. Saluti.

  37. Giuseppe

    Ascoltate e rispettate i fedeli che desiderano il presepe tradizionale. Vox populi Vox Dei!

  38. Giovanni

    Beh, allora il prossimo passo quale sarà, eliminare l’altare, la Croce e il tabernacolo?
    Sicuramente i fedeli noteranno l’assenza.

  39. Marco

    Non sono affatto d’accordo con il falso mito ideologico della sobrietà. La realtà è che quando un bambino vede e capisce che sull’altare c’è qualcosa di importante, qualcosa di valore, qualcosa in cui la gente crede perchè si rivolge ad esso con rispetto e reverenza, capisce che lì c’è qualcosa a cui prestare attenzione.
    Quando vede che non c’è nulla, che l’altare è vuoto spoglio, arido, non dà valore alla cosa anzi dà ad essa meno valore di tante altre.
    Un tale bambino non crescerà mai con l’immagine della presenza di un Dio , ma crescerà con l’idea di una assemblea di uomini (che senza Dio equivale ad ateismo). E’ anche per questi motivi che la nostra società si è scristianizzata.

  40. Gianluca Segre

    Non sono fedele della Diocesi di Rieti, apprendo da La Stampa di Torino e dalla Bussola Quotidiana la bella notizia: via il Presepe ( malgrado il dietrofront successivo in cattedrale), in nome della sobrietà ( a proposito, quali risorse sono state “liberate”? ) e in nome dell’ascolto della Parola. Tantovale farsi protestanti..
    S. Francesco, ideatore del Presepe? uno sciocco sprecone. Maria, Giuseppe, i pastori? via tutti, lasciamo Gesù tra “bianchi lini” abbandonato in qualche pascolo di Betlemme.
    Non c’era posto per loro, ci dice il Vangelo. Non c’è posto per il buon senso, nel cuore e nella testa di qualcuno, da voi a Rieti. Gianluca S.

  41. Luigi Conti

    Alla luce del can can mediatico che monta, (oggi intervengono due grandissime firme come Andrea Tornielli e Antonio Socci), non posso fare a meno di notare, e lo dico appuntandomi sulla giacca con orgoglio il distintivo di collaboratore (quiescente per colpe e pigrizia proprie) del foglio diocesano Frontiera, che il fuoco della polemiche sta assai poco nelle scelte realizzative del presepe in cattedrale e assai assai sulle scelte editoriali del giornale che commenta il fatto.
    Che il presepio si metta qui o lì, in piccolo o in grande a me interessa,e anche se non insegno storia dell’arte do il mio parere estetico, ma il punto su cui io , dal primo giorno ero intervenuto, e oggi leggo Socci riprendere il mio intervento, stava invece nella scelta editoriale dell’articolo di Frontiera, stava nel pensare che umiliare e rimpicciolire il presepe fosse “sobrio” quando è invece è soltanto sbagliato, riduttivo e poco intelligente, oltre che controproducente in termini di annunzio e di testimonianza.
    L’iconoclastia è una tentazione permanente della Chiesa di Dio, ogni tot secoli arriva qualcuno che vuole bruciare tutto quello che di bello è stato usato per far battere i cuori dei fedeli a cui bisognava indicare e spiegare i misteri di Dio, naturalmente in nome dell’autenticità evangelica e della concentrazione sull’essenziale; non c’è nulla di nuovo, la Chiesa ha ascoltato tutti da Leone III di Bisanzio a Giovanni Calvino, e tutti ha condannato senza appello, perché i loro argomenti sono assurdi e anticristiani.
    Il più semplice e sobrio dei nostri santi, Francesco, ha introdotto il presepe perché pensava che la sobrietà andasse misurata su ben altro e servisse a ben altro, fine, stop. Ora è chiaro che si può essere di diverso avviso senza essere scismatici o eretici, ma mi sembra una toppa molto peggiore del buco scrivere: “il fatto che se ne continui a parlare vuol dire che la scelta è stata molto più azzeccata di altre”, come fa non uno sciocco qualsiasi ma David Fabrizi che conosco e stimo.
    Abbiate pazienza, ma io non divento importante, o profetico, per il solo fatto che arrivano cento persone diverse a dirmi quanto è grosso il granchio che ho preso!

  42. Lorenzo Blasetti

    La vicenda del presepe tradizionale nella nostra cattedrale mi rattrista e mi sconcerta.Non so chi abbia avuto l’idea di non farlo. So che la nostra chiesa è in balia dell’improvvisazione pastorale e di una superficialità “presuntusosa” che è un ottimo terreno di coltura non solo, e sarebbe la cosa meno grave, per rimuovere un simbolo come il presepe dalla cattedrale, ma per rimuovere Cristo e il suo vangelo dall’orizzante esperienziale delle nostre comunità e dal cuore delle persone. Ho letto i vari commenti. Dico la verità: sarei più confortato se da parte della gente che si dice “cristiana” ci fosse una presa di coscienza e una forte protesta contro la banalizzazione della vita cristiana e la superficilaità della nostra chiesa ridotta a distribuire sacramenti e a celebrare riti in assenza quasi totale della fede che dovrebbe motivarli e sostenerli. A coloro che hanno pensato che la strada per rinnovare la chiesa fosse quella di non fare il presepe vorrei porre solo questa domanda: che ne abbiamo fatto del Sinodo diocesano?
    Ma, a proposito di presepe, vorrei suggerire una mia riflessione, in poesia, sperando che dalle parole a difesa del presepe o dallo sconcerto per la sua assenza qualcuno trovi il tempo di riflettere e pregare “davanti al prespe”:

    Davanti al presepe

    Qualcuno ha premuto il bottone:
    improvviso il presepe si accende
    e riprende vigore
    il rumore dell’acqua che scende dai monti
    e diventa fontana, una donna che lava,
    un bambino che gioca
    mentre l’asino attende paziente
    i ferri che un fabbro prepara
    scaldandoli al fuoco
    e poi il forno già pronto
    e il pane fumante…

    E quella capanna:
    la culla di paglia, la mamma stupita
    il padre che veglia, il bambino sorride,
    gli angeli fanno corona,
    il pastore accompagna il suo gregge
    i magi lontani, il palazzo di Erode
    la stella che avanza nel cielo
    la notte e il sole che sorge
    e rischiara la scena…

    Poi il silenzio… la vita si spegne
    il presepe è lontano
    come un sogno svanito nel nulla…
    affogato in un altro presepe
    che quella capanna ha sepolto
    nel cuore di un uomo accecato
    dall’odio e stordito da voci assordanti
    che hanno fatto di Dio
    un idolo muto, una statua di gesso
    che riprende vigore soltanto
    se premi un bottone.

    Auguro “buon prespe nel cuore”
    don Lorenzo

  43. Sergio Chisena

    Cari figli anche stasera con gioia vi invito durante questo tempo di grazia in modo speciale, rinnovate la preghiera in famiglia. Pregate, cari figli, in famiglia durante questo tempo, pregate davanti al presepio. Pregate, cari figli, che con la preghiera ritorni la gioia nei vostri cuori. Che la luce del Natale risplenda nei vostri cuori. Grazie perchè avete risposto alla mia chiamata
    Messaggio straordinario dato dalla Madonna durante l’Apparizione del 9 Dicembre 2005 a Ivan a Medjugorje

  44. Fabrizio Santoprete

    Ho ascoltato con attenzione il portavoce del vescovo sulla vicenda del “presepe mancato” in Cattedrale.
    Dalle sue parole ho intuito, aspetto eventualmente smentite, che il vero motivo per cui non è stato realizzato il presepe è stata la mancanza di “operai”. Probabilmente era molto meglio dire questo (se è vero) con la relativa richiesta di aiuto. Veramente da ciò si poteva capire quanto i reatini tengono al loro “presepio”.
    Vorrei inoltre che una parola venisse dal vescovo che, a quanto mi risulta, è anche il parroco della cattedrale.

  45. isabella

    ” l’invito a guardare più lontano del consueto, a spostare un po’ più in là l’orizzonte.”
    cara redazione, ma più in là dove? guardate che lo scopo da raggiungere nella vita è Gesù Cristo!

  46. letizia rosati

    Dopo tante, autorevoli e dense considerazioni credo che non dobbiamo perdere di vista l’obiettivo di questa profusione di commenti. Ringrazio la redazione di Frontiera per essersi prestata ad un dibattito democratico, ad essa certamente sfavorevole, ma torno a sottolineare l’importanza simbolica delle scelte e dei SEGNI che ne conseguono. Non voglio addentrarmi in una dissertazione accademica, in questa sede assolutamemnte inutile, sul Presepe francescano e la scultura presepiale napoletana del XVII e XVIII secolo, ma, ripartire dalla verità catechita che sottende la sacra rappresentazione dell’assisiate.
    Francesco, che non era un poverello sempliciotto, sdolcinato ambientalista, sproveduto delle cose del mondo, ma uomo acuto e sapiente, nel senso biblico del termine, torna dalla Terra Santa con l’immagine della Sacra Famiglia e nel 1223 a Greccio, un piccolo borgo piccolo e povero sconosciuto ai più, attraverso la forza comunicativa delle immagini rende concreto, tangibile, attuale il miracolo dell’INCARNAZIONE. Non credo che il “740” dell’assisiate fosse migliore d quello di tanti italiani di oggi! Eppure non si è conformato al perbenismo del suo tempo storico.
    La scelta di “sobrietà”, sostenuta e rimarcata da Frontiera, palesa un retaggio post-ideologico da intelligencija radical chic salottiera incapace di intepretare la verità! Ciò stratifica povertà ad altra povertà! Un consiglio: andate a Medjugorie e vedete! Lì c’è tanta miseria, quella vera, ma c’è viva, presente, tangibile l’INCARNAZIONE!
    Domanda: cosa sono il Cristianesimo? Il Natale? Innanzitutto un evento, un incontro tra la creautura ed il suo Creatore, dopo, ma solo dopo, diventa cultura, tradizione, folklore. La tesi del Presepe sobrio dimostra che è rimasto solo questo: il folklore!
    Letizia Rosati,
    storica dell’arte

  47. marco tarquini

    mi inchino alla saggezza della prof lerizia rosati… condivido quello che ha scritto…;-)

  48. un fedele

    e basta!!!!! ma il signor tarquini non ha nient’altro da fare che stare tutto il giorno davanti al computer?? non doveva stare a contemplare il mega presepe della sua parrocchia?? state diventando ridicoli!! sono stato a messa in Cattedrale per le celebrazioni del Natale ed erano tutte strapiene al di là delle “quattro statue” come qualcuno ha definito il presepe in cattedrale che comunque C’E!!!! e poi: come mai qui i commenti sono in un modo e di là si parla di povero vescovo?? faccia pace con se stesso e si dedichi alla sua parrocchia invece di perdere tempo su frontiera!!!

  49. fred

    Gentile fedele
    concordo con te che forse è meglio smorzare i toni ma, aggiungo , soprattutto i tuoi!! Forse, e sottolineo forse , non ci siamo ben spiegati… ma è chiaro che il problema ha ben altra levatura che la tua interpretazione.
    Speriamo che l’odierno messaggio del Papa ti possa illuminare meglio di quanto abbiamo cercato di fare noi !!ti auguro un buona domenica ed un buon giorno di festa nel Signore

  50. un fedele

    voi avete alimentato solo polemiche inutili!! vi siete scagliati contro un qualcosa che di fatto non esiste sfoggiando la vostra “cultura” e malcelando parole di astio verso la Diocesi ed il Vescovo stesso!! io mi auguro che ancora prima che la parola del Papa sia quella di Dio a farvi riflettere e a stare un po’ più zitti!

  51. marco tarquini

    caro fedele, non si preoccupi che alla mia parrocchia e alla contemplazione del mio presepe so ben pensarci e non ho bisogno che lei me lo ricordi, ne devo rendere conto a lei di come uso il mio tempo. e poi se permette mi interesso di frontiera come di quello che succede nella mia diocesi.e non mi sembra di aver attaccato nessuno nei miei commenti tantomeno il vescovo, ne ho fatto nomi, come lei fa nascondendosi dietro l’anonimato. e poi scusi ma c’è forse una censura non si può scrivere ciò che si pensa?

  52. un fedele

    ma scriva pure quello che le pare! fatto sta che poteva rispiarmiarselo benissimo! e comunque piacere! mi chiamo francesco tancioni!

    P.S. ma il suo vescovo sa le sue opinioni – visto che parla apertamente – o le ha lette come noi? ma poi scusi, visto che è prete le vicende della Diocesi le dovrebbe sapere per primo (visto che dovrebbe viverle in prima persona) e non saperle da internet!

  53. Lorenzo Blasetti

    Ma perché colui che si definisce “un fedele” non ha il coraggio e l’umiltà di dire il suo nome e cognome? Nascondersi dietro l’anonimato non mi pare che possa considerarsi una testimonianza di fedeltà…

  54. Lorenzo Blasetti

    Non avevo letto la risposta di “un fedele” dove finalmente ci dice chi è. Bene, Francesco Tancioni: potevi dirlo subito come ti chiamavi e non su richiesta. Dire il proprio pensiero, firmandosi, suscita stima e rispetto per la persona, anche quando non si è d’accordo con quello che pensa. Auguri di buon anno, Francesco Tancioni.

  55. un fedele

    ma perchè parlate (scrivete in questo caso) tanto per farlo??? si, mi chiamo Francesco Tancioni, nato e cresciuto in via Roma a Rieti e da vant’anni abito nelle vicinanze di piazza Irnerio a Roma?? le basta?? rimane il fatto che da persone che si firmano come chiunque altro(quando poi vengo a sapere che queste persone sono Don), mi aspetterei un minimo di vicinanza nei confronti del vescovo e non attacchi così gratuiti! (vedi le vicende del motociclista e di Cittaducale) ma che modo è di attaccare???

  56. un fedele

    P.S. tanti auguri anche a lei… e scusi la veemenza,ma non se ne può più di sentire sempre gli stessi discorsi!

  57. Lorenzo Blasetti

    La ringrazio degli auguri, anche se vedo che continua a chiamarsi “un fedele”. Parla di “attacchi gratuiti” nei confronti del vescovo, facendo riferimento ai funerali di Simoncelli (il motociclista) e della parrocchia di Cittaducale. Mi permetta di dirle che fa un po’ di confusione: nel caso di Simoncelli, gli attacchi gratuiti sono stati fatti da Frontiera (esattamente da Massimo Casciani) al vescovo Francesco Lambiasi. Il caso della parrocchia di Cittaducale è una vera e propria ferita al cuore di questa chesa locale e, certamente, Frontiera (ancora una volta Massimo Casciani) è intervenuta a gamba tesa con considerazioni che hanno contribuito non poco a far incancrenire la ferita. Questo vuol dire che ha ragione il parroco di Cittaducale e i suoi sostenitori? Quando succedono queste cose hanno tutti torto e la cosa più bella sarebbe che, senza fare tanto baccano, i protagonisti della vicenda (Vescovo e parroco soprattutto) avessero l’umiltà di riconoscere ciascuno i propri errori davanti alla comunità ferita di Cittaducale e si riprendesse il cammino con l’animo libero dal peso del passato e aperto ad un futuro di vera e profonda comunione. A proposito di comunione: quella evangelica si costruisce sulla verità altrimenti diventa complicità e, sinceramente, nella vicenda di Cittaducale io vedo tanta confusione e mi riesce davvero difficile individuare un barlume di verità.Spero e prego che il Vescovo e il mio confratello sappiano trovare la giusta soluzione per il bene della parrocchia e di questa diocesi che, purtroppo, non attraversa un momento felice.

  58. Piero Orrù

    Caro vescovo
    non inventi scuse: ammetta semplicemente che ha fatto una eccellentissima cavolata! La cosa grave è rappresentata, eccelenza reverendissima, non dal fatto che è stato preparato un presepio diverso, dalle ragioni moralistice e pseudo pastorali e pseudo pedagogiche! L’apice della stupidità è raggiunta nella singolare affermazione che ” l’assenza e più importante della presenza” !
    Perchè attribuire la resposabilità delle sacrosante polemiche all’articolo della tanto buona quanto sconosciuta Ileana Tozzi. La responsabilità mi sembra che sia tutta del vescovo che voleva stupire i suoi fedeli con l’assenza ! Dio ha voluto scegliere la presenza in carne ed ossa per manifestarsi ma invece il vescovo dalla sua cattedrale fa l’appello e arrivato a Gesù di Nazareth vorrebbe sentirsi rispondere, da qualche sconosciuto redattore di “Frontiera”, ASSENTE PER SOBRIETA’ perchè la benzina costa troppo ed il viaggio è lungo!
    SPERO CHE ALMENO LA CATTEDRALE DI RIETI SI SALVERA’ O VERRA’ VENDUTA IL PROSSIMO AVVENTO PER ESTINZIONE DELL’ILLUSTRE INQUILINO?
    FERMA RESTANDO TUTTA LA STIMA PER L’ILLUSTRE PASTORE CATTOLICO DI RIETI CHE SONO SICURO, SALVO RIGURGITI DI ORGOGLIO ECCLESIASTICO,IL PROSSINO ANNO PERMETTERA’ IL RITORNO AL TRADIZIONALE PRESEPE NELLA CAPPELLA DI SANTA CATERINA!

  59. Redazione Frontiera

    La cosa più triste di questa vicenda è quanto poco si discuta nel merito della proposta portata nell’articolo originale e in quelli successivi. Tanto meno dei fatti realmente accaduti. Pare che ogni energia venga invece spesa per insultare le persone e distorcere il senso delle parole. Peccato.

    1. Gerolamo

      bello questo articolo…eh sì: le bugie hanno le gambe corte, cara redazione, oltre che essere non cristiane.

  60. Piero Orrù

    C’è poco di triste e molto di ridicolo nelle vostre repliche: siete ormai Oltre Frontiera! Siete scusati perché facendo marcia indietro è più facile sbattere contro! Vi occorreva solo un po’ più di coraggio nel sostenere le vostre idee e la povera prof.ssa Tozzi senza farne il capro espiatorio! Complimenti invece per l’onesta dimostrata nella pubblicazione dei commenti critici! Al prossimo Natale con il presepio sfarzoso, barocco, senza badare a spese per il bambino Gesù: se lo merita!
    Ho apprezzato la replica, che consiglio ai lettori, di

    http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-i-furbetti-del-presepino-4089.htm

    Buon anno al di qua della Frontiera !

  61. Piero Orrù

    Se la diocesi di Rieti è come la redazione di Frontiera allora bisognerebbe dire, con il nostro padre Dante, “nave sanza nocchier in gran tempesta”!

  62. Piero Orrù

    Si scoprono gli altarini e si nascondono i presepi: chi poteva esserci dietro la teologia dell’assenza? Naturalmente l’A. C. – ovunque assente!

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