Parrocchie

Inaugurato il dipinto della Deposizione a Regina Pacis

A Regina Pacis il parrocchiano Giuseppe Ferretti ha realizzato un'opera iconografica caravaggesca che completa il corredo artistico della chiesa parrocchiale

Dopo il mistero dell’incarnazione, il mistero pasquale, sempre seguendo l’ispirazione caravaggesca. A Regina Pacis, le pareti d’ingresso della chiesa parrocchiale completano il corredo iconografico con l’opera inaugurata la vigilia della domenica in Albis: il dipinto della Deposizione realizzato dal parrocchiano Giuseppe Ferretti. Una passione per diletto, quella per la pittura, che Pino ha voluto mettere anche a servizio della propria comunità di appartenenza. Il nuovo quadro fa il paio con quello raffigurante la Natività, posto nella parete destra appena varcata la bussola di entrata, inaugurato il 2 febbraio dello scorso anno. Ora, nel clima della Pasqua, ecco questa nuova realizzazione, come la precedente ispirata a un’opera del Caravaggio: quella Deposizione che all’inizio del XVII secolo il geniale artista lombardo dipinse per la cappella della Pietà nella chiesa romana di Santa Maria in Vallicella.

Su quel modello ha lavorato Ferretti, realizzando quest’olio su tela, di dimensioni 267 x 198 cm, dopo essersi cimentato, l’anno scorso, nella realizzazione di una Natività ispirata al quadro del Caravaggio che era custodito a Palermo nell’oratorio di San Lorenzo dal quale venne trafugato e non più ritrovato (forse in mano alla mafia siciliana). A presentarlo, un anno fa, Pino aveva invitato a Regina Pacis il pittore reatino Franco Bellardi, che è stato il suo maestro dopo il compianto Silvano Silvani.

Stavolta, l’illustrazione artistica è toccata alla professoressa Cristina Lucandri, che al termine della Messa vespertina ha preso la parola per presentare innanzitutto storia e descrizione del modello utilizzato da Ferretti: la Deposizione che nella “Chiesa nuova” di Roma, sede degli oratoriani di san Filippo Neri, rimase fino al 1797, quando con l’invasione napoleonica venne trafugato dai francesi per essere portato a Parigi; dopo la caduta di Napoleone, con la restituzione, nel 1816, non sarebbe più tornato nella sede originaria ma entrato nella collezione pontificia, ed è tuttora esposto presso la Pinacoteca Vaticana. La professoressa Lucandri ha ben illustrato il valore del quadro come Caravaggio lo aveva concepito, dipingendo il compianto di Gesù morto calato dalla croce, raffigurato con le tre Marie, Nicodemo e l’apostolo Giovanni, posto sulla pietra dell’unzione subito prima della sepoltura.

Un valore importante, quello della pietra, su cui ha insistito, nella sua reinterpretazione dell’opera, Ferretti, che ha preso la parola prima del rito di benedizione: essa, ha detto «rappresenta una simbologia importante nella scena, perché fa riferimento alla pietra cosiddetta “testata d’angolo” ritenuta non idonea alla costruzione e quindi scartata dai costruttori, ma che qui invece acquisisce un importante valore proprio attraverso la figura del Cristo che, reietto è scartato, è divenuto signore della storia e testata d’angolo della Chiesa. Ed è così che l’umile pietra angolare diviene l’altare su cui viene immolata l’offerta», proprio come era concepito nell’originale caravaggesco –  come aveva poco prima spiegato la Lucandri – in quel dipinto che si doveva guardare dal basso verso l’alto in modo che, all’elevazione dell’Ostia eucaristica durante la consacrazione da parte del sacerdote, essa si trovasse in corrispondenza dell’immagine del Cristo immolato.

Quel corpo del Redentore «mostrato in tutta la sua debolezza umana nell’abbandono della morte», ha detto l’autore, sta a indicare, dietro l’apparente sconfitta, «l’inizio della sua risurrezione», e questo, ha spiegato, «si nota dalle vene rigonfie che percorrono il braccio abbandonato… come se il suo sangue continuasse a scorrere per tutto il corpo»; e pure nella rappresentazione del lenzuolo egli ha voluto leggere un’ulteriore simbologia, vedendolo «come un anticipo di quella sacra sindone che porterà impressa l’immagine di Gesù». Una particolare “firma” Pino l’ha voluta mettere raffigurando il personaggio dell’apostolo Giovanni con la propria immagine, sentendo, ha detto, tale personaggio «molto vicino al mio modo di essere».

A Ferretti è giunto il grazie sentito del parroco don Mariano Assogna, che ha poi benedetto il quadro esposto alla pubblica venerazione, con tutti i parrocchiani che, entrando nella propria chiesa, possono contemplare i due grandi misteri della fede e i momenti che segnano l’inizio e la fine della vicenda umana del Dio venuto a cambiare la storia, sotto lo sguardo di Maria, presente nelle scene di entrambi i dipinti che, ha detto l’autore, «ben rappresentano la vicenda umana e divina della Vergine cui questa chiesa è dedicata».