Manca un mese alla chiusura dell’anno. Verrà ricordato come uno tra i più caldi dell’ultimo periodo.
I più scettici, specie gli amanti del caldo estivo, storceranno il naso nel leggere questa affermazione. Eppure secondo i dati è proprio così.
Nel corso dell’anno solare, salvo sorprese nel mese di dicembre, le temperature, alle nostre latitudini e alle nostre quote, non sono mai scese sotto lo zero. Neanche durante i mesi invernali o tardo autunnali.
Infatti non si sono avute gelate, e nemmeno nevicate a quote più basse di quelle montane.
È vero che abbiamo patito un po’ di fresco in estate. È anche vero che la bella stagione è stata accompagnata sovente da precipitazioni. Una situazione che ha fatto gioco agli scettici attorno alla teoria del riscaldamento globale. Si sono affrettati a dar credito alle loro idee facendo leva su quanto accaduto durante la stagione calda.
Eppure, anche se può sembrare paradossale, le estati più fresche potrebbero essere conseguenza proprio del riscaldamento globale.
Non ci sarebbe neanche bisogno di ricorrere ai dati degli scienziati. Basterebbero poche nozioni e un po’ di logica per avvalorare questa teoria. Esaminiamo due fattori: il primo è l’innalzamento del livello dei mari. Il secondo il cosiddetto effetto camino.
Il primo caso, complice lo scioglimento dei ghiacci artici, porta come conseguenza il rallentamento della corrente del golfo e una maggior presenza di vapore acqueo in atmosfera.
Così alla carenza mitigatrice della più famosa corrente europea si somma una più consistente e permanente presenza di nubi, a cui sono associate sovente dei fenomeni.
Quanto all’effetto camino, semplificando al massimo, possiamo parlare di un’applicazione di quella legge della fisica secondo cui l’aria più calda tende a salire, spingendo in basso quella più fredda.
Proprio come accade nei mesi estivi: il caldo più intenso tende a portarsi verso le latitudini settentrionali e di conseguenza l’aria fredda del nord viene ricacciata più in basso.
Il guaio è che con il riscaldamento globale le masse d’aria calda in movimento sono assai più estese. Riescono a coprire spazi più ampi del continente artico e molta più aria fredda viene spinta a latitudini inferiori rispetto a quanto accadeva qualche decennio fa. Arriva anche all’Europa centrale e sul mediterraneo.
Sono cose che emergono da dati e studi condotti dalle più autorevoli agenzie mondiali. Anche se negli ultimi due anni, abbiamo assistito ad una maggiore compattezza dei ghiacci artici.
Sarà che sta emergendo una maggior coscienza ecologica degli abitanti del mondo? Forse i paesi industrializzati stanno prendendo consapevolezza della necessità di trattare con più rispetto il pianeta? Qualcosina si sta facendo, ma questo apparente equilibrio climatico è dovuto in gran parte al Sole. La nostra stella sta attraversando uno dei suoi minimi storici. Vale a dire che le sue attività sono molto diminuite nell’ultimo periodo. Una situazione che potrebbe protrarsi ancora per diversi anni.
Ciò nonostante viviamo anomalie termiche positive, specie in quelle parti del mondo che dovrebbero vedere un freddo più intenso. Dunque dovremmo porci seriamente qualche domanda.
Comunque si presentino le stagioni, sarebbe il caso di non abbassare la guardia e continuare ad impegnarsi per la salvaguardia dell’ambiente. È inutile, infatti, lasciarsi trasportare dall’emozione di qualche inverno un po’ più freddo o delle estati meno torride.
Prima o poi il Sole tornerà a lavorare a pieno regime. Se noi nel frattempo non avremo modificato i nostri stili di vita, assisteremo ad un processo di intenso riscaldamento che potrebbe risultare davvero irreversibile.
Guardare oltre il proprio naso, non è mai stato un talento del nostro tempo. Ma quanto sarebbe utile abbandonare l’egoismo che ha caratterizzato l’uomo moderno ed iniziare a pensare alla Terra come bene comune? Non proprietà di una sola generazione, ma eredità per quelle avvenire. O i nostri nipoti non meritano di godere del pianeta come stiamo facendo adesso?