Il Nespolo e le sudate carte

Il 19 febbraio abbiamo pubblicato un articolo dal titolo “Un miliarduccio senza rilevanza economica”. Raccontava le modalità di assegnazione del centro per minori “Il Nespolo” da parte del Comune di Rieti.

Rispose a stretto giro Valeria Patacchiola, Presidente di Arci Rieti, l’associazione che si era vista assegnare il servizio. Con una nota – dal tono forse un po’ infastidito – spiegava che non solo era tutto regolare, ma che si trattava di un virtuoso caso di quella «fattiva collaborazione tra amministrazione e terzo settore di cui tanto si parla».

La presidente Arci precisò inoltre di aver «firmato personalmente, in attesa di ricevere il contributo comunale, una richiesta di finanziamento presso un istituto di credito per avere a disposizione i soldi necessari al pagamento degli stipendi», e che «nessun guadagno» era previsto «per l’associazione e suoi membri».

Nella stessa nota la Patacchiola vantava anche il «mantenimento dei livelli occupazionali, garanzia di continuità affettiva e relazionale per i minori». Tutto bene, insomma, o quasi. Perché da allora il tema torna periodicamente sui giornali.

Il 27 marzo, ad esempio, a proposito del “mantenimento dei livelli occupazionali”, Massimo Cavoli, sulle colonne de «Il Messaggero», racconta di quattro operatori licenziati dall’Arci perché «non hanno superato il periodo di prova».

«Ma quale periodo di prova – raccontano i quattro a Cavoli – noi siamo stati assunti dalla Giunta Emili all’inizio degli anni 2000 e se non fossimo stati capaci di svolgere il nostro compito, ci avrebbero dovuto mandare via prima».

In attesa che il tribunale stabilisca chi ha ragione, anche altri hanno detto la loro sul Nespolo. L’Ari onlus, ad esempio, scrive al Comune segnalando irregolarità. «A quasi 4 mesi dalla selezione per la gestione del Nespolo – spiegano dall’Associazione – i risultati non sono ancora stati pubblicati, ma la gestione è stata affidata all’Arci».

L’Ari, avendo partecipato alla selezione, è “parte in causa”, ma anche molte altre associazioni sono perplesse di fronte a questa dimenticanza. La stessa Arci, in un comunicato ai soci sul proprio blog, si riprometteva di «pubblicare il link» alla documentazione appena gli atti del bando vinto fossero stati visionabili on-line.

Per la verità sull’Albo Pretorio, anche se con un certo ritardo, la determina di assegnazione alla fine c’è arrivata. Sul blog dell’Arci, però, non è “rimbalzata”. Forse perché l’associazione è troppo occupata a «sradicare una cultura del lavoro, quella che abbiamo trovato al nostro ingresso, totalmente inappropriata a gestire il servizio», o forse perché in attesa che il Comune si decida a pubblicare anche i “verbali della Commissione esaminatrice” e lo “Schema di convenzione per l’affidamento del servizio”, che della determina sono «parte integrante e sostanziale».

Vorrà dire che daremo una mano noi pubblicando in calce all’articolo tutte le carte che ci sono capitate su questa vicenda.

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