La lettera commossa di un lettore di fronte alla scompara di mons. Luigi Bardotti, parroco di Santa Lucia in Rieti e canonico della Cattedrale di Rieti.
Don Luigi, questa mattina ci hai fatto una sorpresaccia. Avevo scelto negli ultimi anni la messa della domenica alle 11 presso la chiesa di San Domenico proprio per ascoltare le tue parole. Io, pessimo cristiano, sentivo di aver bisogno di un pastore con il bastone, pronto a far tornare le pecore smarrite sulla giusta strada. Così mi piaceva vederti, con le tue venature talvolta ironiche e sarcastiche.
Ti sapevi scandalizzare di fronte alle iniquità terrene. Una volta, mi ricordo, parlasti inorridito dei 13.000 € mensili dei consiglieri regionali, e non eri a caccia di consensi, non avevi sfumature populiste o marxiste, non eri un qualunquista, obbedivi solo al Vangelo.
Forse è il motivo per il quale i politici locali non potevano vederti, si tenevano alla larga. Ti conobbi molti anni fa nelle scuole medie, quando facesti il supplente di religione con quell’accento del nord, tu di origini vercellesi che sposasti il nostro territorio, la nostra città.
Per le opere lasciate a noi sacrificasti l’unica casa che possedevi nel vercellese e che avevi ereditato dai tuoi cari. Volesti fortemente il restauro di San Domenico (ce lo raccontavi durante la liturgia che ancora quarantenne e in forma fisicamente, davi una mano alle maestranze arrampicandoti sulle scale), e non pago ti adoperasti per realizzare quello che oggi è forse il più bell’organo a canne meccanico sulla terra, il Roubo Dom Bedos, per arricchire e innalzare la liturgia, e più profanamente per far godere le nostre orecchie durante i concerti.
Ci hai lasciato in eredità un ambulatorio medico gratuito per i più indigenti (grazie a medici e infermieri che prestano gratuitamente la loro opera, cristianamente), portavi conforto e aiuto materiale alle prostitute, a chi aveva subito violenza, eri dalla parte degli ultimi. Una lezione senza fine.
Grazie don Luigi.