Le Comunità Laudato si’ presenti alla terza edizione del Festival dell’Economia Civile di Campi Bisenzio, evento con numeri da record: 3.500 partecipanti, quasi il doppio della scorsa edizione, negli oltre 30 incontri che hanno animato la tre giorni.
Un appuntamento che ha dato vita a una rete sempre più larga di esperienze verso la realizzazione di un’economia più giusta e più umana, proprio a partire dalle comunità.
Coinvolti amministratori, imprese, associazioni e cittadini: una pluralità di attori che sentono la necessità di garantire uno sviluppo che non metta in conflitto ambiente e benessere economico, apertura e paura, solidarietà e egoismo.
Ad introdurre il tema delle Comunità, sabato 17 novembre, è giunto a Campi Bisenzio il vescovo Domenico Pompili, in dialogo con Stefano Mancuso, protagonista di una delle teorie scientifiche più rivoluzionarie del nostro tempo sull’intelligenza delle piante, con Enrico Fontana, direttore de “La Nuova Ecologia” e del rettore dell’Università di Firenze, Luigi Dei.
«Tutto è connesso e la terra è Madre, per cui dobbiamo ritrovare questo senso dell’alterità, altrimenti siamo uomo e bambino appena nato che non distingue da sé la mammella e pensa sia la stessa cosa», ha detto monsignor Pompili.
«Si cresce nella misura in cui, superando i vari complessi, arriviamo a cogliere la differenza e la distanza che però in questa visione connessa non significa assolutamente separatezza».
La riflessione del vescovo Domenico si è concentrata anche sul distacco che talvolta l’innovazione tecnologica crea tra radici e velocità comunicativa: «Siamo tutti figli di contadini ma col tempo e con la tecnologia che ci ha resi sempre più potenti abbiamo perso un po’ questo radicamento, invece credo che il contatto con la terra è ciò che garantisce la possibilità di ritrovare dentro la nostra condizione quella relazione che ci sostiene e ci fa vivere. Se una pensa alla Bibbia si si accorge che rappresenta una fonte di sapienza che racchiudeva l’uomo dentro il creato, dentro il giardino, in una condizione che non era quella del despota, ma quella del custode, che è cosa ben diversa».
Custodi, non padroni, sottolinea monsignor Pompili, quindi tenuti a tutelare il creato: «Dio è padrone del creato l’uomo è custode, e noi dobbiamo recuperare il senso di questa custodia, e toglierci dalla testa la convinzione di esserne padroni. Quello che hai non è tuo, ma ti è stato dato in prestito, per cui sei in una condizione assolutamente relativa, cioè relazionale, c’è una relazionalità sia in senso orizzontale che in senso verticale
La perdita del senso del mistero di Dio ci ha fatto perdere l’incanto per il creato, per qualcosa che è altro rispetto a noi».
Un invito ad andare tutti nella stessa direzione, ad essere concordi riscoprendo il senso di appartenenza senza dividerci su tutto: «Abbiamo tagliato l’albero su cui siamo seduti, siamo in una situazione molto difficile e ora bisogna lavorare tutti insieme».