Si conclude idealmente il 9 settembre, con la Santa Messa nella solennità della dedicazione della Cattedrale, il ciclo di appuntamenti dell’Incontro Pastorale diocesano. Dopo la prima giornata vissuta sabato 5 settembre dagli operatori pastorali in rappresentanza dei rispettivi ambiti, presso in centro pastorale di Contigliano, e lo sviluppo domenicale dei temi emersi, svolto nelle cinque zone pastorali, il momento liturgico in Santa Maria sarà un momento per tentare una sintesi e guardare ai prossimi mesi.
Al centro della pastorale si trova inevitabilmente la situazione suscitata dal diffondersi del virus Covid-19. Una crisi non solo sanitaria, perché coinvolge in modo più ampio tanti aspetti della vita e quindi della Chiesa, amplificando tendenze già presenti e aprendo nuovi fronti.
Sugli spunti offerti dal primo giorno, diffusi anche in video sui media diocesani, i partecipati incontri nelle zone pastorali hanno innestato le proprie specifiche realtà, analizzando le difficoltà emerse durante il periodo più difficile della pandemia e confrontandosi sulla situazione inedita che le necessarie precauzioni del momento attuale viene a creare. Un insieme di questioni non solo pratiche, perché pongono davanti a nuove riflessioni riguardo al modo di vivere la parrocchia, la fede, l’evangelizzazione, la liturgia, la carità.
Non sono pochi i dubbi e le incertezze, sia tra i laici che tra i sacerdoti. Ma non tutto è negativo, perché le difficoltà hanno anche evidenziato segnali di rinnovamento, stimolato idee inedite e fatto emergere il bisogno di rivedere alcune prassi.
La necessità del distanziamento sociale e le restrizioni del lockdown hanno prodotto molte riflessioni sul senso stesso della presenza della Chiesa sul territorio, richiamando anche l’immagine del corpo ferito di Cristo, e della stessa Chiesa, evocata dal prof. Vitali nella sua densa relazione del sabato. Un’immagine efficace che ha evidenziato la contraddizione tra mascherina e comunione, il contrasto tra i segni della liturgia e le necessità sanitarie, la divergenza tra il bisogno di essere comunità concreta e il ripiegamento sugli strumenti digitali. Tutte questioni aperte, all’interno delle quali sarà necessario cercare nuove opportunità, senza dimenticare il conforto nella Parola e la ricchezza della tradizione.