Cooperazione allo sviluppo: si volta pagina

Gli obiettivi indicati: lo sradicamento della povertà, la riduzione delle disuguaglianze, l’affermazione dei diritti umani e della dignità degli individui – compresa l’uguaglianza di genere e le pari opportunità – la prevenzione dei conflitti e il sostegno ai processi di pacificazione. Gli aiuti non possono essere utilizzati, neppure in forma indiretta, per finalità militari.

A settembre, con la seconda lettura da parte del Senato, l’Italia avrà una nuova legge sulla Cooperazione allo Sviluppo, che sostituirà la legge n. 49 del 1987. Il testo, approvato dalla Camera dei Deputati, indica gli obiettivi della cooperazione: lo sradicamento della povertà, la riduzione delle disuguaglianze, l’affermazione dei diritti umani e della dignità degli individui – compresa l’uguaglianza di genere e le pari opportunità – la prevenzione dei conflitti e il sostegno ai processi di pacificazione. Entro il 31 marzo di ogni anno, sarà varato – previo parere delle Commissioni parlamentari competenti – un Documento triennale di programmazione e di indirizzo della politica di cooperazione allo sviluppo, che sarà approvato dal Consiglio dei Ministri. Le Commissioni competenti del Parlamento eserciteranno poteri d’indirizzo e di controllo sia rispetto al regolamento per lo Statuto dell’istituenda Agenzia italiana per la cooperazione internazionale – che avrà personalità giuridica di diritto pubblico ed attuerà gli interventi di cooperazione operando sulla base delle direttive emanate dal Ministro, in attuazione degli indirizzi stabiliti dal Documento triennale di programmazione – sia per il riordino della struttura del Ministero. Sul fronte interno, la politica di cooperazione contribuirà a delineare politiche migratorie condivise; sul fronte esterno, il disegno di legge indica come presupposto per l’efficacia degli aiuti – che non possono, neppure in forma indiretta, esseri utilizzati per finalità militari – l’appropriazione dei processi di sviluppo da parte dei Paesi beneficiari. Sarà istituito un Comitato interministeriale per la cooperazione allo sviluppo (Cics) e un Consiglio nazionale per la cooperazione allo sviluppo, composto dai principali soggetti pubblici e privati interessati.

I giudizi sulla riforma.

A parere di Intersos, un’organizzazione umanitaria senza fini di lucro, che opera a favore delle popolazioni in pericolo, vittime di calamità naturali e di conflitti armati, ondata nel 1992 con il sostegno delle Confederazioni sindacali italiane, la “nuova” Cooperazione allo sviluppo “si apre a tutti i soggetti interessati, nazionali e territoriali, pubblici e privati, non profit e profit, compresi il volontariato, il servizio civile, i giovani, riconoscendoli possibili protagonisti dello sviluppo, in stretto legame di partenariato con le corrispondenti realtà istituzionali, sociali, comunitarie, culturali, economiche e produttive nei paesi partner”. Per AOI – l’Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale, che si è costituita nel 2013, per iniziativa di tutti i soci dell’Associazione Ong Italiane – il nuovo testo normativo “ha accolto molte delle richieste delle Ong, del Forum del Terzo Settore e della società civile”. AOI – che lascia sospeso il giudizio sull’esclusività del rapporto con la Cassa depositi e prestiti, “introdotta con un emendamento dell’ultimo minuto, che necessita approfondimento” – dà un giudizio positivo sulla nuova legge, “pur rimanendo un testo mediato tra differenti posizioni politiche” e si è impegnata nei prossimi mesi a seguire, insieme agli altri soggetti interessati, il regolamento attuativo, “importante quanto la legge”.