Il sindaco di Fara in Sabina Davide Basilicata ha scritto una lettera al ministro Dario Franceschini sulla vicenda dell’antico carro sabino esposto a Copenaghen.
Egregio Ministro,
La più grande ricchezza d’Italia è rappresentata dall’immenso giacimento culturale che essa può vantare come primato mondiale. Un patrimonio che abbiamo il dovere di tutelare e valorizzare anche in chiave turistica, per uno sviluppo economico che sia veramente sostenibile e coerente con l’identità italiana. Il suo attivismo in qualità di Ministro testimonia un nuovo impegno della politica proprio in questa direzione; una battaglia comune, che vede gli enti pubblici locali in prima linea insieme alle associazioni ed agli operatori del settore. Purtroppo, però, questo patrimonio fa gola a molti, nel mondo, che spesso e volentieri non si fanno scrupoli per possedere alcuni pezzi pregiati che appartengono solo e soltanto all’Italia.
Come ella già sa, decenni orsono la necropoli sabina di Colle del Forno (al confine tra le province di Roma e Rieti), fu depredata dei preziosi reperti archeologici di una tomba principesca, attualmente esposti presso Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen. È chiaro che il percorso tra l’antica Sabina ed il museo danese è caratterizzato da una serie di reati – già noti alle autorità italiane. Tutti i reperti provenienti dalle regolari campagne di scavo svoltesi negli anni successivi nella necropoli, sono custoditi con grande orgoglio nel Museo civico archeologico di Fara in Sabina, il più vicino al sito che si trova nel territorio comunale di Montelibretti.
In una recente intervista rilasciata alla Rai dall’archeologo danese Jan Kindberg Jacobsen, è emersa la possibilità di una restituzione dei reperti trafugati in cambio di altri da esporre in sostituzione. La proposta ha destato l’interesse dei giornalisti, degli archeologi e di tutti coloro che amano la cultura.
Le scrivo per esortarla ad occuparsi personalmente del caso, per non far sfuggire questa grande occasione all’Italia. L’Amministrazione comunale di Fara in Sabina è disponibile fin da ora a sostenere l’azione dello Stato affinché i reperti in questione possano essere restituiti all’Italia ed affidati al Museo civico archeologico della nostra città, ottenendo così un “ricongiungimento famigliare archeologico”.
Confidando nella sua sensibilità politica e culturale, la ringrazio per l’attenzione e le auguro buon lavoro.