La Caritas Diocesana tira le somme dell’anno appena scorso. Rimane un forte disagio in città e la tendenza non è delle migliori. Parliamo dei dati appena elaborati dal braccio caritativo della Diocesi con il Direttore Mons. Benedetto Falcetti.
Don Benedetto, il 2012 è stato un anno di recessione per l’intero territorio nazionale…
È un fatto sotto gli occhi di tutti. La situazione è sempre più difficile e lo si vede anche dal significativo allargamento della fascia di povertà nell’ambito della nostra provincia.
Rieti segue la tendenza nazionale?
Beh, questo è quasi inevitabile, ma su Rieti grava anche una situazione particolare, in gran parte dovuta alle conseguenze della progressiva dismissione del nucleo industriale cittadino.
Quindi qual è la situazione?
I dati relativi all’utenza del Centro di Ascolto Diocesano sono emblematici: 3720 schede di ascolto attive, 154 le iscrizioni relative agli ultimi 12 mesi, 38 le nazionalità di provenienza degli assistiti.
Chi si rivolge alla Caritas?
Più della metà sono cittadini italiani. Su 3413 gli accessi totali nel 2012, 1725 corrispondono a richieste di nostri connazionali. Poi abbiamo 649 rumeni, 192 marocchini, 171 ucraini, 162 macedoni, 102 albanesi ed 84 polacchi. Sono invece quantitativamente trascurabili gli accessi di cittadini del Magreb, asiatici o degli Stati sud americani.
Le richieste sono state costanti durante l’anno?
Se continuiamo ad analizzare gli accessi per nazionalità, rileviamo un indice di necessità più alto per alcuni gruppi. Le richieste di ciascun utente durante l’anno evidenziano una frequenza mensile più alta da parte dei cittadini albanesi, rumeni, macedoni ed italiani; meno frequenti gli accessi di polacchi, ucraini e marocchini.
Quindi qual è la situazione di ogni giorno?
Le richieste riguardano principalmente l’aiuto alimentare, il vestiario, e il contributo per il pagamento di utenze e medicinali. Al Centro di Ascolto della Caritas diocesana, si registrano in media 30 azioni di aiuto al giorno. Sono numeri che vanno presi come indicatore. Per farsi un’idea della povertà a Rieti bisognerebbe considerare anche il grande sforzo delle Caritas parrocchiali. E poi ci sono i servizi erogati dal Comune e dalle associazioni laiche.
I disagi derivano dalla mancanza di lavoro?
In gran parte è così. Lo si capisce anche dal notevole incremento di iscritti allo sportello del lavoro della Caritas. È una iniziativa finanziata con fondi dell’8×1000 che permette a italiani e stranieri la conoscenza di opportunità di lavoro e formazione presenti sul territorio. I nostri elenchi ad oggi contano circa 2500 persone. A proporsi sono soprattutto le donne, che sono arrivate ad essere quasi l’80% del totale.
Si parla sempre più spesso della Mensa di Santa Chiara.
È un altro osservatorio importante sulla situazione della città. Quale opera di contrasto alla povertà, la mensa ospitata nei locali delle Clarisse di via San Francesco è stata potenziata fino al raggiungimento dell’apertura quotidiana. Un risultato ottenuto grazie al lavoro sinergico della Caritas e di altre organizzazioni laiche e religiose del territorio. Ad oggi serviamo circa 40 pasti nei giorni feriali e 60 nei giorni festivi.
E poi c’è “Recuperandia”.
Sì, e non viene certo per ultima. Nel 2012, più di 1000 persone hanno visitato i locali di “Recuperandia” in piazza Oberdan. L’iniziativa era nata come sperimentazione nel 2007, per dare la possibilità a ragazzi con vari tipi di disagio di poter ritirare e recuperare oggetti usati ma ancora servibili. Oggi è una realtà consolidata e di grande utilità per molti.
In ogni caso alla Caritas in questo periodo è richiesto un impegno crescente.
La Caritas è da sempre a fianco degli ultimi. Non ci tireremo di certo indietro in questo particolare periodo di crisi. Ovviamente questo rende necessario un impegno maggiore. Oggi possiamo contare su 50 volontari. Organizzati in turni prestano con dedizione e competenza la propria opera nei servizi attivi. L’aumento delle difficoltà non ci distrae certo dal nostro scopo. La Caritas continua a lavorare per il superamento delle difficoltà e la promozione delle capacità di ciascuno.