Cambiare davvero Rieti?

Si è chiusa la scorsa settimana la festa provinciale dell’UDC, ultima, in ordine cronologico, delle feste politiche dell’estate reatina. Al di là di ospiti importanti come Rocco Buttiglione, il dibattito finale con i consiglieri comunali di centro, destra e sinistra, offre lo spunto per qualche riflessione.

l’attenzione per la città


La manifestazione ha visto, al pari di quelle delle altre formazioni, che l’hanno preceduta, incontri e dibattiti sulla situazione locale e nazionale. Notevole in queste occasioni, la partecipazione di personalità di alto livello dei rispettivi partiti. Ma al di là dei ragionamenti sui massimi sistemi, l’attenzione di questi eventi è sempre centrata sulla città di Rieti, prossima alle amministrative. “Cambiare davvero Rieti” infatti, era il tema della festa e del suo dibattito di chiusura. Anche dopo aver assistito alla discussione però, non è affatto chiaro cosa dovrebbe cambiare, da dove dovrebbe venire il cambiamento e dove dovrebbe portare.

i discorsi


Desolante lo spessore delle poche analisi svolte. Molti invece i “distinguo” di parte e le puntualizzazioni a favore o contro le varie amministrazioni e la propria linea politica. Ma le proposte formulate dal palco, quale che fosse la provenienza, erano curiosamente tutte appiattite su una discreta massa di luoghi comuni. Una stanca ripetizione di discorsi sulle “nostre ricchezze” da “valorizzare” ha attraversato più o meno tutti gli interventi. Avete presente il solito vaniloquio basato sull’amore per la propria terra? Aggiungete le parole “acqua”, “agricoltura”, “Terminillo”, “turismo”, “Valle Santa” e “rilancio del nucleo industriale” ed avrete il polso della discussione! Tante buone intenzioni, ma, si sa, di quelle è lastricata la via dell’inferno! Magari qualcuno ci casca, ma con le chiacchiere non si cambia di certo una città, neanche una piccola. Tanto meno una poco trasparente come Rieti.

Si è parlato di urbanistica ed edilizia, di quozienti familiari e parchi fluviali, di bilanci e parcheggi, di servizi esternalizzati e “in house”. Poco di lavoro e precariato. Tanta buona volontà, ma l’impressione era quella di un esercizio retorico fine a se stesso, autoreferenziale. Come se la vita reale dei cittadini, le loro difficoltà e le loro aspettative, abitassero luoghi diversi, lontani e sconosciuti. Colpiva, fra l’altro, la mancanza di analisi sugli interessi concreti che hanno mosso e muovono tante scelte amministrative e tanti indirizzi della vita pubblica.

la politica e la gente


I voli pindarici di qualche oratore non possono sostituire la fatica di capire, esprimere i bisogni della gente, elaborare programmi credibili. Rapportarli alle risorse disponibili e ad azioni coerenti e possibili.

La politica locale pare quasi abitare in un castello, frutto infelice della sua immaginazione. Pretende di collocarsi al di sopra delle parti, di illuminare, di guidare il popolino verso miglioramenti epocali! Ma poi inciampa sulla sua ombra, e tutto sommato sarebbe ridicola se non sapesse rifugiarsi nel più truce e realistico clientelismo.

cambiare Rieti?


Ma torniamo a ciò che ci vorrebbe per cambiare veramente Rieti. Perché non iniziare con un sano spirito di verità? Proviamo a parlare apertamente di quanto tutti sanno e nessuno dice? Ad esempio, come si arriva, in questa città, a cariche, incarichi, consulenze? Per quali meriti, secondo quali criteri? Perché lavorano certe ditte e non altre? Perché certi gruppi di pressione sono stabilmente insediati negli uffici che contano, mentre l’opinione pubblica è sempre fuori dalla porta?

l’io “opaco”


Poche parole sincere basterebbero a dare un volto nuovo a tutte le forze in gioco. Ed un confronto aperto, realistico sulle scelte da fare renderebbe la polis molto più interessante, partecipata, viva. Una politica che si confronta con il suo “io opaco”: questa sarebbe una vera svolta, questo corrisponderebbe davvero al «cambiar aria» invocato di recente dal cardinale Bagnasco.

Ma questo punto – ci spiace dirlo – non sembra essere all’ordine del giorno di nessuna formazione. Anche perché richiederebbe ben altra fatica rispetto al vaniloquio, ben altra generosità rispetto alla gelosia dell’orticello, ben altro orizzonte rispetto al miope sguardo di bottega.

una sfida da raccogliere


Ci vorrebbero forze politiche capaci di accettare davvero questa sfida, invece di fare a gara nell’affermare le proprie virtù, diversità, pulizie. Mai che ammettano un compromesso con qualche “potere forte”, mai che ragionino sui propri sbagli e sui rimedi da cercare, mai che riconoscano di dover porre un freno alla smodata ricerca di poltrone.

E mentre si continua a discorrere di nulla i problemi rimangono sul piatto. Tanto, alla fine, non conta la loro soluzione, ma il poter restare a galla. Una situazione che accompagna il legittimo sospetto che il modo di selezionare le classi dirigenti, trasversalmente imperante a Rieti da decenni, abbia a che fare col degrado, la crisi, lo svuotamento della città. Svuotamento di valori, prospettive, qualità civile.