L’invito suor Maria Beatrice Martelli lo aveva indirizzato a ex docenti, ex alunni e amici vari dell’Istituto Bambin Gesù: invitati tutti «ad un incontro fraterno per rivivere le nostre emozioni degli anni passati nell’Istituto e stimolarci a vicenda nel far fruttificare un germoglio ancora vivo».
Germoglio che negli anni ha prodotto una storia educativa con radici profonde nel carisma delle Convittrici, poi Oblate del Bambin Gesù, insediatesi a Rieti sin dal XVII secolo per opera di Isabella Breccika Milesi, fondatrice della comunità delle Convittrici chiamate in città dal vescovo Saverio Marini, collocate inizialmente nella canonica di San Giovenale e subito dopo nella Pia Casa di San David in via Nuova, per poi trasferirsi nel 1709 al rione delle Valli, nella casa dinanzi a San Nicola lasciata in eredità alle suore dal canonico Javarroni (dove ancora la toponomastica riporta l’intitolazione via del Bambin Gesù); infine da qui, un secolo dopo, il trasferimento nell’ex monastero di Santa Caterina, lasciato dalle Benedettine, dove tuttora si trova. Qui, nello storico complesso di via Garibaldi che ha accolto per tanti decenni collegiali e studenti, si sono ritrovate persone che in quell’edificio hanno studiato o insegnato, o più d’uno entrambe le cose, come pure qualche genitore che ha mantenuto un forte legame con le suore che hanno educato i loro figli ormai cresciuti.
Un momento in fraternità per scambiarsi idee non solo e non tanto rievocando un “glorioso” passato ma soprattutto per pensare insieme a che cosa dica il presente e che prospettive si possano aprire per l’immediato futuro. A guidare l’incontro, introdotto dal saluto di suor Beatrice, per tanti anni insegnante e poi preside nell’istituto e attuale superiora della comunità religiosa, don Luca Scolari. Al vicario episcopale per la vita consacrata il compito di orientare la riflessione partendo dalla celebre “icona” evangelica dei discepoli di Emmaus: quelli che passano dalla più cocente delusione alla ritrovata speranza grazie all’incontro vivo con Gesù risorto.
Una speranza a cui aprirsi ora che la situazione potrebbe apparire deludente, con le scuole che, via via, si sono chiuse, svuotando quello che era il più grande istituto d’istruzione cattolica presente nella diocesi, prima delle scuole superiori (la scuola magistrale che ha formato tante maestre d’asilo, l’istituto magistrale che si era trasformato in liceo pedagogico), per poi chiudere anche la scuola media, infine anche l’elementare e la materna.
Da parte dei presenti, una bella condivisione: non solo ricordi e sottolineature di importante e prezioso vissuto, ma proposte, desideri, volontà di riprendere qualcosa dando, in qualche modo, un contributo di idee e magari anche di opere. Fra i presenti, anche persone oggi impegnate a livello politico e amministrativo, come l’assessore comunale Giovanna Palomba, ex alunna, o il coordinatore provinciale di Noi Moderati Stefano Eleuteri, che al Bambin Gesù è stato insegnante. Con diverse prospettive che si possono aprire per utilizzare quelli che possono essere locali preziosi nel centro cittadino, in collaborazione con le diverse amministrazioni pubbliche. Prospettive che possono far pensare a spazi per minori, famiglie, ragazze madri. All’accoglienza degli universitari, magari per una mensa, o anche, in futuro, un possibile pensionato, e sicuramente un punto di riferimento per attività di incontro nell’ambito della pastorale universitaria… Ma anche aule scolastiche che possono essere utili agli istituti statali cittadini in penuria di spazi. E altro ancora…
Serve ragionarci bene, affrontare insieme le questioni tecniche e burocratiche (se si mettono a punto queste, buone possibilità, con una struttura in gran parte a norma, sono già aperte) e soprattutto continuare a sentirsi una “famiglia” che la scommessa educativa, pur nel mutare dei tempi e delle condizioni, vuol continuare a giocarla.

