“Oggi ha 26 anni, ma quando arrivò nella mia scuola ne aveva poco più di 10. Affetta da tetraparesi spastica non poteva camminare; tuttavia accompagnava alla mia lezione di ballo il fratello e la sorella Martina con la quale oggi inaugura a Druento (Torino) la sua scuola ‘Special Angels’, alla presenza del presidente del Coni Giovanni Malagò, che sarà padrino dell’evento”.
A parlare così di Virginia Di Carlo – ex bambina cui era stata diagnosticata l’impossibilità di camminare, oggi cavaliere della Repubblica per meriti sportivi e culturali e tra pochi giorni contitolare di una scuola di danza – è Daria Mingarelli, insegnante di danze caraibiche e “anima” del progetto “Ballare la differenza”, rivolto a minori svantaggiati o con disabilità. Dopo tanti anni Daria si emoziona ancora raccontando al Sir lo sguardo con cui la piccola Virginia seguiva la danza dei fratelli e degli altri allievi.
“Non so cosa sia scattato in me: un giorno le ho chiesto se voleva ballare; non ho avuto alcuna esitazione pur sapendo che probabilmente mi sarei messa in qualcosa più grande di me.
Avevo 25 anni e solo qualche esperienza con ragazzi con disabilità cognitive, non motorie: bambini Down e autistici”. Immediata la risposta affermativa di Virginia. Da quel momento inizia un rapporto tutto loro fatto solo di movimenti di braccia fino a quando, “un po’ alla volta, Virginia comincia ad alzarsi e a sentirsi sempre più forte e sicura sulle gambe”.
Daria, che è anche sociologa e ha un master in comunicazione, è presidente della società sportiva Federcaribe – che ha lo scopo di promuovere e incoraggiare la diffusione della danza, in particolare delle danze caraibiche, favorendone lo sviluppo dal punto di vista sociale, sportivo, culturale, educativo e terapeutico – e si occupa di formazione di insegnanti per i quali ha codificato un metodo.
Danza con il fratello da quando ha 5 anni e oggi è l’anima e la responsabile del progetto nazionale triennale “Ballare la differenza” destinato a 800 minori provenienti da situazioni particolarmente svantaggiate dal punto di vista economico, sociale o familiare e a ragazzi con disabilità sensoriali, motorie, intellettive per svilupparne, attraverso la danza sportiva caraibica, risorse personali, competenze, benessere psicofisico, inclusione, pari opportunità.
Ma il progetto è multietnico, come la sua scuola, e intende valorizzare anche le differenze e il dialogo tra razze e culture. Se Daria ne è la responsabile, Virginia, che ormai cammina in modo fluido, anche se ogni tanto è un po’ impacciata nei gesti e continua ad allenarsi per eliminare la spasticità dei movimenti, ne è la testimonial.
Le loro scuole sono infatti due delle 20 sedi operative in cui si svolgeranno le attività previste.
Il progetto, spiega Daria, nasce da una raccolta dati degli ultimi 16 anni fatta durante i suoi corsi per bambini disabili o provenienti da contesti svantaggiati, privi di un contesto familiare o di una rete sociale di protezione.
“Corsi – dice – nati in modo casuale, che fino ad oggi ho svolto in forma assolutamente gratuita nella mia scuola a Torino e ora vorrei replicare a livello nazionale. Per questo ho bisogno di un aiuto economico”. A una bimba rom Daria garantisce una borsa di studio a vita “perché molto promettente”.
E’ come se, insegnando a danzare, Daria coltivasse delle piantine preziose aiutandole a sbocciare e a tirare fuori il meglio di sé.
Tra gli allievi della sua scuola multietnica migliorano anche motivazione e rendimento scolastico, consapevolezza di sé, apertura ad accoglienza e integrazione, cura della salute.
Sì perché Daria, accorgendosi di come alcuni alunni stringevano gli occhi per guardarsi nello specchio, ha invitato una sua amica oculista a visitarli gratuitamente e un’altra amica medico a dare consigli di salute. Si tratta di bimbi rom, rumeni, cinesi, albanesi, dominicani, nigeriani e marocchini “ai quali insegniamo attraverso la danza ad essere orgogliosi delle loro radici ma anche a rispettare e ad amare l’Italia che li accoglie e che quindi appartiene loro”.
Daria ricorda di avere dovuto superare non poche diffidenze e chiusure da parte di famiglie – soprattutto padri – di religione musulmana: “con molta gradualità e rispetto per la loro cultura sono riuscita a guadagnarmi la loro fiducia”. Perché, “a differenza dell’opinione prevalente nell’immaginario collettivo, il movimento di questa danza è elegante e sottolinea quanto la femminilità sia qualcosa di bello, un valore prezioso”.
Il presidente Malagò, che definisce Virginia “campionessa di vita”, “ci ha accolto lo scorso 17 luglio e ci ha assicurato il suo impegno per la promozione del progetto”, racconta Daria.
Di durata triennale (settembre 2019 – giugno 2022), il progetto prevede una prima fase di formazione dei primi 20 insegnanti di diverse regioni, già selezionati, ad ognuno dei quali verranno affidati nella seconda fase due gruppi, ciascuno di 20 bambini provenienti da ambienti svantaggiati che parteciperanno a lezioni bisettimanali e ad attività didattiche e ludiche extracorso.
Ad ogni insegnante – adeguatamente formato e affiancato dai suoi formatori – potranno essere affidati anche dei bimbi disabili, laddove la tipologia di disabilità consenta un lavoro di gruppo.
In caso contrario sono previste lezioni individuali. Nelle fasi successive, valutazione dei risultati e presenza dei bambini a spettacoli di alcuni tra i migliori ballerini a livello internazionale “nell’ottica – spiega Daria – dello stimolo a raggiungere gli stessi risultati”.
L’ultima fase prevede la partecipazione degli allievi a gare di circuito, campionati nazionali e all’evento internazionale “Dance the difference”.
“Siete dei super eroi; ognuno di voi è un dono di Dio ed è unico.
Tirate fuori il meglio!”, l’incoraggiamento di Daria ai suoi piccoli atleti. Divertimento, impegno e crescita personale assicurati.
Giovanna Pasqualin Traversa dal Sir