Ricordi, curiosità, momenti di vita paesana di non tantissimi anni fa che a leggerli oggi da parte di chi è giovane sembrano passati secoli… C’è il prete allegro ad accompagnare la Befana e il prete coi capelli dritti quando vede i ragazzini che tentano di schiodare dalla croce lastatua del Cristo crocifisso «così non soffrirà più di tanto, si potrebbe poi curarlo». E quando, scanzonato, si diverte a fare pesci d’aprile ai paesani. Ma pure quando, dovendo accompagnare il vescovo lungo la stretta mulattiera che saliva al paese alto, si attacca alla coda della mula sopra cui viaggiava il presule e si deve sorbire tutte le non proprio gradevoli uscite d’aria dal di dietro della bestia…
E poi il maialino di Sant’Antonio, la classe degli asini, i matrimoni gagliardi, la cena del maiale…ce ne sono di tanti e simpatici, di aneddoti ed episodi curiosi, nelle pagine del volume con cui don Luciano Candotti rievoca “Fatti rimasti vivi nelle stupende stagioni di fede vissuta”: così il sottotitolo del libro dedicato a Moggio Reatino e Piedimoggio che il parroco di Colli sul Velino, parrocchia che da ormai un trentennio ha assorbito anche le due frazioni reatine al confine con l’Umbria, ha dato alle stampe raccogliendo i tanti ricordi lasciati dal suo predecessore: don Francesco Adamo Pavarin, che di Moggio e Piedimoggio, paesi allora ancora appartenenti alla diocesi di Narni, fu parroco negli anni tra il 1953 e il 1969.
Diversi anni fa, scrive Candotti nella presentazione del libro (pubblicato a ricordo del 60° della costruzione della chiesa di San Giuseppe Artigiano a Piedimoggio), volle far visita al Pavarin, divenuto cieco e ritiratosi a vita privata nella nativa Rovigo, e farsi raccontare le diverse “chicche” che ora ha deciso di raccogliere nella pubblicazione, rivelando l’animo buono di un pastore dal cuore grande.
«Un animo che rileva la sua presenza in fini attenzione, nell’attento studio psicologico e nella consapevole partecipazione a quanto accade, che, in apparenza, può essere visto in superficie, ma che in profondità assume aspetti di una umanità commovente», scrive don Luciano.
Nelle cento e oltre paginette del libro si parla di quotidianità di vita paesana, di feste, di momenti semplici e gioiosi.
Con qua e là poesie e filastrocche, oltre a simpatiche illustrazioni prodotte da un disegnatore del posto e qualche nota storica che all’attenta mens documentaria di don Candotti non è sfuggita. Una lettura che regala buonumore, simpatia, nostalgia, apprezzamento per la semplicità e generosità che ha caratterizzato il ministero di un parroco che tanti in paese ancora ricordano con affetto.