«Sentivo dire dalle persone, mentre parlavano di Amatrice: “Chissà come ce la ricostruiranno”. Quel come ce la ricostruiranno mi dava un po’ fastidio, come se fosse sicuro che la nostra città sarebbe stata decisa da qualcun altro, e in qualche altro posto. Amatrice oggi è un foglio bianco, bisogna scriverla, e la scriveremo insieme alla popolazione e al mondo scientifico».
Così il sindaco di Amatrice Filippo Palombini nel corso della presentazione del plastico del borgo distrutto dal sisma del 24 agosto 2016.
«Questo plastico sarà esposto permanentemente ad Amatrice – ha aggiunto – dove saranno accolti punti di vista e proposte, in una officina-laboratorio in cui si potranno confrontare istituzioni, cittadini e comunità accademica. Faccio un appello allo Stato: conoscete tutti il Progetto Casa Italia dell’architetto Renzo Piano. Il progetto prevede l’Italia del futuro tramite un processo di sostituzione edilizia, attraverso le generazioni, che coinvolge tutti i soggetti interessati. Se il Piano Italia non è una carta vuota o uno slogan, il processo inclusivo che abbiamo proposto per Amatrice e la sua ricostruzione ne sono la prima possibile applicazione».
«Le nostre tradizioni e i nostri ricordi sono incastonati insieme ad Amatrice tra i Monti della Laga – ha detto quindi Paola Santarelli, Presidente della Fondazione Dino ed Ernesta Santarelli Onlus -, abbiamo voluto fissare in questo plastico la Amatrice dei primi del Novecento. Siamo partecipi di questo sentimento di appartenenza. Voglio ringraziare Intesa Sampaolo per il sostegno che ha voluto dare al progetto. Promuoveremo il plastico anche fuori Amatrice, pur lasciandolo sempre fisicamente ad Amatrice».
Il professor Alessandro Viscogliosi ha quindi riferito ai presenti alcuni dettagli dello studio effettuato sulla storia di Amatrice al fine di realizzare questo progetto e ha presentato quattro architetti, che si sono laureati di recente con una tesi dedicata proprio a questo lavoro. «Ho pensato ai bambini di Amatrice, che rischiano di non ricordarla. Ecco, a loro abbiamo voluto donare la possibilità di conoscerla. Ringrazio Giulio Aniballi, fonte straordinaria per la realizzazione di questo plastico che racconta la città in tutta la sua armonia di inizio secolo», ha detto prima di concludere: «Amatrice ha una lunga e importante storia, vogliamo che continui a raccontarla».
L’architetto Marco Travaglini, il cui laboratorio “Officina Materia e Forma” è stato teatro della costruzione del plastico, ha voluto ringraziare l’intera squadra che su questo progetto ha lavorato in questi mesi: «una squadra – ha spiegato – composta di artigiani, studiosi, tecnici, che si sono ritrovati raccolti intorno ad Amatrice e che oggi la conoscono sicuramente meglio».
Dietro le quinte, ma preziosa, l’Associazione Horto Culturale Amatrice Onlus, che si è occupata dell’organizzazione logistica della giornata e della promozione del progetto anche fuori i confini regionali.
A chiudere l’incontro odierno è stato Marco Guglielmi Reimmortal, l’artista che esporrà una sua installazione nella Galleria del Padiglione del Concilio Europeo dell’Arte per la prossima Biennale di Architettura di Venezia, che aprirà i battenti il prossimo 25 maggio. L’artista, che sta lavorando all’allestimento della Galleria dedicata ad Amatrice per il progetto “Borghi of Italy . NO(F)EARTHQUAKE” (No fear – no earthquake: cioè nessuna paura, no al terremoto) ha espresso oggi la volontà di donare al Comune di Amatrice una sua opera: 69 “Dimmi”, cioè 69 interrogativi, uno per ciascuna frazione del Borgo dell’Alto Lazio devastato dal sisma.