Addio a don Ercole, uomo di parole e di Vangelo

Un caro ricordo di mons. Ercole La Pietra, del quale martedì scorso è stato celebrato il funerale a Pescorocchiano, suo paese natale, a firma della giornalista Alessandra Lancia, una dei tanti “ragazzi” cresciuti nella fede da don Ercole nella comunità di Contigliano

Chissà se gli sarebbe piaciuto il suo funerale a don Ercole, sotto il cielo del Cicolano sospeso tra il monte Velino ancora bianco di neve e una primavera che tarda ad arrivare. La liturgia del giorno sembrava scritta per lui: il popolo incontentabile che mormora contro Mosé, Gesù che fronteggia gli attacchi velenosi dei farisei. Ci sarebbe uscita una “predica” delle sue. Il vescovo Vito é stato forse più sobrio ma non meno intenso. E sinceramente partecipe.

Con la morte di don Ercole la Chiesa reatina perde un sacerdote che si, aveva scelto di lasciare la scena dopo averla dominata per decenni ma che prete lo é stato fino in ultimo. Un prete convintamente conciliare, alla mano quanto si vuole (da ragazzini ci saremmo buttati nel fuoco per lui) ma consapevole che non è l’autorità a conferire autorevolezza, né la talare a fare un parroco. E che essere prete richiede una fedeltà che in tempi liquidi come questi appare davvero sovrumana. Sui social in tanti lo hanno ricordato pubblicando decine di foto.

Ma Don Ercole è stato essenzialmente un uomo di parole: anche taglienti oltre il dovuto, anche ambigue quando sarebbero servite diritte. Parole che però ci hanno tenuto in piedi quando vacillavamo, che ci hanno tenuto insieme quando a vacillare era il senso di comunità e soprattutto che ci hanno fatto gustare la bellezza della Parola, la potenza del Vangelo, il fascino del Nazzareno.

E ora che la sua voce si è spenta ci sentiamo come quei discepoli in cammino verso Emmaus. E come loro al Maestro, vorremmo dirgli: dove te ne vai don E’ proprio adesso che si fa sera? Resta. E parlaci ancora.

Alessandra Lancia