Abitare il deserto

Leggi e rileggi:

“E subito lo Spirito lo sospinse nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.”
(Mc 1,12-13)

Medita e rifletti:

Il deserto è luogo evocativo che rinvia all’esperienza della storia della salvezza. Il deserto richiama il lungo peregrinare del popolo di Israele, che dalla schiavitù d’Egitto giunge alla terra promessa. I quarant’anni di esperienza in questo luogo difficile, diventa l’emblema della vicinanza e della prossimità di Dio. Se da una parte infatti il deserto richiama l’aridità, la fatica del camminare, la precarietà della vita, i rischi e pericoli, i grandi silenzi, dall’altra rinvia all’azione di un Dio che si prende a cuore la sorte del popolo, che lo sfama, lo disseta, lo protegge, entra con lui in comunione profonda. Se da una parte l’attraversare il deserto ricorda la fatica del viaggio, dall’altra è il tempo del sapersi af-fidare, con-fidare in qualcun Altro. Abitare il deserto è un’esperienza limite e liminale che mette in risalto e rivela, nell’essenzialità, ciò che ha valore e ha senso.

È l’esperienza della prova, del dover “dar prova” di ciò che autenticamente alberga nel cuore. Smaschera le false sicurezze, apre ad una relazione. Immersi nelle distese dell’identico, della austerità e dell’essenzialità, attorniati dal profondo silenzio che incontra il solo suono del vento o del sole che infuoca ogni pietra, si scopre una Parola che sussurra di un amore che scalda il cuore.

Gesù nei suoi quaranta giorni di deserto rivive e richiama l’esperienza del popolo dalla quale ne uscì spesso sconfitto, soccombendo alla prova e confidando in se stesso e diffidando di Dio. Gesù invece ne uscirà vittorioso grazie alla costante e tenace fiducia nel Padre, una fiducia che diventa confidenza e capacità di affidamento totale. Nella prova, nel momento cioè di dover attestare la sua identità di Figlio totalmente rivolto al Padre, Gesù pur vivendo le difficoltà, le paure e le angosce del luogo desertico, ritrova in Dio un Padre che si prende cura di lui e a lui consegna tutto se stesso senza mai dubitare del suo amore e della sua volontà benevola. Quaranta giorni per assaporare un’intimità che rivela comunione e piena condivisione.

E nel deserto Gesù è sospinto, “spinto con forza” dallo Spirito. Nessuno infatti può scoprire la verità di sé, il progetto d’amore se non vivendo un percorso di liberazione che dalla schiavitù porta al godimento dell’abbondanza e della piena libertà. E’ un passaggio ineludibile nel quale mettiamo in atto la nostra capacità di scelta e di ciò che ci fa veri uomini: la liberta. E’ necessario infatti vincere le proiezioni, le maschere, le falsificazioni che ci costruiamo per riconoscere la verità nell’identità di creatura che, pur nel limite, rivela la nostra somiglianza con Dio. Scoprire che non è necessario “essere come…” per valere, ma “essere pienamente se stessi” per riconoscere la grandezza e la bellezza che siamo. E’ l’esperienza della prova nella quale non siamo soli ma accompagnati dalla costante premura e vicinanza di Dio.

Ho vissuto nella mia vita l’esperienza di aridità, di deserto? L’ho colta come opportunità per riconoscere l’amore di Dio o come esperienza di solitudine e di abbandono? Vivo spazi di silenzio o anche nella preghiera le parole, i volti di persone continuano ad affollare e a riempire il cuore e la mente? La prova la considero come dimensione dalla quale rifuggire o come occasione per dimostrare la mia capacità di crescere nella libertà nell’affidamento al Padre?

Prega:

O Signore, Padre buono, mi trovo spesso legato alla terra d’Egitto, con un faraone che detta le regole e che impedisce ogni anelito di libertà. È la terra del mio egoismo, delle mie sole prospettive, delle mie uniche ragioni, del mio unico criterio di giudizio. Tu mi chiami ad uscire per condurmi nella terra dell’abbondanza, della gioia e della festa, nella terra che ha come unica logica quella del dono. Un cammino che mi affascina ma che richiede di attraversare il deserto, di lasciare sicurezze per affidarmi a Te come unica guida, come unico punto di riferimento, come Padre che si prende cura sempre di me.

Donami o Signore, la forza dello Spirito perché possa riscoprire la bellezza del mio esserti Figlio, perché possa assaporare e gustare la Tua mano provvida e solerte, il Tuo braccio potente, perché anche nei momenti della difficoltà, dell’amarezza e dello scoraggiamento non viva la tentazione di tornare indietro, di rimpiangere la mia terra d’Egitto, ma di continuare nell’accoglienza della nuova logica di vita. Fammi vivere una costante e continua fiducia in Te, nella sequela del Tuo Figlio Gesù, acqua viva che zampilla per la vita e pane vero disceso dal cielo.

Agisci:

Cercherò di ritagliarmi pochi minuti al giorno per vivere nel silenzio, in ascolto di una Parola altra e di riconoscere durante la giornata le opportunità che mi si offrono per dimostrare la mia identità di Figlio di Dio.